Il 20 maggio 526 la città di Antiochia, una delle maggiori metropoli dell’Impero romano d’Oriente, viene colpita da un violento terremoto e da un successivo incendio che ne causano la quasi totale distruzione.
La notizia della disgrazia giunge presto anche a Costantinopoli: l’imperatore Giustino, in segno di lutto, si tolse sia il diadema imperiale che il mantello (clamide); si recò poi in chiesa – senza i simboli del potere – per lamentare pubblicamente la distruzione di Antiochia. Giustino diede subito ordine a degli ambasciatori di giungere ad Antiochia con denaro sufficiente sia per gli immediati rilievi che per iniziare la ricostruzione della città. La ricostruzione della Grande Chiesa e di molti degli edifici principali fu affidata al comes Orientis Efrem, che sostituirà anche il deceduto patriarca Eufrasio. Molte delle strutture erette dopo il terremoto però non durarono a lungo: un altro forte terremoto colpì nuovamente la città nel novembre del 528, che vide un numero di vittime di gran lunga inferiori.
Fonti. Vediamo di seguito il racconto delle principali fonti, contemporanee o successive all’evento:
«Una grande catastrofe avvenne ad Antiochia. I cittadini furono sepolti sotto i detriti. Solo le case collocate vicino la montagna rimasero ancora in piedi. L’incendio seguito al terremoto distrusse la Grande Chiesa (così era chiamata l’antica chiesa di Antiochia) e le restanti case. Ci furono 250.000 vittime a causa del periodo di festa [Ascensione, ndr]. Le scosse continuarono per 18 mesi. Alcuni edifici crollarono a Seleucia e a Dafne.» [Giovanni Malalas]
«Ad Antiochia, il disastro avvenne alla settima ora, il fuoco proveniva dalla terra e dal cielo. Le mura cittadine, le case e le chiese furono distrutte. Ci fu un incendio in seguito al terremoto. La Grande Chiesa bruciò dopo sette giorni e fu distrutta completamente. Ci furono 255.000 vittime.» [Giovanni di Efeso]
«Un forte terremoto avvenne ad Antiochia dove molti edifici e tra questi i più belli crollarono. Ci furono 300.000 vittime. Dafne fu scossa da un violento terremoto che ridusse l’intera città in rovine.» [Procopio di Cesarea]
«Un terremoto, seguito da un incendio, avvenne ad Antiochia.» [Evagrio Scolastico]
«Un gran terremoto ridusse in rovine Antiochia.» [Chronicon di Edessa]
«Un forte terremoto ad Antiochia. Le case crollarono sulle persone che vi abitavano. Gran parte di Antiochia crollò e un gran numero di persone morì.» [Zaccaria di Mitilene]
«Il terremoto colpì Antiochia e Seleucia, non ci furono danni nei luoghi deserti tra la montagna e la città dove scorre il fiume Oronte.» [Giovanni Lido]
«Un forte terremoto distrusse Antiochia. L’incendio, seguito al terremoto, fu accresciuto dal vento.» [Marcellino Comes]
«Un terremoto e un incendio vi furono ad Antiochia. Le case furono completamente distrutte così come una casa collocata su una vicina collina. Molte chiese furono distrutte o divise in due parti da cima a fondo. La Grande Chiesa fu distrutta. Le vittime furono 250.000. Le città di Dafne e Seleucia a 20 miglia da Antiochia furono distrutte.» [Giovanni di Nikiu]
«Gran parte di Antiochia fu distrutta dal terremoto. I cittadini sopravvissuti furono uccisi dalle fiamme.» [Teofane]
«Un forte terremoto. Antiochia fu distrutta. Le vittime furono 255.000.» [Cronaca AD819]
«Un terremoto e un incendio vi furono ad Antiochia. Ci furono molte vittime.» [Giorgio il Monaco]
«Gran parte di Antiochia fu distrutta dal terremoto e dal fuoco.» [Leone il Grammatico]
«Ci fu un terremoto, seguito da un incendio che durò 6 giorni. Ci furono molte migliaia di vittime.» [Giorgio Cedreno]
«Il terremoto produsse una grande apertura nel suolo. Il fuoco uccise i sopravvissuti.» [Michele Glykas]
«Un terremoto e un incendio colpirono Antiochia, distruggendo tutti gli edifici e tutte le chiese.» [Chronicon AD1234]
«Un terremoto vi fu ad Antiochia. Le vittime furono 255.000. Le scosse continuarono per un anno e sei mesi.» [Girgis Bar]
La Domus Aurea. Molti dei principali edifici romani della città andarono quindi distrutti dal sisma. Tra questi, sicuramente nei terremoti che sconvolsero la città nel VI secolo – un altro terremoto risale all’anno 588 – andò perduta la Domus Aurea o Ottagono d’Oro di Costantino, chiesa iniziata nel 325 e terminata nel 341, di cui ci restano solo la descrizione fatta da Eusebio e un frammento di mosaico (“il mosaico di Yakto”) che la colloca nei pressi della Porta Tauriana e vicino al palazzo imperiale:
«[Costantino in Antiochia], quasi fosse stata la capitale di tutte le province del luogo, consacrò una chiesa unica nel suo genere per le proporzioni e la bellezza. All’esterno fece costruire intorno all’intero tempio una grande cinta muraria, ed all’interno fece innalzare l’edificio vero e proprio, di altezza notevole, costruito su pianta ottagonale, circondato tutto intorno da edicole, poste su due ordini, superiore ed inferiore, che fece generosamente rivestire con ornamenti d’oro massiccio, bronzo ed altri materiali preziosi.» [Eusebio di Cesarea, Costantino, III, 50]
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