La difficile convivenza tra Romani e Ostrogoti trova il suo culmine nella drammatica vicenda che vide contrapposti i due rappresentanti più significativi di questi popoli, il senatore romano Severino Boezio e il re ostrogoto Teodorico. Il Senato romano, il cui prestigio era ancora a certi livelli nonostante fosse ridimensionato, si trovava nella difficile situazione di trovarsi di fronte a due autorità (dagli interessi contrastanti) a cui tener conto: da un lato erano legati da un giuramento di fedeltà al rex degli Ostrogoti, dall’altro erano legati al mondo imperiale romano e al legittimo imperator d’Oriente.
La clamorosa condanna a morte di Boezio fu il punto di non-ritorno tra Senato romano e Ostrogoti. Non essendo del tutto chiare le motivazioni dell’intrigo, si potrebbe anche ipotizzare che si trattasse di una montatura nella quale lo stesso Teodorico fu coinvolto senza volerlo, ma che deliberatamente compromise tutta la sua politica. Teodorico morì l’anno successivo e sulla sua morte non mancarono di fiorire leggende legate in qualche modo a Boezio: lo storico bizantino Procopio racconta che, dopo l’uccisione di Boezio, a Teodorico fu servito un enorme pesce nella cui testa gli parve di vedere il teschio di Boezio che gridava vendetta; sconvolto da questa visione il re si sarebbe ammalato e sarebbe morto poco dopo in preda al rimorso. Un’altra leggenda poi narra che, sempre dopo la morte del senatore, un cavallo nero gli si presentò davanti alla sua reggia: il re lo montò, ma il cavallo iniziò a correre (senza che il re riuscisse a controllarlo) e arrivò al Vesuvio, al cui interno – in un cratere in fiamme – rovesciò Teodorico: era il demonio che era giunto per punire il re per la morte di Boezio.
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