In questo concitato resoconto di Liutprando, vescovo di Cremona nel X secolo, è contenuta la descrizione dell’attacco degli Ungari.
«[Nel 924] il furore degli Ungari, guidati da Salardo, dilagò per tutta l’Italia, al punto tale da circondare le mura di Pavia con un trincea e da impedire ai cittadini ogni via d’uscita, dato che avevano fissato le tende tutt’intorno […]. I pavesi non potevano resistere, né potevano indurre a miglior consiglio il nemico, offrendogli i doni […].
[Era da poco spuntato il sole] quando la schiera furibonda degli Ungari si dette con gioia a diffondere le fiamme nella città, aiutata dai venti eolii. I forti soffi accrescono il piccolo fuoco e non basta agli Ungari bruciare i cittadini con le fiamme, ma corrono da ogni parte e minacciano la morte e trafiggono con i dardi quelli che l’ardore del fuoco atterrisce.
Brucia la disgraziata Pavia, un giorno così bella! […]. Non ci si cura più del valore del verdeggiante diaspro e del fulvo topazio, e dello zaffiro e del berillo! Nessun mercante piega la sua faccia verso l’oro!
Brucia la disgraziata Pavia, un giorno così bella! […] Il Ticino lucente non arriva a salvare con l’acqua gli immensi vascelli e il fuoco li brucia. […] Prego caldamente voi, e chiunque leggerà, che vogliate piamente ricordare quanti morirono bruciati in questo luogo.»
3/3) 1171 d.C.: Costantinopoli – Viene diramato l’ordine da parte dell’imperatore bizantino Manuele I Comneno di arrestare tutti i cittadini Veneziani residenti nell’Impero, cui vengono confiscati tutti i loro beni. Il numero di prigionieri è così elevato che le prigioni non furono sufficienti; perciò alcuni vengono dirottati nei monasteri e, un po’ più tardi, alcuni riacquistarono la libertà sulla parola.
Solamente pochi Veneziani riescono a sfuggire alla cattura. Uno di questi, il mercante Romano Mairano, riesce a raggiungere nottetempo la sua nave con la quale prende il largo assieme ad altri compatrioti: la flotta imperiale insegue i fuggitivi e li raggiunge in prossimità di Abido cercando di incendiare la loro nave con il fuoco greco; non riusce però nell’intento e i Veneziani si allontanano raggiungendo Acri. Tra i tanti episodi dell’operazione ci è giunta notizia anche di Veneziani incarcerati a Sparta e di una nave in viaggio da Corinto a Costantinopoli, che viene catturata dalla marina imperiale: gli occupanti furono tratti in prigione a Rodosto con i soli abiti che avevano addosso e il loro carico viene confiscato. Più fortuna hanno i residenti ad Almiro, nel golfo di Volo: venti navi veneziane eludono la sorveglianza e riescono a tornare in patria.
La Repubblica di Venezia, appresa la notizia, invia nell’Impero degli ambasciatori e inizia i preparativi per l’allestimento di una flotta d’invasione.
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ed ecco le premesse per il sacco di Costantinopoli..checchè ne dicano i greci ancora oggi…