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Le notti di Pompei

Passata la mezzanotte i banchetti erano finiti e gli invitati erano già andati via, la città di Pompei era ormai avvolta dalle tenebre. Le strade di Pompei rimanevano deserte e silenziose, questo era normale perché le città romane di solito di notte non erano frequentate. Non c’era luce ed era anche un po’ pericoloso, si sentiva magari solo rumori di carri che stavano facendo le consegne in qualche via.


I Romani andavano a letto molto presto, ma non tutti. In effetti c’erano qua e là delle luci accese di qualche osteria, piccole bische e poi c’erano i lupanari.
A Pompei vedere un fallo scolpito su una parete o in rilievo non era per forza segno di un lupanare, ma era anche un segno di buona fortuna e sinonimo di vita. È un po’ come un cornetto oggi portafortuna.
Il più grande e famoso lupanare di Pompei si trovava a poca distanza dal Foro e a due passi dalla trafficata ‘Via dell’Abbondanza’, i suoi proprietari erano Africanus e Victor, quasi certamente due ex schiavi. Chi gestiva le case del piacere era uno dei mestieri considerati più infamanti per un cittadino romano.
Le ragazze si prostituivano in piccole stanze chiamate celle meretrice, nelle quali si trovava un letto rialzato in muratura su cui era situato un materasso di fibre vegetali con qualche cuscino. Sui muri esterni si trovavano immagini erotiche che riproducevano le diverse posizioni sessuali, accanto all’ingresso era appeso un cartello nel quale era scritto nome, prezzo ed eventualmente la specialità in cui era esperta la prostituta. Queste portavano nomi esotici, in genere nomi greci.

 
Il costo di una prestazione era variabile, dai graffiti ritrovati sui muri sappiamo che il prezzo per un rapporto sessuale nel lupanare di Africanus e Victor era piuttosto basso e si aggirava sui 3 o 4 assi, l’equivalente di pochi euro. Per i più ricchi vi erano prostitute molto più costose che offrivano i loro servizi a domicilio, si trattava di donne di grande bellezza che a differenza delle ragazze dei lupanari lavoravano in proprio e si concedevano soltanto a clienti facoltosi. Per una notte di piacere queste donne potevano chiedere anche cifre da capogiro, cifre irraggiungibili per un umile clientela che nelle buie e silenziose notti di Pompei cercava un po’ di conforto nel lupanare di Africanus e Victor.

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