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Storia delle Province Romane [9]: Arabia Petraea

Per circa un secolo i successori di Augusto mantengono, nei confronti dell’Oriente, la stessa politica di non espansionismo avviata dal primo princeps così che, oltre alla progressiva annessione pacifica di alcuni stati vassalli, l’unico intervento armato importante nella regione è la repressione della rivolta giudaica. La rottura del delicato equilibrio che regolava i rapporti con il vicino regno dei Parti è opera di Traiano che oltrepassa l’Eufrate, inglobando l’Armenia nell’Impero, e avanza fino alla capitale partica, Ctesifonte, e al golfo Persico. L’occupazione dei territori ad est dell’Eufrate, in seguito alle ultime campagne militari di Traiano. è di breve durata e molto poche sono le testimonianze della presenza romana nella regione, sia in Armenia che in Mesopotamia e in Assiria.

Molto ben documentata è invece la formazione della provincia di Arabia in seguito all’annessione del vasto regno dei Nabatei effettuata da Traiano. Una prima spedizione romana nella penisola arabica si era avuta già all’inizio dell’età augustea, dettata probabilmente dal desiderio del nuovo principe di stabilire un controllo sulla popolazione dei Sabei, stanziata nei territori ad sud-orientali della penisola, che si era arricchita notevolmente grazie al commercio delle spezie e delle essenze profumate che giungevano dall’Oriente. L’impresa, alla quale avevano partecipato anche contingenti nabatei, si era conclusa con un disastro totale dovuto in buona parte alla mancanza di acqua. In seguito, per alcuni decenni, la politica di Roma sulle due rive del Giordano è limitata al mantenimento del controllo sui governi locali nel rispetto di un certo equilibrio politico tra regno di Giudea e regno dei Nabatei. Alla morte del re nabateo Rabbel II, nel 106, Traiano decide di annettere all’Impero il regno nabateo, per cause non ben definite ma forse legate alla necessità di esercitare un controllo totale dell’area del Mediterraneo orientale in vista di una grandiosa spedizione contro i Parti. L’occupazione è eseguita dal governatore della Siria e avviene in maniera piuttosto pacifica, anche se probabilmente non del tutto priva di un intervento militare; Traiano, infatti, non assume l’appellativo di “Arabico” – come invece assume quello di “Dacico” – e le monete che celebravano l’evento riportano la legenda “Arabia adquisita” e non “Arabia capta“, come avveniva normalmente nel caso di territori annessi militarmente.

Il territorio della nuova provincia corrispondeva a quello del vecchio regno nabateo, ma ad esso vennero aggregate anche tre città – Philadelphia/Amman, Gerasa e Adraha/Der’a – incluse prima nella provincia di Siria, probabilmente per semplificare la gestione amministrativa e il controllo militare su tutta la regione limitrofa alla via che collegava Bosra al mar Rosso. La provincia occupava un’area molto vasta, che comprendeva il Negev, il Sinai e buona parte della penisola arabica, fino a due oasi distanti quasi mille chilometri dalla capitale, nelle quali la presenza romana è documentata dai graffiti militari e da un tempio dedicato a Marco Aurelio e Lucio Vero. La sede amministrativa venne posta a Bosra, dove fu stabilito anche il campo di una guarnigione permanente trasferita dall’Egitto (Legio III Cyrenaica), mentre l’antica capitale Petra venne insignita del titolo onorifico di “metropoli”. Subito dopo l’annessione, vennero iniziati i lavori di sistemazione della via Traiana Nova, una strada lunga 340 chilometri che collegava i confini della Siria al mar Rosso, ricalcando un percorso già esistente nel II millennio a.C., arricchito per l’occasione con cippi miliari che attribuiscono – a carattere propagandistico – sia la pavimentazione che l’apertura della strada (111).

Teatro di Bosra.

La maggior parte delle città della provincia d’Arabia vedono il loro massimo sviluppo tra il II e il III secolo e tra queste in particolare fiorisce Bosra, dove vengono costruite almeno sei vie colonnate, oltre ad archi e tetrapili agli incroci, terme, mercati, ninfei e un teatro. L’unica fondazione romana nella provincia è, nel 244, Philippopolis, un centro urbano a pianta quadrilatera con due vie perpendicolari, dotato di un santuario del culto imperiale e di un teatro, edificato per volere di Filippo l’Arabo nel luogo della sua città natale.

Alla metà del III secolo tutto il Vicino Oriente è coinvolto nelle prime aggressioni del nuovo potente impero sasanide guidato da Shapur/Sapore I e dal conseguente movimento secessionista della città di Palmira che, nell’arco di qualche decennio, riesce a imporre la sua egemonia su un territorio piuttosto vasto. Nel 270, quando ormai buona parte della Siria doveva trovarsi sotto il controllo palmireno, l’Arabia subisce un’incursione degli eserciti di Palmira che, nel tentativo di assicurarsi il controllo di tutte le vie di transito verso l’India e di occupare anche l’Egitto, distruggono il campo legionario e il tempio di Giove Ammone a Bosra, massacrando le truppe per eliminare un contingente militare che sarebbe stato forse in grado di frenare o arrestare la loro avanzata. Dati epigrafici ed evidenze archeologiche confermano la notizia della spedizione mente tracce di distruzione e di incendio sono state riscontrate a Petra e in altri siti dell’Arabia. Dopo la vittoria di Aureliano l’isolamento che la regione aveva vissuto nel breve periodo della supremazia palmirena cessò e i traffici commerciali furono regolarmente ripristinati.

Con Diocleziano la provincia venne frazionata e l’Arabia vera e propria fu ridotta al solo Hawran, la regione agricola più ricca e prospera e più densamente popolata, facilmente controllabile, mentre Petra i territori meridionali furono separati, probabilmente per circoscrivere la minaccia delle tribù nomadi. Devastata da un violento terremoto nel 363, archeologicamente documentato a Petra, dove alcuni edifici antichi non furono più ricostruiti, l’Arabia vide una nuova fioritura nei suoi diversi centri urbani in epoca bizantina, soprattutto per la loro vicinanza con la Terrasanta, fino alla conquista araba del 636.

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