«Ipso anno universa gens Gothorum cum rege suo in Romaniam se tradiderunt die V non. Oct.» [Consularia Constantinopolitana]

Il 3 ottobre del 382, sei anni dopo il primo ingresso di massa nell’Impero e dopo la disfatta di Adrianopoli, l’imperatore Teodosio stipula un foedus con i Goti (sia i Tervingi sia i Greutungi): grazie ad esso i barbari si possono insediare nelle diocesi di Tracia ed Illirico orientale divenendo foederati dell’Impero con un’ampia autonomia. Per la prima volta un popolo non soggetto alla legge romana, tra l’altro esentato dal pagamento delle tasse, si stanzia entro i confini imperiali: i Goti, infatti, hanno il permesso di governarsi con le loro leggi ed essere guidati dai loro capi a patto di fornire soldati e contadini all’Impero. Questo evento segna quindi l’inizio di un forte e inarrestabile imbarbarimento delle forze armate romane. Gran parte dei contingenti di federati goti vengono inviati in Egitto per prevenire possibili sommosse da parte loro. I rapporti rimangono comunque tesi tra elemento romano e barbarico: i Goti continuarono a scontrarsi con le truppe imperiali lungo il loro percorso (lo scontro culminerà a Filadelfia di Lidia con la vittoria di questi ultimi).

Come viene presentato il foedus con il re goto Atanarico – entusiasticamente accolto a Costantinopoli l’11 gennaio 381 e deceduto prima della stipula ufficiale – dalla propaganda imperiale? L’orazione di uno dei maggiori retori dell’epoca, Temistio, vicino all’imperatore, è un plauso alla linea pacifista e inclusiva teodosiana: egli raffigura il foedus tra l’Impero e i Goti (più un trattato di pace che confederativo) come una “vittoria romana” nonostante ai Goti fossero state concesse condizioni favorevoli senza precedenti. In tale orazione (XV), pronunciata da Temistio al Senato d’Oriente, argomenta che Teodosio, mostrando come virtù il perdono, invece di vendicarsi dei Goti sterminandoli in battaglia, decide invece di stringere un’alleanza con essi, ripopolando così la Tracia, devastata dalla guerra con contadini goti al servizio dell’Impero; il discorso del retore poi si conclude rammentando agli ascoltatori di come i Galati fossero stati assimilati, con il passare dei secoli dalla cultura greco-romana ed esprimendo la convinzione (ottimisticamente parlando) che sarebbe accaduto lo stesso con i Goti.

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By Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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