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I Greci nel Sud Italia. I PARTE

Le migrazioni sono sempre state un’antica vocazione per qualunque essere vivente abbia mai respirato sulla Terra. Per tutto il lungo trascorso della storia dell’uomo, le migrazioni e la successive fasi di colonizzazione e/o integrazione hanno segnato e segnano in maniera tangibile le aree geografiche e le varie culture che in questi due fenomeni vengono inequivocabilmente a mescolarsi. Le migrazioni  hanno una lontana genesi e risalgono a ben 1,7 milioni di anni fa con la prima e vera evidenza di una migrazione fuori dall’Africa da parte dell’Homo erectus, nella fase della cosiddetta prime migrazioni presapiens che oltre al già citato erectus vide anche Homo ergaster e Homo heidelbergensis migrare dall’Africa durante il Pleistocene inferiore, disperdendosi per la maggior parte del vecchio mondo, arrivando fino a sud-est asiatico.

Fig. 1 Diffusione Homo erectus.

Questa brevissima introduzione serve a comprendere quanto il fenomeno delle migrazioni sia radicato nel genoma umano e di come non ci si debba sorprendere se ancora oggi, nel 2015, ci troviamo ancora davanti alle medesime modalità ed alle medesime problematiche.

Medesime modalità e problematiche, non casualmente enunciate in precedenza, sono alla base di questo articolo e di un preciso memento storico: quello dell colonizzazione Greca nel Sud Italia.

Sin dai primi insegnamenti di storia nelle scuole primarie si parla sempre di Magna Grecia, spesso come vanto per chi nel Sud Italia sente proprie le radici di una cultura d’eccezione come quella greca, oppure chi segnala questa fase come importante tassello per la storia dell’Italia antica. Ma oltre quello che viene detto nei libri di testo scolastici cosa c’è dietro la colonizzazione vera e propria? Cosa o Chi ha portato i Greci nel Sud Italia? Quali sono state le pratiche della colonizzazione arcaica? E senza dimenticare l’incipit di questo articolo, quali sono stati i rapporti con gli indigeni e le forme di integrazione?

Come in un vero e proprio viaggio ci addentreremo nel dietro le quinte di questo momento storico e cercherò di rivelare e spiegare ciò che spesso risulta celato ad un primo approccio con la materia.

L’età del bronzo e la frequentazione micenea

Cosa o Chi ha portato i Greci nel Sud Italia?

Per quanto i Greci abbiano in gran parte posto le basi alla modernità occidentale, di sicuro nessuno di questi si è svegliato una mattina dell’VIII secolo a.C. e con spirito di avventura abbia poi deciso di fondare una colonia. Dei territori del Sud Italia esisteva già una conoscenza in età arcaica dovuta a precedenti frequentazioni del Meridione da parte dei micenei. Negli scritti di vari autori greci di età storica è ricorrente il ricordo di una frequentazione ellenica nel Mediterraneo e dell’Italia in una lontana età eroica. Questo ricordo e consapevolezza del proprio passato, trova massima espressione nella poesia omerica con la descrizione delle peregrinazioni di Ulisse, inserite in uno scenario misterioso e pieno di fascino. Con L’Italia sono legate storie di altri eroi leggendari appartenenti al ciclo troiano: Diomede, Antenore, Epeo, Enea. Inoltre non manca agli scrittori di età storica riferimenti a migrazioni di popoli ellenici e preellenici in Italia e alla frequentazione di queste terre da parte di eroi e semidei in età precedenti alla guerra di Troia. Basti pensare alle vicende di Eracle tra Campania e Basilicata, alla spedizione navale di Minosse in Sicilia ed ai viaggi degli Argonauti.

Unita ad una consolidata tradizione letteraria, l’evidenza archeologica ha confermato che ciò che era nota come frequentazione ellenica di età eroica va ricondotta ad una matrice micenea.

Fig. 2 Idoletto miceneo ( Mic.III) di cui simile ritrovato a Taranto da Scoglio del Tonno.
Fig. 3 Termitito, Scanzano Jonico (MT), coppa micenea.

Dunque abbiamo, se pur sinteticamente, posto le primi basi per comprendere il fenomeno della colonizzazione greca ed abbiamo visto come già tra l’età del bronzo e l’età del ferro le popolazioni del Meridione vennero a contatto con i Micenei. Bisogna però fare una prima distinzione tra la frequentazione micenea e la colonizzazione greca, infatti vi è una mancata coincidenza geografica tra i due fenomeni. La presenza in Italia da parte dei Micenei era nettamente più estesa e va ricondotta alla ricerca di metalli da parte di quest’ultimi, al quale si connetteva lo scambio di manufatti. Per i Greci di età storica non sarà possibile poi frequentare liberamente le coste italiane, a causa delle mutazioni nel quadro culturale, etnico e politico italiano che vedeva le coste tirreniche fino in Campania controllate dagli Etruschi, L’Adriatico dalla Talassocrazia dei Liburni e dei loro allenati, e dei Fenici in Sardegna.

Il secondo aspetto che distingue nettamente la frequentazione dei micenei dai greci di età storica è la natura dell’insediamento. Gli insediamenti micenei sono semplici scali nelle tratte marittime verso l’Occidente e dovevano essere formati da piccole comunità, mentre gli insediamenti di età storica sono delle vere e proprie colonie che saranno poi il grande laboratorio politico e storico-culturale della polis.

La spedizione coloniale ed il nome di Megale Hellàs 

Dopo la fine del mondo miceneo, si assiste ad una netta interruzione dei rapporti che vi erano tra l’area egea ed il Mediterraneo occidentale. Questa epoca è conosciuta come medioevo ellenico o Età Buia (1200-800 a.C.) durante la quale i contatti tra Grecia ed Italia sono praticamente inesistenti. Negli anni che vanno tra la caduta dei Micenei e le prime fondazioni Euboico-Calcidesi di VIII secolo a.C., vi sono attestazioni di una certa ripresa alla fine del IX secolo con delle evidenze ceramiche in Italia. Ciò ha fatto pensare ad una fase di precolonizzazione da parte dei Greci, ma recenti studi hanno dimostrato che si trattava  di un commercio stagionale fatto dalle aristocrazie; il fenomeno è riconducibile alle evidenze emerse dall’edificio di Toumba a Lefkandi in Eubea, dove è stato attestato un commercio stagionale fatto tra aristocrazie durante il medioevo ellenico.

Dopo aver inserito i primi tasselli per poter parlare della colonizzazione di VIII secolo a.C., partendo dalla frequentazione micenea, dalle differenze con le colonie di età storica, ed periodo intermedio tra i due fenomeni costituito dal medioevo ellenico, andiamo a vedere come si costituiva una spedizione coloniale.

Quali sono state le pratiche della colonizzazione arcaica ?

La spedizione coloniale muoveva dalla polis, più precisamente dalle sue strutture aristocratiche, che assicurava i mezzi necessari come navi, viveri ed equipaggiamento. A capo della spedizione coloniale vi era l’ecista che spesso era un esponente dell’aristocrazia stessa, il quale partiva con i suoi compagni, gli hetairoi, che finivano con il costituire il nuovo nucleo aristocratico della fondazione coloniale in Italia.

I coloni prendevano le informazioni geografiche da presunte ricognizioni sul territorio da colonizzare  ( come nel caso di Cirene o Poseidonia), basandosi sui racconti di epoca eroica oppure come vuole la leggenda, bisognava fare tappa obbligatoria al santuario di Delfi per ottenere dall’oracolo l’assenso e le giuste informazioni geografiche per fare rotta nel Mediterraneo. Le fonti del V secolo a.C. ( in particolare Antioco) riportano degli oracoli di fondazione, per esempio per Crotone e Taranto, ma è molto difficile stabilire se ciò fosse vero oppure se si trattasse di operazioni ex eventu al fine di dare lustro e miticità alla fondazione coloniale.

Perchè il nome Magna Grecia ?

Per Magna Grecia si intende un’ampia parte dell’Italia Meridionale che comprende la Basilicata, una parte della Puglia, la Campania, la Calabria ma non la Sicilia. Incerto è l’origine dell’espressione che in greco suone come Megale Hellàs ed ancora più problematico è capire quando una porzione cosi vasta è stata raggruppata sotto un nome che la identificasse. Un celebre frammento di Antiaco di Siracusa ci informa che all’antica denominazione di Oenotria si fosse poi affiancato il nome Italia, che comprendeva la Calabria per poi risalire gradatamente fino alle Alpi in epoca romana. Probabilmente l’espressione di Megale Hellàs sarebbe il frutto di una riflessione fatta in ambienti colti che sono identificabili con la cerchia di Pitagora e con le scuole pitagoriche. Come afferma Plinio il vecchio la Magna Grecia indicava in origine un’area ristretta da Locri a Taranto, per poi espandersi per tutta l’Italia poi ellenizzata.

“A Locris Italiae frons incipit Magna Graecia appellata”

Il testo più sicuro, all’interno del quale troviamo l’espressione Megale Hellàs è quello di Polibio, che narrando gli incendi nei sinedri pitagorici afferma che quei luoghi dell’Italia erano detti a quel tempo Megale Hellàs. 

Finisce qui la prima parte dell’articolo. Nella seconda parte vedremo le popolazioni che abitavano l’Italia durante la fase della colonizzazione storica, una rapida panoramica sulle colonie e sui rapporti che i Greci avevano con gli Indigeni.

Qui la seconda parte

Bibliografia

Emanuele Greco ” Archeologia della Grecità Occidentale: La Magna Grecia“, 2008

Fabrizio Pesando “L’Italia Antica“, 2005

Ettore de Juliis “Magna Grecia” 1997

MARTINO IANNIBELLI

 

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