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Le colonne di Costantinopoli [2]: la “Colonna Bruciata”

 

La Colonna di Costantino, meglio conosciuta come “Colonna Bruciata”, si trovava nell’omonimo foro ovale (nei presso degli attuali Gran Bazar e Hamam) voluto dall’imperatore nella nuova capitale dell’Impero. Per i Bizantini essa era una delle colonne più belle della città: realizzata in porfido, era composta in origine da sette rocchi – oggi ne restano 6, per un’altezza di 33 metri.

La struttura attuale ha un coronamento marmoreo risalente a Manuele I Comneno, parte di un restauro che portò anche alla collocazione di una croce monumentale in sostituzione dell’andata distrutta statua di Costantino. Il monumento è sopravvissuto nonostante una lunga serie di incendi che l’hanno coinvolto nei secoli – da qui l’epiteto di “bruciata” – che ne hanno annerito la superficie e ne hanno indebolito la struttura: per questo motivo i rocchi della colonna sono stati protetti da una serie di cerchi in metallo (un tempo laminati in oro), venendo così chiamata dai turchi come “Çemberlitaš” (pietra cerchiata), che oggi è anche il nome dell’omonimo storico quartiere commerciale.

«Nel Tauk Bazar (Mercato del Pollame) c’è un’altra colonna affusolata, formata da molti blocchi di smeriglio rosso, alta cento cubiti reali. Anch’essa fu danneggiata dal terremoto che ebbe luogo due notti in cui l’Orgoglio del Mondo nacque alla luce, ma i costruttori l’hanno fasciata di cerchioni di ferro. Fu eretta 140 anni prima dell’età di Alessandro, e Costantino collocò sulla sua sommità un talismano a forma di storno, che batteva le ali una volta l’anno, e convocava in quel posto tutti gli uccelli dell’aria, ciascuno con tre olive.» Evliya Celebi (1650)

«Il fusto è stato annerito dai continui incendi, e tale circostanza, insieme ai cerchioni di ferro posti lungo la colonna, potrebbero indurre a credere che si tratti di un monolite. Al giorno d’oggi costituisce uno spettacolo poco significativo; è alta novanta piedi, e ha trentatré piedi di circonferenza.» John Cam Hobhouse (1810)

«Nera e piuttosto sudicia e tutta cerchiata di ferro. Spunta da un ammasso di vecchie stamberghe in legno. Monumento a un incendio ancora più impressionante di quello di Londra. […] La base è infossata nel terreno. È sbilenca, incrinata, scheggiata, crepata. Di un colore porpora affumicato. È circondata di lauro a intervalli, come tubature d’acqua messe le une sulle altre.» Herman Melville (1856)

Ricostruzione da sinistra verso destra della “Colonna Bruciata” di Costantino nel IV secolo; dopo il restauro di Manuele I Comneno nel XII secolo; come si presenta oggi.

Sulla sommità vi fu eretta una statua di Costantino con una corona radiata (attributo solare) e un globo sormontato da una croce (attributo cristiano).

«[Costantino] pose al centro una meravigliosa colonna tutta di porfido, e su di essa una statua che raffigurava lui stesso, con sette raggi sulla testa. Quella statua l’aveva fatta portare da Ilio, città della Frigia.» Giovanni Malala (550-570 ca.)

Sin dall’età moderna la Colonna è stata oggetto di studi riguardo le sue fondamenta. Dal racconto delle fonti emerge che sotto il basamento vi fosse qualche oggetto o reliquia preziosi: secondo Malala vi era il Palladio di Roma (fatto trasportare segretamente da Roma), secondo altri, come Costantino Rodio, i resti dei pani moltiplicati da Gesù in occasione della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

«Il medesimo Costantino, dopo aver sottratto segretamente da Roma la statuetta di legno nota come Palladio, la collocò nel Foro che aveva costruito, sotto la colonna che reggeva la sua statua; per lo meno, alcuni degli abitanti di Bisanzio affermano che si trova lì.» Giovanni Malala (550-570 ca.)

«Nelle fondamenta della colonna pose dodici cesti di vimini intrecciati, gli antichi testimoni del miracolo, del prodigio di quei cinque pani che sfamarono cinquemila persone senza contare le donne e i fanciulli. Lo fece affinché la Città fosse ricca di provviste e non avesse mai carestia di pane.» Costantino Rodio (931-944)

«Sotto la colonna di San Costantino vi sono dodici cofani colmi dei frammenti dei Cinque Pani. In passato la porta che conduceva al sotterraneo era aperta, e tutti entravano muniti di lampade, scendevano nel sottosuolo e lì adoravano e baciavano i Pani. I cofani erano pieni di quei frammenti. [In seguito al furto di uno dei Pani, ad un terremoto ‘divino’ e alla sua successiva restituzione] l’imperatore [Teodosio] poi ordinò di sbarrare la porta che conduceva ai dodici cofani. E da allora fino ad oggi nessuno può accedervi, perché l’imperatore, davanti alla porta, fece costruire un muro.» Anonimo Mercati (1063-1100 ca.)

Già dall’Ottocento furono condotte delle ispezioni ‘archeologiche’ alla base della colonna, che non portarono a nulla per via delle sostruzioni del secolo precedente.

«Siamo entrati in una casa per ispezionare la base del monumento, ma abbiamo scoperto che i Turchi l’avevano avvolta con un rivestimento di pietre. Ciò era avvenuto dopo l’incendio del 1779.» John Cam Hobhouse (1810)

Uno scavo massiccio fu invece condotto nel 1929-1930, ma non si andò oltre il livello antico del suolo (a 5 metri di profondità dal piano di calpestio attuale). Recenti rilievi radar hanno lasciato confermare comunque la presenza sia di una cavità sottostante che di alcuni oggetti (o materiale non ancora identificato).

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Fonti: S. Ronchey, T. Braccini, Il romanzo di Costantinopoli, 2010; Giovanni Malala, Cronographia; H. Melville, Voyage from Liverpool to Constantinople (1856) – Diaries; Costantino Rodio, Descrizione in trimetri giambici della chiesa dei Ss. Apostoli di Costantinopoli; Anonimo Mercati; E. Celebi, Narrative of Travels in Europe, Asia and Africa in the 17th Century; J.C. Hobhouse, A Journey through Albania and other Provinces of Turkey in Europe and Asia to Constantinople during the years 1809 and 1810.

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