Quando nel 315 il Senato e il popolo romano decisero di erigere un arco trionfale dedicato a Costantino per il decimo anniversario della sua vittoria su Massenzio, alcuni monumenti vennero spogliati dei loro rilievi che finirono così per adornare il nuovo arco: è il caso del fregio traianeo, dei rilievi aureliani e dei tondi adrianei.
Il grande fregio traianeo. Nell’attico e nel fornice centrale dell’Arco sono presenti quattro fregi marmorei che sono stati ricostruiti – dagli archeologi – come uno, composto da più lastre ora dislocate tra vari musei (Louvre, Antiquarium del Foro Romano, Museo Borghese): la parte combaciante ricostruita (che potrebbe non essere quella totalmente originaria) è finora di oltre 18 metri; contando anche le parti in frammenti si arriverebbe minimo a 30 metri. L’edificio originario resta sconosciuto. Da destra verso sinistra, le scene rappresentate sono le seguenti: conquista di un villaggio dacico, carica della cavalleria guidata dall’imperatore in persona, ingresso a Roma di Traiano accompagnato da una Virtus personificata e incoronato da una Vittoria. Riconducibile quindi al periodo immediatamente successivo le campagne daciche (la prima o la seconda), questo fregio non dà indicazioni o particolari sulle singole vicende, diversamente dalla Colonna Traiana, né tantomeno è possibile – plausibilmente no – stabilire se vi è un ordine temporale. Di sicuro non si tratta di una continuazione dei fregi della Colonna, piuttosto una riproposizione in termini glorificatori. La presenza del “solco di contorno” delle figure e la resa delle figure dei barbari vinti ha permesso di ipotizzare che si tratti dello stesso maestro della Colonna Traiana, che avrebbe reso con uguale efficacia lo stesso tema e lo stesso soggetto sebbene con due linguaggi differenti (narrativo e simbolico).
I «Rilievi Aureliani». Nell’attico, oltre a parte del grande fregio traianeo, sono inseriti anche rilievi di un arco trionfale di Marco Aurelio; molto dibattuta è stata in passato l’appartenenza – che oggi si accettare – a questo gruppo di altri tre rilievi conservati al Palazzo dei Conservatori, che sono delle stesse dimensioni e presentano anche gli stessi soggetti principali (l’imperatore Marco Aurelio e il suo genero Tiberio Claudio Pompeiano). A differenza degli altri pezzi montati sull’Arco, abbiamo molte informazioni sulla struttura che ospitava i Rilievi: si trattava di un arco costruito sulle pendici del Campidoglio (tra clivus Argentarius e via Lata) che in età medievale fu visto dall’Anonimo di Einsiedeln (che ne copiò l’iscrizione, datata al 176 d.C.) ed era chiamato arcus Panis Aurei o arcus Argentariorum. Quest’arco era ancora presente a Roma nel Tardo Medioevo.
Le scene degli otto pannelli aureliani dell’Arco di Costantino sono databili tra il 171 e il 173 d.C.: le scene di lustratio, adlocutio, captivi, clementia e rex datus tra il 171 e il 172; l’ambasceria del Senato e la presenza dei consoli in carica tra il 172 e il 173, quando fu concesso all’imperatore il titolo di Germanico, quando sulle monete venne emessa la dicitura adventus Augusti e quando Pompeiano e Claudio Severo erano appunto consoli. Tutto questo lascia intendere che l’arco – onorario, e non trionfale – sia stato fatto erigere nel 173, quando gli stessi senatori si aspettavano il ritorno dell’imperatore: cosa che non avvenne subito, come il trionfo, ma tre anni dopo.
I tre pannelli del Palazzo dei Conservatori rappresentano il trionfo del 176 d.C. in suoi tre momenti distinti (deditio, triumphus, sacrificium), eseguiti contestualmente all’iscrizione. La loro “esclusione” dall’Arco di Costantino potrebbe spiegarsi con il fatto che questi, dopo la vittoria riportata su Massenzio, non celebrò alcun trionfo, e che quindi il tema dei tre pannelli potesse essere perciò superfluo.
I «Tondi Adrianei». Nelle lastre di porfido si trovano inseriti, a due a due in corrispondenza dei fornici laterali, otto medaglioni che sono stati attribuiti all’età adrianea, poiché in tre di essi vi compare Antinoo, i cui tratti iconografici sono facilmente riconoscibili. Le tematiche dei tondi sono due: la caccia (a toro, cinghiale, leone, scena di partenza) e il sacrificio (ad Apollo, Diana, Ercole, Silvano). L’imperatore, che prende parte a tutte le scene, è sempre accompagnato e circondato da due o tre personaggi che sono a cavallo o a piedi, a seconda che si tratti della caccia o del sacrificio. L’ambiente è reso con pochissimi accenni al paesaggio, secondo il modo ellenistico, che sono solamente una volta di un arco (nella scena di partenza) o un albero.
La collocazione originaria dei tondi, così come quella dell’edificio, resta sconosciuta: potendolo collocare comunque tra il 130 e il 138 d.C., potrebbero appartenere o ad un edificio legato al culto di Antinoo (che è in nudità eroica ed assimilato ad una divinità agreste) o ad uno sconosciuto arco quadrifronte o ottagono.
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