Site icon Storia Romana e Bizantina

La storia dei Re Magi tra fonti storiche e leggenda

I Re Magi sono la figura centrale della festività dell’Epifania, il cui significato è “manifestazione [del Signore]”, che si riconduce non soltanto all’adorazione di Gesù (che ha finito per prevalere nel 6 gennaio), ma anche al suo battesimo e al miracolo delle nozze di Cana. In Oriente, con particolare evidenza dell’elemento divino, la stessa è chiamata Teofania. Con il tempo tale festa ha assunto anche altre connotazioni, tra le quali la manifestazione di Dio al mondo pagano. I Magi sono visti dalla tradizione cristiana come la ‘primitia gentium‘, i primi fra i pagani ad aver riconosciuto e adorato il Signore. Per questo il loro culto fu tanto fortunato, diffuso e radicato tra i convertiti dal paganesimo.
Il tema dell’ “Adorazione” è diventato uno dei classici nell’arte. Solo due riferimenti tra i tanti. Il primo è il sarcofago di Adelfia (immagine sopra), dove la scena dei magi si riscontra due volte: sul coperchio e sotto il clipeo. Qui la Madonna appare seduta in cattedra e tiene in braccio il Bambino, che si protende nell’atto di ricevere la corona d’oro gemmata offerta dal primo dei tre Magi. L’altro è lo splendido mosaico di S. Apollinare Nuovo in Ravenna (immagine di copertina dell’articolo).

Così come la questione della data del Natale (e della sua sovrapposizione al paganesimo), in questo caso la data è probabilmente presa da una festività egiziana. Ci narra infatti Epifanio di Salamina (315-403 d.C.) che in Egitto nella notte tra il 5/6 gennaio si celebrava la nascita del dio Sole Aion dalla vergine Kore e contemporaneamente si celebrava lì il culto del Nilo.


Le fonti. L’unico vangelo canonico che parla dei Re Magi è quello di Matteo, che dice a riguardo:

«Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele“. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese». (Mt., 2, 1-12)

La figura dei Magi è inoltre presente in vari Vangeli Apocrifi, le cui testimonianze – per quanto poco attendibili – sono diventate parte integrante delle conoscenze tradizionali. Essi sono il Protovangelo di Giacomo, probabilmente anteriore al IV secolo, (cap. 21-23); il Libro dell’infanzia del Salvatore, circa IX secolo, (cap. 89-91); il Vangelo dello Pseudo Matteo, verso il VI secolo, (cap. 16-17); il Vangelo Arabo dell’infanzia del Salvatore, circa la metà del VI secolo, (cap. 7-9); il Vangelo Armeno dell’Infanzia, fine VI secolo, (cap. V, 10). Una di queste tradizioni apocrife convenzionalmente accettate è quella dei loro nomi:

«Un angelo del Signore si affrettò di andare al paese dei persiani per prevenire i re magi ed ordinare loro di andare ad adorare il bambino appena nato. Costoro, dopo aver camminato per nove mesi avendo per guida la stella, giunsero alla meta proprio nel momento in cui Maria era appena diventata madre. E’ da sapere che in quel momento il regno persiano dominava sopra tutti i re dell’Oriente per il suo potere e le sue vittorie. I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi» (Vangelo Armeno dell’Infanzia)


Un mago, che adora il fuoco dell’altare, periodo sasanide (British Museum)

Il termine. La parola ‘mago’ che si usa per indicare questi personaggi non va identificata con il significato che oggi noi diamo. Il vocabolo deriva dal greco ‘magoi‘ e sta ad indicare in primo luogo i membri di una casta sacerdotale persiana (in seguito anche babilonese) che si interessava di astronomia e astrologia, ossia degli studiosi dei fenomeni celesti.
Nell’antica tradizione persiana i Magi erano i più fedeli ed intimi discepoli di Zoroastro e custodi della sua dottrina. Rivestivano anche un ruolo di primo piano nella religione e nella vita politica.
L’idea del tempo che ciclicamente si rinnova conduceva il mazdeismo (religione della Persia preislamica) alla costante attesa messianica di un ‘Soccorritore divino”, il ruolo del quale sarebbe stato quello di aprire ciascuna era di rinnovamento e di rigenerazione dopo la fase di decadenza che l’aveva preceduta. In tal senso il mazdeismo si collega all’attesa messianica. In questa religione si attendevano tre successive, arcane figure di salvatori e rigeneratori del tempo futuro: l’ultimo di essi, il ‘Soccorritore’, sarebbe nato da una vergine discendente da Zarathustra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l’immortalità degli esseri umani. Molte leggende accompagnavano il mito del ‘Soccorritore’, tra le quali: una stella lo avrebbe annunciato.
Tenendo conto di questo contesto culturale, non fa meraviglia il comportamento dei Magi nella descrizione di Matteo.


Possibile tragitto dei Magi

La provenienza. Il nome generico di provenienza, Oriente, può indicare diverse regioni. La Babilonia, Mesopotamia, dove si studiava specialmente l’astronomia. Si deve tener conto infatti che in seguito alla distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor (586 a.C.), gli Ebrei sopravvissuti furono deportati in Babilonia, dove rimasero fino alla liberazione da parte di Ciro (539 a.C.). L’influsso ebraico si fece sentire in quella regione, dove tra l’altro anche dopo la liberazione rimasero a vivere diverse famiglie ebraiche, e dove fu compilato il Talmud Babilonese. Sicuramente a Babilonia le attese messianico giudaiche erano conosciute.
Sotto questo aspetto potrebbe trattarsi anche della Siria. Seleuco I tra il 305-280 vi aveva fondato la città di Antiochia e vi aveva concentrato numerosi Giudei deportati dalla Palestina.
Un’altra possibilità è che i Magi provenivano dalla Media: questa si basa sullo storico greco Erodoto secondo il quale i “Magi” erano una delle sei tribù della Media ed esercitavano molta importanza a corte. Erano sacerdoti e venivano chiamati astrologi, indovini, filosofi.

«I tre re pagani vennero chiamati Magi non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi» Ludolfo di Sassonia

Niente di strano quindi che un gruppo di questi studiosi fosse guidato verso la Giudea da una singolare posizione delle stelle, da far presagire qualcosa di ‘strano’. L’episodio dettagliato di Matteo, la domanda di Erode sul ‘tempo’ del sorgere della stella permettono di interpretare in forma storica e non allegorica l’esistenza dei magi e l’episodio della stella.


La stella. Un altro degli aspetti controversi sulla storicità dei Magi è l’aspetto legato alla stella che essi seguirono e che li portò a Betlemme. Si è ipotizzato potesse trattarsi di una cometa, di una stella nova o di una sovrapposizione di corpi celesti. Non volendo dare nessun’opinione in merito a tali ipotesi, ci limiteremo di seguito ad esporre le principali teorie.

  1. Cometa di Halley.
    Cometa della natività. Giotto

    Una prima premessa è l’identificazione, non riscontrabile scientificamente, con la cometa di Halley: secondo i calcoli astronomici, infatti, non vi furono passaggi di corpi celesti tra il 17 a.C. ed il 66 d.C. L’accettazione di questa ipotesi (il caso specifico di Halley) pertanto sarebbe possibile soltanto nel caso di un’errato calcolo degli anni dalla nascita di Cristo, il che – per quanto vi sia un’errore, ma solo di qualche anno – è poco probabile.

  2. Sovrapposizione degli astri. Questa ipotesi trova sostegno si appoggia su conclusioni dell’astronomia che sostiene che la sovrapposizione di Giove con Saturno si verifica ogni 179 anni; nel periodo in esame avvenne proprio nel 7 a.C. e per ben tre volte: 29 marzo, 3 ottobre, 4 dicembre nella costellazione dei Pesci, secondo i calcoli di Keplero.

«Di tutte le spiegazioni possibili la più probabile rimane quella, in qualche modo accettabile sulle fonti, secondo cui si è trattato di un’insolita posizione di Giove, l’antica costellazione regale. L’astronomia antica si è occupata dettagliatamente della sua comparsa in un preciso punto dello zodiaco e l’ha identificata, sul grande sfondo di una religiosità mitologico-astrale molto diffusa, con la divinità più alta. Essa era importante soprattutto per gli avvenimenti della storia e del mondo, in quanto i movimenti di Saturno erano facilmente calcolabili. Saturno, il pianeta più lontano secondo gli antichi, era il simbolo del dio del tempo Crono e permetteva immediate deduzioni sul corso della storia. Una congiunzione di Giove e di Saturno in una precisa posizione dello zodiaco aveva certamente un significato tutto particolare. La ricerca più recente si lascia condurre dalla fondata convinzione che la triplice congiunzione Giove-Saturno dell’anno 6/7 a.C. ai confini dello zodiaco, al passaggio tra il segno dei Pesci e quello dell’Ariete, deve aver avuto un enorme valore. Essa risulta importante come una ‘grande’ congiunzione e, in vista della imminente era del messia (o anche età dell’oro), mise in allarme l’intero mondo antico»

«Betlemme si trova a pochi chilometri da Gerusalemme, proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente. Tradizione, documenti archeologici e calcoli astrofisici confermano che fu soltanto, ed esattamente nel 7 a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell’episodio dei Magi».

Vediamo ora il parere di alcuni biblisti:

«In questi tentativi, fuor della buona intenzione, non c’è altro da apprezzare, giacché scelgono una strada totalmente falsa: basta fermarsi un istante sulle particolarità del racconto evangelico per comprendere che quel racconto vuole presentare un fenomeno assolutamente miracoloso, il quale non si può in nessun modo far rientrare nelle leggi stabili di una meteora naturale sebbene rara.» (Giuseppe Ricciotti)

«Altri, infine, sostengono che si trattò di una meteora speciale che non si muoveva secondo le leggi naturali… Dobbiamo preferire la terza ipotesi [questa, dopo quella della congiunzione e di Halley], l’unica soddisfacente. La stella vista in Oriente si presentava con caratteristiche eccezionali; la sua apparizione non si può spiegare in nessun modo come fenomeno comune ed ordinario; resta pertanto esclusa ogni interpretazione puramente naturalistica… I Magi compresero bene che si trattava di qualcosa al di sopra dell’ordine naturale» (Andrés Fernandez)

 


Le prime rappresentazioni*. La prima raffigurazione dei tre Magi, a nostra conoscenza, si trova nella cosiddetta cappella Greca della catacomba di Priscilla a Roma. La rappresentazione, situata sull’arco di passaggio verso il cubicolo destinato ad accogliere alcuni sarcofagi, è semplicissima: i tre Magi, distinti nei colori dei loro vestiti, si avvicinano da sinistra a destra ad uno scranno dove si trova seduta la madre con il bambino. I tre portano doni non specificati. Dietro la sedia si scorge un residuo di colore che può essere considerato come ciò che è rimasto della stella. I tre Magi indossano un chitone succinto con i pantaloni e portano dei copricapo frigi, cosi da essere caratterizzati come personaggi orientali. Mettendo a confronto le opere pittoriche con il testo del vangelo di Matteo, ci si accorge che ci sono chiari riferimenti. L’ultimo dettaglio, la diversità dei doni, non è reso visibile, ma ne viene ugualmente reso l’effetto con la rappresentazione diversificata dei tre Magi. In altre catacombe romane, qualche volta troviamo la raffigurazione di due o quattro Magi; sugli affreschi delle chiese nelle caverne della Cappadocia – databili dal X al XIV secolo — vengono effigiati addirittura in numero di sei. Tutti gli altri dettagli, aggiunti nel corso dei secoli a questa scena, non sono deducibili dal vangelo di Matteo.

 

*Paragrafo tratto da Heinrich Pfeifer, L’iconografia dell’infanzia di Gesù secondo Mt 2, in Theotokos, Anno IV . 1996/1.


Le Reliquie dei Magi (Brugherio), nei pressi di Milano, con parte delle spoglie dei Magi.

Che fine fecero i Magi? Come se non bastasse, ancora più controversa è la questione su che fine fecero i Magi, dopo l’Adorazione di Gesù. Il Vangelo ci riferisce soltanto che “i Magi per un’altra strada sono ritornati al loro paese” (Mt., 2, 12). Le tradizioni sono postume, e risalgono ai secoli successivi: alcune li considerano “convertiti” e sepolti separatamente in India, altre li danno morti in Persia e sepolti insieme. Secondo quest’ultima tradizione, da qui sarebbero stati fatti trovare dalla madre di Costantino, Elena, e fatti trasportare a Costantinopoli. Sono due le città che sono luogo dei resti (presunti) dei Magi: Milano e Colonia. A Milano si è a conoscenza della presenza delle reliquie, giunte probabilmente in seguito alle Crociate, in un periodo successivo al XI secolo; esse furono fatte poi trasferite a Colonia da Federico Barbarossa e poste nell’apposito Duomo della città. Nel 1903 una piccola parte fece infine ritorno a Milano, dove sono tuttora presenti nella Basilica – luogo originario – di Sant’Eustorgio al Duomo.

Exit mobile version