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La Siria e le sue città in età ellenistica

La Siria in età ellenistica, ossia dopo la conquista di Alessandro Magno e la spartizione del suo immenso impero, si presenta come un territorio molto disomogeneo sia dal punto di vista culturale che politico. A rendere difficoltosa un’analisi globale delle dinamiche socio-culturali di questa regione è la mancanza di rilevanti ritrovamenti archeologici, quasi del tutto assenti in loco, che possono lasciare spazio solo ad ipotesi, potendo fare riferimento per lo più sulle opere storiografiche e sui testi conservatisi su papiro.

Tetrapolia Siriana

Un primo riferimento storiografico di parte greca è costituito dall’Anabasi di Senofonte relativamente al tratto siriano percorso dai Diecimila verso l’Eufrate: l’unica certezza del periodo achemenide in Siria resta solo la città di Damasco, segnalata anche da altri autori (Arriano e Strabone) come la principale città siriana dell’epoca. Altro riferimento è in Berosso che cita Damasco come uno dei punti in cui il re Artaserse II fece collocare l’immagine della dea Artemide Anaitis. Il quadro insediativo varia notevolmente dopo la morte di Alessandro Magno. Il primo a fondare una nuova città – Antigoneia, nei pressi della futura Antiochia – è Antigono Monoftalmo, nella quale vennero fatti stabilire degli Ateniesi. L’effimero regno di Antigono vede la Siria stabilizzarsi sotto il dominio seleucide, il cui capostipite stesso, Seleuco I, fondò ben quattro città nella Siria settentrionale, che divenne una tetrapoli composta da Antiochia, Apamea, Seleucia e Laodicea. Ognuna di queste quattro città, fondate su modello urbanistico greco, nel suo territorio circostante aveva una serie di villaggi (che fino ad allora erano stati la principale tipologia d’insediamento) dal nome greco, nei quali la presenza greca era affiancata da quella locale siriana, ed è proprio qui che vi saranno i primi contatti culturali tra greci e non-greci. Scendendo più a sud, non vi sono nuove fondazioni di città. Nella Samaria (monte Gerizim) è attestata la presenza di una città dotata di mura e bastioni difensivi la cui fondazione è riconducibile ad Alessandro o al reggente Perdicca. Degli insediamenti minori – Pella, Beroea, Gindarus, Cyrrhus, Scythopolis – risalenti al primo periodo ellenistico sembrano invece essere stati concepiti, al pari di Dura Europos, esclusivamente come insediamenti strategici a fini militari. Altre fondazioni, come ad esempio la già citata Beroea (Aleppo), avvengono su insediamenti e villaggi già esistenti, anche se non si è conservato niente della loro originaria struttura urbanistica (si tratta comunque di siti stratificatisi fino ad oggi e che hanno conservato la classica pianta ortogonale “ippodamica”). Gli stessi problemi persistono anche nell’estremo sud – nei territori contesi tra Impero Seleucide ed Egitto tolemaico – dove oltre a città pre-esistenti che vengono “rifondate” e cambiano nome (Hama-Epiphaneia, Amman-Philadelphia, Acco-Ptolemais) si hanno sempre insediamenti minori (Sykaminon, Boukolon, Krokodeilon) il cui cambio di denominazione risale (lo si evince dai nomi stessi) al periodo compreso tra i regni di Tolomeo II Filadelfo e Antioco IV Epifane. Tornando alla Tetrapoli siriana, si può affermare con certezza che è qui che vi si concentra la colonizzazione greca, sia di parte seleucide che tolemaica.

Dai vari frammenti ritrovati e dai papiri non mancano anche testimonianze di dinamiche economico-sociali del periodo, come il commercio degli schiavi. Questo fenomeno sembra coinvolgere più di tutte le popolazioni locali del sud della Siria: vi sono riferimenti a schiavi circoncisi (Ebrei?), tatuati (siriani dediti al culto di Astarte) nonché a vere e proprie regolamentazioni reali. In quest’ultimo caso ricade l’editto di Tolomeo II Filadelfo nel quale si richiedeva la dimostrazione per i commercianti tolemaici di schiavi che questi fossero schiavi al momento dell’acquisto; inoltre, sempre nello stesso, si chiarisce che le mogli “locali” dei soldati tolemaici o della popolazione greca non vengono considerate come schiave. Un altro contesto, più problematico da affrontare ma degno di nota, è lo sfruttamento dei terreni su concessione del sovrano, che rimanda ad una certa dipendenza tra la parte che concede e quella a cui è concessa, ma anche pone anche l’interrogativo su come venissero sfruttati i terreni che non facevano parte né delle città né dei villaggi circostanti. Sul possesso delle terre di proprietà reale si segnala un documento proveniente dalla Commagene che ne stabilisce lo sfruttamento ad un gruppo ristretto di persone addette ad un culto di varie divinità istituito da Antioco I in memoria del padre e di se stesso, un culto che questi addetti avrebbero svolto a vita e che avrebbero dovuto trasmettere anche a tutti i loro discendenti.

Al di là delle singole dinamiche che costituivano il mosaico culturale siriano, c’è da dire che il problema politico era in qualche modo legato anche ai re ellenistici che, per quanto rispettosi delle tradizioni locali, puntarono largamente al contatto tra cultura greca e cultura persiana (come fece a suo tempo Alessandro) ponendo a margine altre, come quella siriana o aramaica. Nella varietà di rapporti e relazioni all’interno del contesto greco-ellenistico in Oriente non mancano quindi casi di autonomia (completa o quasi) sia sociale che politica, che sfuggivano al complesso sistema di accordi bilaterali tra regnanti e singole città. Nei territori della Cilicia, ad esempio, vi erano una serie di villaggi fortificati che fino all’età romana, quando divennero anche sede di pirati, rimasero completamente indipendenti. Le regioni interne, invece, erano frequentate da popolazioni arabe nomadi, di cui vi è testimonianza nel libro biblico dei Maccabei. Contesto ancora più diversificato culturalmente è la Fenicia (Biblo, Tiro, Sidone) con la Filistea (Gaza, Ashkalon, Azotus), le cui città – in contatto con la cultura greca già prima dell’arrivo di Alessandro – divennero gradualmente città “greche” pur non avendo popolazione greca. Anche nel contesto culturale-religioso si hanno poi testimonianze di graduale ellenizzazione di culti ma anche di continuità dei culti locali; l’unica eccezione è costituita dalla Giudea e dalla Samaria, che si mantennero distanti dall’ellenismo, anche con la violenza, e preservarono la loro identità e le loro tradizioni.

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