Oggi Hauteville-la-Guichard è un piccolo paese della penisola di Cotentin, nella bassa Normandia. Fu da lì, un piccolo feudo del Ducato di Normandia, che nel 1035 partirono alcuni dei 12 figli di un modesto signore normanno del luogo, Tancredi, per cercare fortuna altrove: la trovarono nel sud Italia, dove la loro carriera fu tanto folgorante da far costruire dal nulla, con il nome italianizzato di Altavilla, un intero regno. Tuttavia non furono gli Altavilla i primi normanni a calcare il suolo dell’Italia meridionale.
Intorno al Mille – secondo le cronache nel 1017 – erano presenti in Puglia e in Campania gruppi di normanni esiliati e comandati da Rainulfo Drengot che si offrivano come mercenari ai vari signorotti locali che si combattevano tra di loro. La geografia politica meridionale era complessa, fra i Bizantini, che possedevano Puglia e Calabria, i Longobardi in alcuni principati derivati dal Ducato di Benevento e città-Stato marittime formalmente bizantine come Gaeta, Napoli e Amalfi, e gli Arabi in Sicilia. In questa situazione i guerrieri normanni erano fra i mercenari più richiesti, dalla Spagna all’Impero bizantino. Nel 1030 Rainulfo Drengot riuscì a ottenere per i suoi meriti militari la contea di Aversa, primo titolo conquistato nell’Italia meridionale da un normanno, e il suo successo attirò dal Nord altre schiere di connazionali. Fra questi, nel 1035, discesero i primi rappresentanti degli Altavilla. Il primo di loro a distinguersi fu Guglielmo d’Altavilla, detto poi “Braccio di Ferro”, in una campagna militare dei Bizantini contro gli Arabi, condotta nel 1038 a Siracusa. Ben presto gli Altavilla, dotati di eccezionale capacità militare e acume politico, strapparono a Drengot la guida delle truppe normanne affluite nel Meridione e le portarono di successo in successo. Dopo la metà del secolo le loro azioni violente ed espansionistiche allarmarono, oltre che i principi longobardi e i Bizantini, anche il Papato e l’imperatore del Sacro Romano Impero, che tuttavia nel 1053 subirono una clamorosa sconfitta a Civitate. Il papa, fatto prigioniero, fu costretto a dichiarare gli Altavilla suoi vassalli e nominarli duchi di Puglia e Calabria in contrapposizione ai Bizantini.
Fu allora che emerse su tutti Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo (cioè “l’Astuto”), fratellastro minore di Guglielmo, dotato secondo i contemporanei di grande potenza fisica e rara furbizia. Il Guiscardo conquistò in una ventina d’anni di accanite campagne militari tutte le aree della Puglia e della Calabria, penetrò in Sicilia e sbarcò persino in territorio bizantino (nei Balcani). Morto Roberto nel 1085, toccò al fratello Ruggero completarne l’opera, liberando la Sicilia dagli Arabi e diventandone conte. Tutto il Meridione d’Italia così era in mano agli Altavilla e ai loro seguaci, anche se non ancora politicamente unito.
L’epopea degli Altavilla continuò con le Crociate, con Boemondo e Tancredi, che sarebbe stato immortalato nel poema La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Non fu facile per Ruggero II, figlio del conte Ruggero, unificare nel suo nome il Sud. Ci riuscì soltanto nel 1130, grazie ad un accordo con uno dei papi che si contendevano lo Stato pontificio, quando venne nominato re di Sicilia, Puglia e Calabria, dopo aver concentrato sulla sua persona tutti i titoli dei parenti. Anche questa corona dovette difenderla con tutte le sue forze dalle rivolte degli altri feudatari normanni e dalle ostilità dei papi successivi, dagli imperatori del Sacro Romano Impero e dalle altre potenze del Mediterraneo, timorose dell’ascesa normanna. Solo a partire dal 1140 riuscì a costruire con Palermo capitale un potere e riconosciuto, basato su una efficace gerarchia feudale e una corte multietnica e aperta a varie influenze culturali, mentre il suo dominio si era allargato fino a comprendere parte della Tunisia e l’isola di Malta.
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