Caronte, il traghettatore di anime
« E ‘l duca lui: “Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. » |
(Inferno III 94-96) |
Caronte (Χαρων) è un genio del mondo infernale. Proprio lui ha il compito di traghettare le anime attraverso le paludi dell’Acheronte, sull’altra riva del fiume dei morti. Come pagamento, i morti devono consegnarli un obolo. Per questo si era soliti porre una moneta nella bocca dei cadaveri nel momento in cui venivano sepolti. Si rappresenta Caronte come un vecchio bruttissimo, con una barba irsuta e tutta grigia: ha un mantello a brandelli e un cappello rotondo. Dirige la barca funebre, ma non rema. Le anime stesse assolvono a questo incarico. Nei loro riguardi, si dimostra tirannico e brutale, come un vero caposchiavi. Allorché Eracle scese agli Inferi, l’eroe lo costrinse a traghettarlo sulla sua barca, e, siccome Caronte rifiutava, Eracle s’impadronì del raffio del traghettatore e con esso gli appioppò tali bastonate che l’altro non poté fare altro che obbedire. D’altronde, Caronte fu punito, in seguito, per aver permesso ad un vivente di penetrare presso i morti e dovette passare un anno intero incatenato.
Nelle pitture delle tombe etrusche, Caronte appare come un demone alato con serpenti intrecciati nella capigliatura e con in mano una grossa mazza. Questo lascia supporre che il Caronte etrusco sia in realtà «il demone della morte» colui che uccide il morente e lo trascina nel mondo sotterraneo.
Caronte viene citato nell’Eneide da Virgilio al libro VI, per la prima volta al vv. 299. La sua figura è descritta da espressioni e immagini molto brute e realistiche.
(LA)« Portitor has horrendus aquas et flumina servat terribili squalore Charon, cui plurima mento canities inculta iacet, stant lumina flamma, sordidus ex umeris nodo dependet amictus. » |
(IT)« Caronte custodisce queste acque e il fiume e, orrendo nocchiero, a cui una larga canizie invade il mento, si sbarrano gli occhi di fiamma, sordido pende dagli omeri il mantello annodato. » |
(Eneide VI 298-301) |
(LA)« Ipse ratem conto subigit velisque ministrat et ferruginea subvectat corpora cumba, iam senior, sed cruda deo viridisque senectus. » |
(IT)« Egli, vegliardo, ma dio di cruda e verde vecchiaia, spinge la zattera con una pertica e governa le vele e trasporta i corpi sulla barca di colore ferrigno. » |
(Eneide VI 302-304) |
Ritroviamo nel canto III dell’inferno delle terzine che descrivono Caronte in vari lati della sua figura:
- come vecchio e canuto;
« Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: “Guai a voi, anime prave! » |
(Inferno III 82-84) |
- come nocchiero con la barba e gli occhi infuocati;
« Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude, che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote. » |
(Inferno III 97-99) |
- come demone severo, ordinato e sistematico.
« Caron dimonio, con occhi di bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia » |
(Inferno III 109-111) |