La Britannia in età romana non ebbe, come potremmo inizialmente pensare, un ruolo marginale nelle vicende politiche e storiche del continente, ma anzi, la sua posizione costituiva un baluardo contro le invasioni barbariche e allo stesso tempo anche luogo di rivolte contro la stessa autorità centrale. Vediamo nel dettaglio, con cause e conseguenze, le usurpazioni e i tentativi imperialistici partiti dall’isola tra il II e il 410 d.C., anno di abbandono dell’isola da parte delle legioni romane.
Una nuova ribellione, come vedremo dalla connotazione molto “nazionalistica”, si ha più di un secolo dopo, con Carausio, comandante della flotta incaricata di vigilare sulle coste della Gallia settentrionale (tra Armorica e Belgica) e della Britannia. Questi, sentitosi minacciato dall’imperatore Massimiano, che avrebbe tentato di eliminarlo, nel 287 si autoproclamò imperatore della Britannia ed approfittando della grave situazione sul fronte renano riuscì a conservare il potere sull’isola sino all’avvento di Costanzo Cloro, che si limitò ad isolare l’usurpatore in attesa di allestire una flotta con cui attaccarlo. Nelle sue monete Carausio si attribuisce i titoli di “Restitutor Britanniae” (“Restauratore della Britannia“) e di “Genius Britanniae” (“Genio della Britannia“), a dimostrazione di come egli abbia fatto leva sul risentimento della popolazione nei confronti del governo di Roma. Il tentativo autonomista di Carausio fu solo l’inizio di una serie di avvicendamenti e conflitti che finirono per interessare tutto l’Occidente: Carausio fu assassinato dal suo tesoriere Allecto, che ne prende il posto e governa l’isola per tre anni; Costanzo Cloro, intanto, nel 297, si decide ad invadere l’isola inviando una spedizione alla guida di un suo generale, Giulio Asclepiodoto, che sconfigge Allecto nei pressi di Silchester prima e a Londra poi, prima di farlo giustiziare.
Dopo Costantino I, tra gli inizi del IV secolo e i primi anni del V secolo, cercarono senza successo di aspirare dalla Britannia all’Impero ben due usurpatori, la cui ascesa era dovuta a ragioni diverse. Magnenzio, per personale ambizione, consolidò il proprio potere in Occidente – mantenendolo per tre anni (350-353) – ai danni di Costante facendo leva anche su una politica di tolleranza religiosa (da ricordare che la Britannia era in buona parte pagana).
Magno Massimo, ugualmente ambizioso e geloso del successo dell’imperatore in carica, ebbe dalla sua il malcontento di una parte dei Romani della Britannia: da un lato quello dell’esercito, scontento in quanto pagato meno rispetto ai contingenti militari barbarici immessi nelle legioni; dall’altro quello dei cristiani non sentitisi rappresentati dall’imperatore Valentiniano II e da sua madre (che era, come la corte, sostenitrice dell’eresia ariana).
Se Costanzo II e Teodosio riuscirono, con grandi campagne militari, ad evitare la frammentazione dell’Impero, non riuscirono però ad impedirne lo stato di debolezza in cui esso versava al termine dei conflitti interni. Quest’ultima ribellione fu stroncata nel 388, ma questa volta non tutte le truppe furono rimandate in Britannia per sopperire nel continente alle gravi perdite subite dall’esercito romano nella Battaglia di Adrianopoli del 378 e che ora stava cercando disperatamente forze sufficienti per difendere i suoi confini. Nel 401 poi, altre truppe furono ritirate dall’isola e trasferite in Europa per fronteggiare Alarico. La Britannia cercò di reagire nuovamente, agli inizi del V secolo, contro l’autorità romana e l’imperatore Onorio, e le sue province elessero tre usurpatori in meno di un anno (407). I primi due, Marco e Graziano, preferirono rimanere stabili nelle loro posizioni in Britannia, causando lo scontento dell’esercito che avrebbe preferito andare a combattere in Gallia, finendo eliminati dalle loro stesse truppe. Il terzo, Costantino III, assecondò l’esercito e, lasciando l’isola completamente sguarnita (avendo portato con sé tutte le truppe a sua disposizione), mise piede sul continente mirando ad un suo riconoscimento a Roma, dove non riuscì a mettere piede venendo sconfitto in Gallia nel 411.
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