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La città di Pompei (pt. 2): Età Repubblicana e Imperiale

Continuazione de: “La città di Pompei (pt. 1): Origini e Età Arcaica”

L’importanza di Pompei nell’area geografica campana va crescendo in Età Repubblicana per due principali fattori: la posizione strategica e le vicende storiche che coinvolgono le città dell’area. Infatti la città principale era stata Nocera, che non a caso era stata oggetto delle attenzioni romane prima (Seconda Guerra Sannitica, 310 a.C.) e cartaginesi poi (discesa di Annibale in Italia). Quest’ultima è segnata dalla distruzione di Nocera, con la conseguente emigrazione dei suoi abitanti nei centri rimasti indenni, tra cui proprio Pompei, che diventa un polo di attrazione nel quale non solo vi si trasferiscono abitanti dell’agro (Napoli, Nola, Atella) ma anche italici (come ricavabile dalle attestazioni onomastiche), attratti soprattutto dai commerci marittimi. L’aumento del benessere e della ricchezza coinvolgono tutta la città: in questo periodo vengono costruite ville “catoniane” ed opere pubbliche tra cui strade, templi e terme. Allo stesso tempo ritroviamo i commercianti di Pompei coinvolti nel commercio sulle rotte marittime che collegano l’Italia alla Spagna e alla Grecia, e in particolar modo a Delo vi è una massiccia presenza di famiglie originarie di Pompei. I ricavi vengono poi reinvestiti in attività artigianali agricole (vino).

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Terme suburbane, nei pressi di Porta Marina

Veniamo ora ai rapporti con Roma. La città, che in politica interna aveva un ordinamento oligarchico, aveva lo status di alleata (foederata) ed è citata per il suo contributo nella guerra contro la Lega Achea (146 a.C.), contributo per il quale fu ricompensata dal console Lucio Mummio che donò parte del bottino di Corinto. I rapporti con Roma si deteriorano con l’avvento della riforma graccana seguita dalla Guerra Sociale e dalla Guerra Civile. Se nella Guerra Sociale Pompei ottenne (nell’89 a.C.) la piena cittadinanza romana, nella Guerra Civile si schierò contro Silla: quando le ultime sacche di resistenza mariana furono represse, Silla tolse a Pompei lo statuto di municipium e fece insediare nella città una colonia di suoi veterani (circa 2000). Oltre ad essere dedotta come colonia, Pompei viene anche riformata dal punto di vista elettorale (d’ora in poi su modello di Roma), e in particolar modo tutti i suoi voti vengono fatti confluire in un’unica tribù elettorale, rendendo difficile l’elezione di un candidato pompeiano. In questo periodo, inoltre, si ha un nuovo cambiamento su scala etnica: scompaiono le vecchie famiglie aristocratiche del periodo sannitico e si ha un nuovo popolamento esclusivamente romano. Una parte della nuova élite non dura a lungo poiché Pompei sostiene Pompeo nella guerra civile contro Cesare.

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Cinta muraria N, sono ancora visibili i segni dei proiettili scagliati durante l’assedio di Silla

L’epoca imperiale che va da Augusto in poi è molto tranquilla e troviamo Pompei citata per lo più in riferimento a singoli episodi di stampo annalistico. Due di questi meritano una particolare attenzione:

  • Munus Gladiatorium [59 d.C.]: nell’Anfiteatro pompeiano vengono organizzati dal nobile Livineius Regulus, espulso dal Senato romano sotto Claudio. Il pubblico pompeiano e quello nocerino cominciano ad insultarsi a vicenda, poi si prendono a sassate, e infine si ha un vero e proprio scontro armato dove i Nocerini hanno la peggio. Il Senato “squalificò” l’Anfiteatro pompeiano per 10 anni (ridotti a 2 in “appello”), sciolse le tifoserie ed esiliò Livineius. La stessa fonte, Tacito, ipotizzava che si trattasse non tanto di una semplice rissa, ma di profondi contrasti di lunga data tra Pompei e Nocera ad essere la causa degli scontri: l’ipotesi più attendibile pare essere il conferimento del titolo di “colonia” (ovvero posta sotto il diretto controllo dell’imperatore) a Nocera nel 57 d.C., conferimento che portò Nocera ad inglobare il territorio di Stabiae a discapito di Pompei.

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  • Terremoto [5 febbraio 62 d.C.]: l’episodio è narrato nelle Naturales Quaestiones (libro VI) di Seneca:

[1] O Lucilio, che sei il migliore fra gli uomini, abbiamo sentito dire che Pompei, frequentata città della Campania, dove si incontrano da una parte le coste di Sorrento e di Stabia e dall’altra quelle di Ercolano, e circondano con una ridente insenatura il mare che si ritrae dal largo, è sprofondata a causa di un terremoto che ha devastato tutte le regioni adiacenti, e che ciò è avvenuto proprio nei giorni invernali, che i nostri antenati garantivano essere al sicuro da un pericolo del genere. [2] Questo terremoto si è verificato alle None di febbraio, durante il consolato di Regolo e di Virginio, e ha devastato con gravi distruzioni la Campania, regione che non era mai stata al sicuro da questa calamità e che ne era sempre uscita indenne, anche se tante volte morta di paura: infatti, anche una parte della città di Ercolano è crollata e anche ciò che è rimasto in piedi è pericolante, e la colonia di Nocera, pur non avendo subito gravi danni, ha comunque motivo di lamentarsi; anche Napoli ha subito perdite, molte fra le proprietà private, nessuna fra quelle pubbliche, essendo stata toccata leggermente dall’enorme disgrazia: in effetti, alcune ville sono crollate, altre qua e là hanno tremato senza essere danneggiate. [3] A questi danni se ne aggiungono altri: è morto un gregge di seicento pecore, alcune statue si sono rotte, alcuni dopo questi fatti sono andati errando con la mente sconvolta e non più padroni di sé.

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I segni lasciati dal terremoto furono presto cancellati (la ricostruzione fu caotica a tal punto che l’imperatore Vespasiano mandò a Pompei un tribuno per verificare speculazioni edilizie e appropriazioni indebite di suolo pubblico), ma una parte dell’aristocrazia – come ci riferisce Seneca – preferì lasciare la Campania per paura che eventi del genere potessero ripetersi. Cosa che effettivamente accadde 17 anni dopo, con conseguenze molto più gravi, nel 79 d.C.

Antonio Palo

Laureato in 'Civiltà Antiche e Archeologia: Oriente e Occidente' e specializzato in 'Archeologie Classiche' presso l'Università degli Studi di Napoli 'L'Orientale'. Fondatore e amministratore del sito 'Storia Romana e Bizantina'. Co-fondatore e presidente dell'Associazione di Produzione Cinematografica Indipendente 'ACT Production'. Fondatore e direttore artistico del Picentia Short Film Festival.

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