1/3) 197 d.C.: Battaglia di Lugdunum – Dopo tre giorni di scontri Settimio Severo sbaraglia le forze del rivale Decimo Clodio Albino, ultimo pretendente alla guida dell’Impero in sua opposizione.

Contesto. Dopo la morte di Commodo e i brevi imperi di Pertinace e Didio Giuliano, furono tre i generali a tentare l’ascesa al trono imperiale: per una pura questione di tempo a raggiungere Roma, Settimio Severo riesce ad ottenere l’appoggio della Guardia Pretoriana e a farsi nominare imperatori. Gli altri due contendenti, Clodio Albino e Pescennio Nigro, forti rispettivamente dell’appoggio delle legioni britanniche e orientali, non si lasciano impressionare dalla nomina di Severo e continuano a marciare verso l’Italia. Severo, con il benestare di Clodio Albino, affronta e sconfigge in breve tempo Nigro che viene ucciso durante la sua fuga verso Oriente. I due ultimi contendenti si preparano dunque alla resa dei conti.

Schieramenti e battaglia. Clodio Albino, approfittando del ritorno di Settimio Severo da Oriente, ottiene l’appoggio anche delle legioni galliche e ispaniche; tuttavia non riesce ad ottenere quello delle legioni germaniche, che restano fedeli al suo rivale. Il primo scontro, che non vede la presenza si Settimio, si ha tra Albino e Virio Lupo (alleato di Severo), che gli aveva mandato contro un esercito: ad avere la meglio è Albino. Forte della vittoria sulle forze germaniche, Albino tenta un’invasione dell’Italia, ma viene respinto. Proprio dall’Italia giunge Severo alla guida del suo esercito, che respinge l’avanguardia di Albino a Tinurtium e si dirige verso Lugdunum.

Albino perde subito la cavalleria, che viene attirata in un’imboscata dal generale dell’ala destra dell’esercito di Severo. Lo scontro prosegue con esito incerto per altri due giorni. Al terzo giorno, il 19 febbraio, il comandante della cavalleria Giulio Leto riesce a sconfiggere le ali dell’esercito di Albino che, vista persa ogni speranza di vittoria, si suicida. Severo gli fa tagliare la testa e la invia a Roma al Senato.


 

2/3) 842 d.C: Costantinopoli – Dopo più un secolo di lotte intestine interne all’Impero tra iconoclasti e iconofili, vengono riposizionate le immagini sacre nella Basilica di Santa Sofia. È la fine dell’iconoclasmo.

Per approfondimenti: Leone III: la guerra dell’iconoclastia | Iconoclasmo e i rapporti tra Costantinopoli e Roma

«La sconfitta dell’iconoclasmo rappresenta la sconfitta, anche se non certo la scomparsa, del platonismo nelle sue implicazioni e applicazioni orientali, giudaiche prima ancora che islamiche, e l’affermarsi dell’aristotelismo come filosofia ufficiale del cristianesimo medievale, nella sistemazione fornita alla cultura bizantina, con largo anticipo rispetto a quella occidentale, prima da Giovanni Damasceno, il grande campione dell’iconodulia, e poi molto più tardi dai commenti di Eustrazio di Nicea e Michele di Efeso» (S.Ronchey, “Lo Stato Bizantino”)


Pandolofo IV e l’Imperatore Enrico II

3/3) 1050 d.C.: Capua – Muore Pandolfo IV, principe longobardo di Capua. Sarà il terzultimo longobardo alla guida del Principato prima della conquista normanna di Capua (1058). Fu uno degli alleati dell’Impero bizantino prima e del Sacro Romano Impero poi, venendo coinvolto negli intrighi e giochi di potere di entrambi. Fu il conquistatore dei Ducati filo-bizantini di Napoli e Gaeta.

 

 

By Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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