Ogni epoca storica dell’antichità ha avuto la sua opera epica. I poemi omerici (e soprattutto l’Odissea) godettero di fama indiscussa, ma – nell’Alto Medioevo- non mancarono dei riadattamenti in chiave contemporanea: ne è un esempio La navigazione di San Brandano, un’opera che fonde elementi omerici, cristiani e celtici.
Il protagonista di questa Odissea medievale è un navigatore, che non è astuto, affascinante e avventuroso come l’eroe omerico, ma è una figura tipica di quell’epoca, ossia un monaco. Il personaggio a cui si ispira il racconto è però realmente esistito: Brandano visse nel VI secolo d.C. e fu un missionario benedettino in Irlanda, dove vi fondò un monastero. L’opera di Brandano non si limitò alla sola Irlanda, ma si estese anche in Caledonia (Scozia), e per i suoi spostamenti via mare acquistò fama di navigatore. I racconti che parlano di lui – per quanto sia stato un personaggio reale – sfociano nel leggendario: le prime leggende su di lui risalgono all’VIII secolo nell’ambito del cristianesimo irlandese, e col tempo ne appariranno svariate versioni, in tutto l’arco medievale, che oltre al latino sono scritte e diffuse anche in lingue volgari.
L’Irlanda fu raggiunta dal cristianesimo molto più tardi rispetto al resto dell’Occidente romano, perciò nella sua versione originaria confluirono nella leggenda molti racconti della tradizione celtica. Vediamone la trama e alcuni suoi elementi caratterizzanti. La Navigazione parla del viaggio che San Brandano avrebbe intrapreso, con un equipaggio di altri monaci, verso Occidente con l’intento di raggiungere il Paradiso Terrestre. Ne segue una vera e propria odissea in formato “oceanico”: le varie avventure si svolgono tutte in posti sconosciuti, tra mari e isole fantastiche, poste molto lontano dalle normali rotte di navigazione. L’idea del viaggio era un elemento molto radicato nella cultura celtico-irlandese, specie se questo viaggio era diretto in un “Altro Mondo”: il dirigersi verso mondi sconosciuti e la navigazione resero quindi Brandano più simile ad un vero e proprio eroe celtico e i tratti del suo viaggio molto simili ai racconti delle tradizioni orali locali. Ad esempio, la destinazione del santo, il Paradiso Terrestre, è un luogo, volto ad Occidente, circondato da fitta nebbia: questo elemento si ispira direttamente alla leggendaria isola celtica di Avalon, il luogo delle anime dei morti, posta anch’essa ad Occidente (secondo alcune tradizioni al centro di un lago).
Le versioni della navigazione nel corso del tempo attenuarono la matrice celtica del racconto, facendo prevalere, più di quanto non lo fossero prima, gli elementi cristiani: la Navigazione passò così all’essere intesa come un’opera in cui l’intervento di Dio nelle vicende dei viaggiatori è centrale, quasi come fosse il racconto di alcune prove da affrontare per raggiungere l’obiettivo. Ad esempio, nella versione franco-normanna del poeta Bendeit (XII secolo), i viaggiatori ricevono scorte di cibo solo dopo aver superato una prova all’insegna dello spirito cristiano: Brandano infatti deve entrare in un castello e prendere solo quello che è per lui lo stretto necessario; la prova verrà definitivamente superata solo dopo quando un monaco, tentato dal superfluo, muore (non prima di essersi pentito). Il resto del viaggio vede l’incontro dei monaci sia con animali mitici (pesci giganti che fanno da mezzo di trasporto, serpenti marini benevoli o malvagi), sia con personaggi noti alla tradizione biblica. Su quest’ultimo aspetto citiamo i più importanti: Brandano e i compagni incontrano gli angeli caduti all’epoca della rivolta di Lucifero (trasformati in uccelli), visitano l’inferno dove le anime malvagie sono torturate, incontrano Giuda Iscariota (il traditore di Cristo, che grazie alla loro visita viene temporaneamente non tormentato dai diavoli). Il racconto termina con il raggiungimento della terra paradisiaca “dove Adamo era stato signore”, caratterizzata da abbondanza e ricchezza (come se fosse un’eterna estate); tornato a casa, Brandano racconta il suo viaggio e converte e rende virtuosi coloro che lo ascoltano.
Il testo ebbe grandissima fortuna per tutto il Medioevo e sarà alla base di molte opere che ne riprenderanno la storia: tra queste, la Navigazione di San Brandano ispirò anche una certa Divina Commedia di un tal Dante Alighieri…
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Bell’articolo. Se posso permettermi, nel 2008 ho curato per Il Cerchio un’edizione commentata, con traduzione e testo a fronte (e con prefazione di Cardini) proprio di questo testo. http://www.ilcerchio.it/la-navigazione-di-san-brandano.html
Un saluto e buone vacanze