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L’architettura etrusca: dalle origini al VII secolo a.C.

Alcune premesse riguardanti l’architettura etrusca che sembra doveroso fare: nei contesti più antichi vi è una scarsità di fonti archeologiche soprattutto nell’ambito dell’architettura sacra e privata; al contrario, la conoscenza di questi ambiti è dovuta ai ritrovamenti delle necropoli, che in un certo modo riproducevano gli stessi ambienti della vita reale. Nel seguente articolo, inoltre, si vuole dare un’immagine generale dell’architettura del periodo, pertanto riferimenti a singoli siti a solo scopo esemplificativo o particolare sono ridotti al minimo. Buona lettura!

Urna cineraria conservata presso Museo di Villa Giulia sala 2. Bronzo laminato e fuso. Datazione: Inizio VIII secolo a.C.

Capanne. Fino al VII secolo a.C. la gran parte delle strutture architettoniche edificate dagli Etruschi erano capanne: esse erano di piccole dimensioni, prive di fondamenta, costruite utilizzando materiali deperibili, aventi un solo vano. Le capanne non avevano nessun ordine di disposizione, ed erano distanti tra di loro. La pianta di una capanna poteva essere rotonda, ovale, quadrata o quadrangolare: le tipologie coesistono comunque nel corso di tutta la storia. Le pareti potevano essere costituite da palizzate, pietrame a secco o argini di fango e terra. Dagli scavi sono emersi, oltre ai fori che reggono la struttura portante, anche altri sia all’interno che all’esterno, rispettivamente funzionali al sostegno della struttura e alla delimitazione di un recinto perimetrale. La porta era posta sul lato corto della capanna, con un piccolo portico antistante, mentre le finestre, se presenti, erano posizionate al centro dei lati lunghi. Le coperture consistevano in tetti a quattro falde (testudinati per edifici ellittici o a padiglione per edifici rettangolari) sorretto da un’ intelaiatura di quattro o sei pali. L’interno era intonacato con l’argilla al fine di rendere l’ambiente impermeabile; al centro del vano si trovava il focolare (al centro perché era il punto più lontano dalle pareti). La mancanza del focolare lascia intendere un utilizzo differente, come deposito o semplice luogo di riparo per animali. Non vi sono attestazioni di edifici adibiti al culto, tuttavia è solo possibile ipotizzarne l’esistenza solo da ritrovamenti in loco di oggetti di presunta valenza sacra. Non mancano, a partire dall’VIII secolo a.C., tracce di fortificazioni come palizzate intervallate da torri, camminamenti in battuto o terrapieni (Bologna, Veio, Vulci).

I ritrovamenti più antichi di architettura funebre sono piccoli tumuli risalenti al IX secolo da Populonia. Dall’VIII secolo iniziano a diffondersi tombe a pozzo o a fossa con pseudo-cupola a pianta circolare o ellittica. Nel secolo successivo (il VII) vi è una preferenza per le camere rettangolari sia nelle case che nelle tombe. In ambito funebre si mantiene sempre quel legame tra mondo dei vivi e mondo dei morti dato da casa e tomba: le ceneri potevano essere disposte in modellini di capanne (Vetulonia) o in tombe a camera (Populonia), che rispettivamente ricreavano in miniatura o in dimensioni reali i contesti abitativi.

Dimore aristocratiche. L’emergere di personalità di spicco, più propriamente dette aristocratiche, all’interno delle comunità fece si che vi fossero strutture più articolate in 2/3 ambienti e in pianta rettangolare, dotate a volte di portici e cortili. La dimora aristocratica fungeva da centro politico-istituzionale della comunità, e vi si svolgevano anche rituali collegati al banchetto, come testimoniato dai ricchi ritrovamenti che trovano piena corrispondenza in riferimento ai poemi omerici. Un’ulteriore innovazione è data dall’ingresso laterale, che dava accesso immediato agli ambienti aperti adiacenti.

La scelta di edificare edifici a pianta rettangolare ebbe ripercussioni anche sull’aspetto “proto-urbanistico” dei vari contesti abitativi. Verso la metà del VII secolo si iniziano a delineare delle situazioni di tentato ordinamento: a Veio si cerca di dare una prima disposizione regolare con un reticolo stradale ortogonale formato da un asse primario e da assi secondari, di 5 e di 2,80 metri di larghezza. A San Giovenale invece il riassetto urbano riguarda solo una parte dell’abitato: l’acropoli (aristocratica e con strutture complesse) diviene distinta dall’abitato “plebeo” formato da capanne sparse. In altri centri troviamo anche tracce di elementi non-etruschi, ma di provenienza vicino-orientale, come la tecnica dei muri a pilastri di Tarquinia. Caso particolare la struttura ovale interna e quadrangolare esterna di un edificio di Roselle, con i cortili collegati da una banchina rialzata laterale.

Doganaccia, tumulo della Regina, camera laterale

Le tombe del periodo che va dal VII al VI secolo a.C. presentano, nel caso di Caere, gli elementi tradizionali (tra cui lo scavo nel tufo). In Etruria settentrionale le tombe sono per lo più a camera unica circolare con pseudo-cupola sorretta da un pilastro. Per le loro dimensioni monumentali a non passare inosservati sono sicuramente i tumuli, il cui accumulo di terra ha come fine di proteggere la struttura; l’apertura è solitamente rivolta verso nord/nord-ovest (punto nel cui templum etrusco erano collocate le divinità degli inferi) e vi sono più strutture complementari come rampe, altari o sacelli. Si ipotizza che questa tipologia funeraria possa essere stata importata anch’essa dal Vicino Oriente, avendo strutture analoghe in Frigia e in Siria. A Tarquinia invece le tombe sono per lo più edificate partendo da strutture semi-costruite, e non più scavate. Da segnalare per le decorazioni il Tumulo Regina della Doganaccia, nel quale l’intonacatura è bianca ottenuta in gesso alabastrino, e vi sono tracce di pitture con fasce orizzontali rosse.

Ricostruzione tombe rupestri Pian di Mola, Tuscania

Nella seconda metà del VII secolo gli edifici incominciano ad essere costruiti con basamento in pietra. Nell’Etruria settentrionale si predilige l’uso di blocchi di galestro irregolari, in quella meridionale i blocchi di tufo squadrati. I muri vengono intonacati o dipinti. I vani generalmente non sono comunicanti, e se lo sono vengono usati con la funzione di vestibolo. Le principali innovazioni interessano le coperture: il tetto può essere a doppio spiovente (Tuscania, Peschiera), vi possono essere collocati sopra elementi in pietra come sfingi, leoni o acroteri (Tuscania, Pian di Mola); le tegole, le antefisse, il gocciolatoio e le lastre che ricoprono le travi vengono dipinti o decorati in bassorilievo. Le decorazioni più antiche si rifanno alla pittura ceramica con motivi geometrici su lastre, tegole e antefisse bianche.

Le decorazioni più complesse del periodo, che sono state scoperte, sono tre:

 

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[caption id=”attachment_6109″ align=”aligncenter” width=”259″] Interno Tomba delle Cinque Sedie[/caption]

La diversificazione delle strutture progredisce nel corso di tutto il VII secolo: ne è un esempio sempre Caere, dove coesistono tombe di dimensioni ridotte con tombe aventi fino a cinque vani. L’esempio più rappresentativo di sepoltura complessa è la Tomba delle Cinque Sedie, avente tre camere e un dromos d’accesso scavati nel tufo. La cella laterale sinistra è immobiliata con cinque sedili sulla parete sinistra (che danno il nome al complesso), due tavoli, due troni con spalliere ricurve e una piccola altare con tre cavità circolari. Su ognuno dei cinque sedili vi si trovava una statuetta di 48 cm circa: si è ipotizzato possa trattarsi di una rappresentazione dei genitori dei defunti più del nonno di uno dei due, il che lascerebbe pensare alla presenza di un ambiente di culto per gli antenati. Un’analoga ipotesi è stata fatta anche relativamente al ritrovamento di olle e di una cinquantina di kyathoi nel sito di Massa Marittima.

Le tombe dell’Etruria settentrionale restano meno articolate di quelle meridionali, ovvero rettangolari e costruite da lastroni con copertura a doppio spiovente sorretto da tramezzi litici. Alcuni esempi più antichi:

 

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