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Magna Grecia: origine del nome [1/2]

Sull’origine del nome di quella porzioni d’Italia Meridionale nota come Magna Grecia, che nell’articolo precedente abbiamo visto dal punto di vista geografico, è nata sin dagli antichi (greci stessi e romani) la questione da dove derivasse e da dove fosse venuto. In questo articolo e nel successivo vedremo di ricostruire un pò la sua evoluzione anche attraverso le fonti storiche e come personaggi importanti come Pitagora di Samo poi Crotone abbiano contribuito a dare vita a quella Grande Grecia che noi tutti conosciamo…


Il problema sulla definizione di Megale Hellas non è semplicissimo perché fino ad ora abbiamo dato una spiegazione di carattere geografico, che tra l’altro è anche una geografia mobile perché nel tempo il concetto di Magna Grecia si evolve fino ad un certo punto perché riguarda soltanto la parte della Calabria e un pezzetto di Puglia fino a Taranto, per poi giunge a comprendere zone come Cuma. Il problema è che questo nome sorge in un periodo abbastanza preciso, all’inizio del V Secolo a.C., quando il fenomeno della “colonizzazione” che ha spinto i greci a trasferirsi sulle coste dell’Italia Meridionale e della Sicilia è un fatto acquisito da più di due secoli. C’è stato un problema nella storiografia, non solo moderna ma anche antica, di capire ad un certo punto come si era formato e perché si era formato questo nome (Megale Hellas), che distingue la zona compresa da Cuma a Reggio Calabria fino a Taranto per la Puglia da tutto il resto dell’Italia compresa la Sicilia.

Le fonti come sempre aiutano a filare i nodi delle matasse e la prima cosa molto generica la dice lo Pseudo-Smimno (303): “Verso Ovest”, un geografo e scrittore di questi arcaici che poi sono confluiti in trattati di geografia del IV Secolo a.C. e dice una cosa molto semplice:

“Verso Ovest si stende la Megale Hellas, che deve questo nome alle colonie”

Pseudo-Smimno (303)

quindi si chiama in questo modo perché lì ci sono delle Apoikiai.

Altra testimonianza che ci aiuta a capire meglio è di Giustino (20, 2, 2), che scrive in età imperiale, che dice un’altra cosa:

“I Greci occuparono quasi tutta l’Italia al punto che molte città mostrano ancora oggi tracce visibili della loro impronta greca […]; per questo motivo tutta quella parte dell’Italia fu chiamata Maior Graecia.”

Giustino (20, 2, 2)

quindi siccome i greci occuparono tutta l’Italia e in Italia vi era anche Roma, che dominava tutto il mondo, dunque i greci che stanno nella parte del mondo dominante diventano Maior. Plinio (NH, 3, 95) invece ci dice che da Locri Epizefiri, che si trova sulla costa Ionica della Calabria, inizia la prima parte dell’Italia che si chiama Magna Grecia.

“A Locris Italae frons incipit Magna Graecia appellata est”.

Plinio (NH, 3, 95)

Servio (ad Aen. I, 569), in un commento all’Eneide nel IV Secolo d.C.:

“così fu chiamata perché da Taranto a Cuma i Greci vi fondarono tutte le città.”

Servio (ad Aen. I, 569)

Egli fa una digressione sulla Magna Grecia perché sta commentando il passo che recita l’arrivo di Enea sulle coste dell’Italia, ma che sono quelle grecizzate, perché arriva a Cuma.

Tutte queste fonti sono piuttosto tarde, quando ormai di Magna Grecia si parla e vi sono quindi i tentativi di spiegare l’origine del nome. Fonti più antiche sono: un commento di Platone (Fedr. 279c) che dice:

“Nella Megale Hellas Pitagora persuadeva coloro che la abitavano a dividere i loro possessi.”

Schol. Plat., Fedr. 279c

qui si può notare come per la prima volta che si parla di Megale Hellas in una fonte scritta e lo si associa ad un aspetto di cultura filosofica. Questa cosa è stata notata dai commentatori moderni perché nella prima menzione di questa realtà di carattere storico, politico, economico viene associato ad un nome di un personaggio famoso che si ritrova anche in Timeo (fr. 13):

“Da essi (scil. I Pitagorici) fu detto per la prima volta in Italìa che le cose degli amici sono in comune”.

Timeo (fr. 13)

Timeo scrive nel V Secolo a.C. e dice ancora una cosa che in Platone non c’è più: si parla dei Pitagorici come residenti in Italia. Quindi una fonte un po’ più antica ci parla di Pitagorici che vivono in Italia mentre una fonte un po’ più recente ci dice che dai Pitagorici, in qualche modo, c’è questo rapporto molto stretto con la Megale Hellas che compare come nome. In entrambi i casi questo rapporto sembra essere collegato da un nome in comune quello di Pitagora di Crotone, personaggio molto importante perché ha una storia molto complessa e controversa. La sintesi finale di queste due testimonianze, che vietano fortemente il concetto di Megale Hellas ad una figura di carattere storico ma legato da aspetti culturali e filosofici, ci è dato da Giamblico (V.P. 166), scrittore di II Secolo d.C., lontano dagli avvenimenti, ma che fa parte di quella nuova filosofia che fa ritorno alla filosofia pitagorica (neopitagorismo), che riguarda gran parte della vita culturale dell’età tra gli imperatori Adriano e Marco Aurelio. Egli scrive una complessa e affascinante “vita di Pitagora” che da filosofo diventa sempre più un sacerdote per cercare sicurezza in figure del passato:

“Grazie alla diffusione dei costumi pitagorici, tutta l’Italia si riempì di sapienti e, prima ben poco conosciuta, in seguito grazie a Pitagora fu detta Megale Hellas”

Giamblico (V.P. 166)

in questo caso è chiarissima l’idea di carattere culturale che viene per la prima volta realizzata in Italia superando le barriere tra le singole comunità che fa sì che un singolo pezzo geografico della penisola chiamata genericamente Italia, dal nome di una popolazione e di un re che dominava su una piccola parte, si espanda e che il nome dell’unità, che questo pensatore ha dato rompendo i limiti e le barriere tra i popoli, dà origine ad un concetto nuovo di ellenismo che è quello di una Grande Grecia che riesca a fare e superare per la prima volta qualcosa che vada oltre le barriere delle singole entità politiche.


Nel prossimo articolo vedremo qual’è stato il contributo di Pitagora nella formazione della Grande Grecia, altre testimonianze come Cicerone e Strabone e soprattutto come tutto questo si possa ricondurre anche alla Guerra di Troia con le prime fasi della colonizzazione.

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