Per circa un secolo i successori di Augusto mantengono, nei confronti dell’Oriente, la stessa politica di non espansionismo avviata dal primo princeps così che, oltre alla progressiva annessione pacifica di alcuni stati vassalli, l’unico intervento armato importante nella regione è la repressione della rivolta giudaica. La rottura del delicato equilibrio che regolava i rapporti con il vicino regno dei Parti è opera di Traiano che oltrepassa l’Eufrate, inglobando l’Armenia nell’Impero, e avanza fino alla capitale partica, Ctesifonte, e al golfo Persico. L’occupazione dei territori ad est dell’Eufrate, in seguito alle ultime campagne militari di Traiano. è di breve durata e molto poche sono le testimonianze della presenza romana nella regione, sia in Armenia che in Mesopotamia e in Assiria.
Molto ben documentata è invece la formazione della provincia di Arabia in seguito all’annessione del vasto regno dei Nabatei effettuata da Traiano. Una prima spedizione romana nella penisola arabica si era avuta già all’inizio dell’età augustea, dettata probabilmente dal desiderio del nuovo principe di stabilire un controllo sulla popolazione dei Sabei, stanziata nei territori ad sud-orientali della penisola, che si era arricchita notevolmente grazie al commercio delle spezie e delle essenze profumate che giungevano dall’Oriente. L’impresa, alla quale avevano partecipato anche contingenti nabatei, si era conclusa con un disastro totale dovuto in buona parte alla mancanza di acqua. In seguito, per alcuni decenni, la politica di Roma sulle due rive del Giordano è limitata al mantenimento del controllo sui governi locali nel rispetto di un certo equilibrio politico tra regno di Giudea e regno dei Nabatei. Alla morte del re nabateo Rabbel II, nel 106, Traiano decide di annettere all’Impero il regno nabateo, per cause non ben definite ma forse legate alla necessità di esercitare un controllo totale dell’area del Mediterraneo orientale in vista di una grandiosa spedizione contro i Parti.
La maggior parte delle città della provincia d’Arabia vedono il loro massimo sviluppo tra il II e il III secolo e tra queste in particolare fiorisce Bosra, dove vengono costruite almeno sei vie colonnate, oltre ad archi e tetrapili agli incroci, terme, mercati, ninfei e un teatro. L’unica fondazione romana nella provincia è, nel 244, Philippopolis, un centro urbano a pianta quadrilatera con due vie perpendicolari, dotato di un santuario del culto imperiale e di un teatro, edificato per volere di Filippo l’Arabo nel luogo della sua città natale.
Alla metà del III secolo tutto il Vicino Oriente è coinvolto nelle prime aggressioni del nuovo potente impero sasanide guidato da Shapur/Sapore I e dal conseguente movimento secessionista della città di Palmira che, nell’arco di qualche decennio, riesce a imporre la sua egemonia su un territorio piuttosto vasto. Nel 270, quando ormai buona parte della Siria doveva trovarsi sotto il controllo palmireno, l’Arabia subisce un’incursione degli eserciti di Palmira che, nel tentativo di assicurarsi il controllo di tutte le vie di transito verso l’India e di occupare anche l’Egitto, distruggono il campo legionario e il tempio di Giove Ammone a Bosra, massacrando le truppe per eliminare un contingente militare che sarebbe stato forse in grado di frenare o arrestare la loro avanzata. Dati epigrafici ed evidenze archeologiche confermano la notizia della spedizione mente tracce di distruzione e di incendio sono state riscontrate a Petra e in altri siti dell’Arabia. Dopo la vittoria di Aureliano l’isolamento che la regione aveva vissuto nel breve periodo della supremazia palmirena cessò e i traffici commerciali furono regolarmente ripristinati.
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