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Roma dalla fondazione alla monarchia

A cura del prof Giovanni Pellegrino

In questo articolo ci interesseremo della storia di Roma dalla fondazione all’epoca monarchica. Nel secolo VIII metà del quale la tradizione pone la fondazione di Roma (753 a.C.) l’Italia era abitata da una moltitudine di popolazioni solo in parte indoeuropee.

Sin da epoche remote due diversi ceppi indoeuropee si erano stanziati in Italia: prima quello latino-siculo e poi quello osco-umbro. I popoli non indoeuropei a parte i cartaginesi erano i liguri, i sardi e gli etruschi.

Gli etruschi occupavano l’odierna Toscana e parte dell’Umbria e del Lazio nonché l’Elba e la Corsica. L’espansionismo etrusco fu bloccato a sud da Roma e a nord dai celti. Gli etruschi erano organizzati secondo un sistema simile a quello greco di città indipendenti. Queste città erano governate da re o oligarchie ed erano federate in una lega di carattere religioso della quale abbiamo notizie risalenti al IV secolo a. C.

Fu proprio la religione etrusca ad esercitare i maggiori influssi su Roma. La tradizione collega la fondazione di Roma alla guerra di Troia e si allaccia ad alcuni passi dell’Iliade dai quali risulta che Enea fuggito da Troia in fiamme era approdato sulle coste del Lazio. Espressione suprema di questa tradizione è l’Eneide di Virgilio che tratta dell’insediamento nel Lazio dei profughi troiani guidati da Enea. Questa spedizione tuttavia non poteva dare luogo direttamente alla fondazione di Roma perché un forte intervallo cronologico separava la data leggendaria di quest’ultimo da quella della presa di Troia fissata nel XII secolo a. C.

Questo intervallo temporale è stato colmato con la storia della città di Albalonga secondo il mito fondata dal figlio di Enea Ascanio Iulo considerato il progenitore della famiglia imperiale. Solo dopo molte generazioni dal Dio Marte e dalla vestale Rea Silvia sarebbero nati i due gemelli Romolo e Remo. I due gemelli sarebbero stati allevati da una lupa. Romolo avrebbe fondato Roma ma nel corso della fondazione della nuova città scoppiò una lite tra i due gemelli e Romolo uccise il fratello regnando sulla città che da lui prese il nome.

Romolo aprì la città a chiunque volesse abitarvi ma la nuova città dovette affrontare il problema del suo popolamento senza il quale Roma non sarebbe durata nel tempo. Di fronte al rifiuto dei popoli confinanti di unirsi in matrimonio con i romani, Romolo organizzò il celebre ratto delle donne Sabine. Tale ratto scatenò una lunga guerra risolta alla fine con l’unificazione dei due popoli e l’associazione al trono del re dei sabini Tito Tazio.

Questa famosa legenda che abbiamo sinteticamente raccontato non trova corrispondenza nella realtà storica senz’altro meno clamorosa e più graduale nel suo sviluppo. In realtà si verificarono varie fasi di stanziamento sui colli di Roma.

Ora diremo qualcosa sul periodo monarchico della storia di Roma. Per prima cosa dobbiamo mettere in evidenza che a partire dal loro numero magico (sette) ci sono molti motivi per dubitare della piena storicità dei re di Roma. Soprattutto ci sono delle incoerenze rispetto alle tappe della crescita della città attribuite all’iniziativa di ognuno di loro.

La misteriosa scomparsa di Romolo fu interpretata come apoteosi cioè divinizzazione e assunzione del primo re di Roma tra gli dei. Il secondo re di Roma fu Numa Pompilio uomo pio e di spiccata moralità. A Numa Pompilio lo storico romano Tito Livio attribuisce il merito di aver fondato una seconda volta sulla base del diritto e della legge la città una prima volta fondata con le armi e con la forza. Ma secondo un’alternanza sospetta dal punto di vista storico il terzo re (Tullo Ostilio) fu di nuovo un guerriero a cui è stata attribuita la gloria di aver sottomesso la città madre di Albalonga.

La consanguineità dello scontro venne rappresentata simbolicamente dal triplo duello tra i tre fratelli romani Orazi e i tre fratelli albani Curiazi tra loro legati da stretti vincoli affettivi.

Dal quarto re Anco Marcio alla fine della monarchia attraverso i regni di Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo si ha un importante cambiamento per quel che riguarda la monarchia. Essa fino a quel momento elettiva pur senza diventare propriamente ereditaria genera una serie di disordini di tipo dinastico e familiare. Più grave e controverso è il problema della relazione tra gli ultimi re e una possibile egemonia etrusca su Roma.

Esistono vari indizi di tale possibile egemonia partendo dal nome etrusco dei due Tarquini e continuando con la guerra mossa contro Roma dal re etrusco di Chiusi Porsenna per ristabilire sul trono il fuggiasco Tarquinio il Superbo. Tra i due Tarquini tuttavia vi fu un re romano (Servio Tullio) investito dalla tradizione di un prestigio quasi agiografico nonché di notevoli meriti come la costruzione delle prime mura della città dette appunto “mura Serviane”. Inoltre, Servio Tullio istituì l’ordinamento centuriato e fece in modo che Roma assumesse la leadership della lega tra le città latine.

La fine della monarchia convenzionalmente fissata nell’anno 509 a.C. fu causata secondo la legenda da un ingiurioso comportamento sessuale messo in atto dal figlio Sesto di Tarquinio il Superbo. Secondo la legenda Sesto violentò Lucrezia moglie del patrizio Collatino. Lucrezia si suicidò dopo l’ingiurioso comportamento di Sesto e tale suicidio generò l’indignazione popolare. Tale indignazione travolse i Tarquini e mise fine alla monarchia.

Nella parte finale di tale articolo prenderemo in considerazione le principali istituzioni presenti nel periodo monarchico cominciando dal senato. Come abbiamo detto in precedenza la monarchia presente a Roma era una monarchia di tipo elettivo cosicché la scelta del re veniva effettuata dal senato, un’assemblea di consiglieri costituita dai capi famiglia appartenenti alle “gentes” più autorevoli del Patriziato. Il senato divenne successivamente la principale espressione politica della oligarchia dominante. Esso dirigeva la politica estera e soprattutto il senato divenne il difensore della tradizione, della continuità e dell’equilibrio dei poteri contro i tentativi di affermazione personale.

Già in epoca monarchica le due classi dei patrizi e dei plebei erano rigidamente separate tranne che per l’istituto della Clientela in base al quale molti plebei si mettevano sotto la protezione di potenti patrizi (patroni). In modo trasversale rispetto alle classi sociali la cittadinanza era divisa in tre tribù e ogni tribù in dieci curie. La loro assemblea detta “comizi curiati” conservò nei secoli l’antico compito di ratificare le norme dei magistrati. Dalle curie derivava anche l’organizzazione dell’esercito perché ognuna di esse forniva una centuria di soldati.

Per quanto riguarda l’organizzazione religiosa il re era assistito da varie categorie di sacerdoti come ad esempio i pontefici il cui capo (Pontifex Maximus) alla fine dell’età monarchica si insediò nella reggia. Esistevano altri tipi di sacerdoti: i Feziali che curavano il diritto internazionale; gli Auguri interpreti dei segni divini; le Vestali custodi del fuoco sacro di Vesta che simboleggiava il focolare familiare e pubblico. Infine, esistevano i Flamini che erano sacerdoti di singole divinità. Tra i Flamini riteniamo opportuno citare i Diali, sacerdoti di Giove, i Marziali sacerdoti di Marte e i Quirinali sacerdoti di Quirino identificato con Romolo divinizzato.

Dopo la fine della repubblica il re venne sostituito da due consoli e i primi a rivestire tale carica furono Collatino e Giunio Bruto. Tuttavia, vogliamo mettere in evidenza che gli storici avanzano notevoli dubbi sul modo in cui la tradizione racconta il delicato passaggio dalla monarchia alla repubblica. Comunque sia i romani manifestarono una tenace fobia verso il nome e il concetto di regalità anche molti secoli dopo la fine della monarchia.

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