Le principali (e leggendarie) spedizioni partite dall’Europa che hanno visto contrapporsi due mondi e civiltà completamente differenti. Sono state scelte le più importanti nel corso dodici secoli di storia, dal V secolo a.C. al VII secolo d.C..


1/5) Spedizione dei Diecimila (401-399 a.C). Siamo nel V secolo a.C., al termine della Guerra del Peloponneso (404 a.C.) che aveva visto uscire vincitrice Sparta contro la rivale Atene e i suoi alleati (Lega Delio-Attica). Di fondamentale importanza per la vittoria spartana fu l’alleanza con i Persiani, che avevano da sempre in mano le sorti dei conflitti tra le varie città greche. In questa guerra si assiste ad un aumento esponenziale dell’utilizzo di milizie mercenarie, che soppiantarono quasi del tutto le milizie cittadine insufficienti e incapaci di sostenere una guerra a lungo termine.

Persian_Empire,_490_BC-it

Da questo fenomeno nasce la “Spedizione dei Diecimila”, un esercito ingaggiato dal principe persiano Ciro per invadere la Persia e spodestare il fratello, il “Re dei Re” Artaserse II. I mercenari sono per lo più Peloponnesiaci e sono guidati dal generale spartano Clearco. L’intera spedizione ci è stata raccontata da Senofonte nella sua Anabasi. I mercenari si raccolgono nel 401 a Sardi e da lì cominciano a marciare verso l’interno. Il primo scontro con l’esercito persiano avviene a Cunassa, e vede la vittoria dei mercenari greci: nella stessa battaglia però, muore anche il principe Ciro, e la sua morte segna la conclusione della lotta dinastica per il trono persiano. La guerra per l’usurpazione si trasforma così in ritirata, lungo il corso del fiume Tigri, che vede i mercenari esposti agli attacchi del re persiano, del suo satrapo di Licia Tissaferne (che col pretesto di trattare la pace fa uccidere a tradimento tutti i capi greci; in seguito la leadership passa allo stesso Senofonte), e delle popolazioni autoctone e greco-coloniali che non vedono di buon occhio la loro presenza. Raggiungono prima Trapezunte, poi Bisanzio, e dopo aver lavorato per un breve periodo con il re di Tracia (che non rispetta gli impegni di pagamento), vengono assoldati dallo spartano Tibrone per combattere nuovamente contro l’Impero Persiano.

Adrien Guignet, La ritirata dei Diecimila, 1843.
Adrien Guignet, La ritirata dei Diecimila, 1843.

Al di là dell’esito della Spedizione, essa ha fatto rendere conto alla Grecia della debolezza persiana e della forza militare, ponendo le premesse di poter seriamente pensare di portare un eventuale guerra in casa achemenide.


2/5) Alessandro Magno (334-323 a.C.). La spedizione contro l’Impero achemenide era stata in realtà un’idea del padre di Alessandro, i cui preparativi si erano interrotti alla morte del sovrano (336). Dopo un biennio che vede la ribellione di Tebe e la minaccia illirica ai confini, la spedizione ha inizio. Negli stessi anni anche in Persia vi fu una successione, e ora il re era Dario III, giovane e inesperto.

Mosaico di Alessandro, I sec. a.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Provenienza: Casa del Fauno, Pompei.
Mosaico di Alessandro, I sec. a.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Provenienza: Casa del Fauno, Pompei.

Le prime battaglie sono all’insegna di come i Persiani sottovalutassero (e di molto) i Macedoni, forti di un esercito di 37000 unità. Dario III non sembra inizialmente preoccupato dell’incombente minaccia, e dà incarico ai suoi satrapi di affrontare il problema con i mezzi a loro disposizione. In sole due battaglie (Granico e Isso, tra 333 e 334) Alessandro strappa al re l’Asia Minore. In particolar modo la battaglia di Isso è segnata non tanto dalla sconfitta persiana, ma dalla conseguente fuga a cavallo di Dario III e dalla cattura della famiglia reale. Il tempo di lasciare riorganizzare Dario ed anche l’Egitto diviene di dominazione macedone: Alessandro si fa incoronare faraone e fonda Alessandria. Gaugamela segna la sconfitta definitiva di Dario III, che verrà ucciso esule dal suo satrapo di Battriana che si autoproclama re. La conquista non si limita alla Persia, dove Alessandro si vendica delle distruzioni persiane in Grecia (490, 480) durante le guerre greco-persiane incendiando in palazzo reale a Persepoli. Alessandro si spinge in Battriana e Sogdiana (odierni Afghanistan e Uzbekistan), fino alla foce del fiume Indo (attuale Pakistan). La sua anabasi è segnata da continue ribellioni delle popolazioni sottomesse, profondi malcontenti dei Macedoni (che sfociano in congiure e ammutinamenti) e scelte autoritarie del sovrano (auto-divinizzazione). Fatto sta che Alessandro cerca di promuovere l’omogeneità culturale dei territori conquistati con matrimoni misti e una classe dirigente sempre mista greco-iranica.

CampagneDiAlessandro

Sulla via del ritorno progetta di circumnavigare l’Arabia, ma muore a Babilonia nel 323 a causa della febbre. L’eredità politica verrà raccolta dai suoi generali che si spartiranno l’impero creando regni autonomi ma a preminenza dell’elemento greco-macedone a discapito del locale.


3/5) Antioco III (212-205 a.C.). Dopo aver messo fine un decennio di guerre intestine che avevano sconvolto il turbolento Regno dei Seleucidi (contro usurpatori, e contro gli Attalidi e i Tolomei), Antioco III decide di intervenire nelle satrapie orientali, invase dai Parti (gli stessi Parti che diverranno nemici dei Romani, ndr). La prima tappa di Antioco fu l’Armenia, resa nuovamente tributaria. Il passaggio in Iran è segnato dal “sacrilegio” del sovrano, che profanò il thesaurus del tempio della dea Anaitis per pagare le spese di guerra, e compromise i rapporti con il cuore dell’ex impero persiano. Antioco III sconfigge i Parti del re Arsace e li allontana dai confini del regno, poi prosegue verso la Battriana e l’India rinnovando dei trattati di amicizia e di fedeltà con i sovrani locali, resi tributari. Al suo ritorno il Siria assume il titolo di Basileus Megas, e vara una nuova riforma delle satrapie, non più rette da satrapi di stampo persiano ma da governatori di province più piccole con funzioni sia civili che militari (strateghi).

Impero Seleucide alla massima espansione.
Impero Seleucide alla massima espansione.
Busto marmoreo di Antioco III, Museo del Louvre, Parigi.
Busto marmoreo di Antioco III, Museo del Louvre, Parigi.

La sua idea di restaurare l’autorità imperiale in quello che era l’originario Regno del fondatore Seleuco I trovò ostacolo nei Regni ellenistici confinanti e nelle nuove potenze emergenti, tra cui Roma. La pacificazione da lui portata in Oriente fu l’ultima di cui si ha notizia, rafforzata dal fatto che i Parti prenderanno possesso di gran parte di quello che fu l’impero achemenide. Allo stesso tempo la scelta di concentrare i propri sforzi sulla parte occidentale del Regno, di fatto ridusse l’estensione territoriale alla Siria e all’Asia Minore.


4/5) Traiano (114-117 d.C.). Le contese tra Romani e Parti risalgono pressapoco alla spedizione di Crasso e aveva visto coinvolti numerosi esponenti politici di spicco sia di età repubblicana (Marco Antonio) che età imperiale (da ricordare la vittoriosa campagna del generale Corbulone). Addirittura Giulio Cesare aveva progettato l’invasione della Partia, che sarebbe dovuta iniziare qualche giorno dopo le fatidiche Idi di Marzo, e poi inattuata. Necessario per imporsi sui Parti era inoltre il controllo dell’Armenia, la cui storia era segnata di innumerevoli successioni di sovrani filo-romani o filo-partici.

Guerra Romano-Partica (114-115 d.C)
Guerra Romano-Partica (114-115 d.C)
Guerra Romano-Partica (115-116 d.C.)
Guerra Romano-Partica (115-116 d.C.)

Con il pretesto di porre sul trono armeno un sovrano scelto da Roma, Traiano partì alla volta dell’Armenia, ma questa volta non si limitò a deporre il re filo-partico, ma dichiarò formalmente i territori del protettorato parte di una nuova provincia romana. Traiano respinse le proposte di pace del sovrano partico, e sempre da Antiochia, divenuta la sua base militare, partì alla volta della Mesopotamia con più di 180.000 soldati, arrivando ad espugnare persino la capitale nemica Ctesifonte. Vennero istituite le nuove province di Assiria e di Mesopotamia. A causa dell’età avanzata (Traiano avrebbe voluto emulare Alessandro Magno) e delle ribellioni interne all’Impero romano, la sua spedizione si fermò al Golfo Persico. Col suo successore, l’imperatore Adriano, il confine venne riportato all’Eufrate.


5/5) Eraclio (622-628 d.C.). Flavio Eraclio era salito al trono dopo la deposizione dell’imperatore Maurizio, aveva un legame d’amicizia con il sovrano Cosroe II, che egli aveva aiutato nell’ascesa del trono sasanide. Quando Maurizio fu deposto, Cosroe II volle vendicare il torto e invase l’Impero bizantino, occupando senza difficoltà parte dell’Asia Minore, e l’intera Siria e Egitto. Inoltre tutte le reliquie sacre furono trafugate in Persia. A peggiorare la situazione bizantina, la contemporanea invasione e assedio di Costantinopoli degli Avari, una popolazione delle steppe sarmatiche, che con i Sasanidi aveva progettato l’accerchiamento dell’Impero.

Guerra Romano-Persiana (624-628)
Guerra Romano-Persiana (624-628 d.C.)

Nel periodo tecnicamente peggiore per affrontare una spedizione militare d’attacco, Eraclio al momento del doppio assedio si trovava in Armenia. Radunato un grande esercito di cui si mise egli stesso alla guida (cosa inusuale nella storia bizantina), partì in piena stagione invernale alla volta di Isso (622), dove sconfisse il generale persiano Shahrvaraz, il grande artefice dell’espansionismo sasanide. Dopo aver svernato nel Ponto, guidò l’esercito nell’attuale Azerbaijan per attaccare i Sasanidi nel cuore del loro impero: con un esercito numericamente inferiore (con l’appoggio dei Cazari e degli Armeni) sconfisse ripetutamente (a Ninive vi fu la vittoria definitiva) gli eserciti di Cosroe che, resosi conto della sconfitta imminente, rifiutò gli ultimatum di Eraclio e nominò suo figlio successore. Proprio suo figlio lo fece arrestare, torturare e condannare a morte, e questi siglò la pace con i Bizantini, che ottenevano tutte le province che furono dell’Impero romano durante il periodo di massima espansione con Traiano.

Battaglia tra l'esercito di Eraclio e i Persiani di Cosroe II. Dipinto di Piero della Francesca.
Battaglia tra l’esercito di Eraclio e i Persiani di Cosroe II. Dipinto di Piero della Francesca.

La guerra contro i Persiani fu anche occasione di propaganda imperiale, la quale aveva vendicato le distruzioni delle chiese e il furto delle reliquie sacre in quella che andrebbe definita come una sorta di Crociata ante-litteram. Nel 630 (21 marzo) Eraclio ottenne la restituzione formale sia dei territori che delle reliquie sacre a Gerusalemme. Le conquiste furono tuttavia di breve durata: i Sasanidi, in piena anarchia, fu spazzato via dagli Arabi, che divennero i nuovi nemici dei Bizantini.

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By Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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