Guerra sociale e guerre civili. L’epoca delle riforme agrarie dei fratelli Gracchi toccò marginalmente l’Etruria e le città etrusche, come testimoniato dalla deduzione di nuove colonie nelle pre-esistenti città di Tarquinia, Arezzo e Ferento nel 123 a.C. Il II secolo volge quindi in una situazione di sostanziale tranquillità: non vi sono mutamenti radicali nella società etrusca, che continua a mantenere quel complesso sistema gerarchico sociale che a suo tempo ne era stato il punto di forza o debolezza. Le evidenze tuttavia hanno messo in luce un aumento consistente di nomi latini, mentre sopravvivono sempre (ma in percentuale minore) alcuni nuclei familiari di origine locale. Al di là dell’onomastica, non si hanno in questo periodo episodi di rilievo politico tra Roma e l’Etruria: anche durante la guerra sociale, l’unico episodio di rilievo è una delegazione inviata a Roma nel 91 a.C. per protestare contro una proposta di legge che avrebbe dovuto dare la cittadinanza in cambio della cessione di alcune terre. La lex Iulia dell’anno seguente – che metterà fine alla guerra sociale – vede l’Etruria beneficiare della cittadinanza romana, provvedimento riguardante prima chi non aveva preso le armi contro Roma e poi esteso a chi le avesse deposte.
I successivi avvenimenti storici, da questo momento, riguardano quindi un Etruria quasi del tutto “romanizzata”. Nel periodo della guerra civile tra Cesare e Pompeo si ha la fondazione di nuove colonie cesariane (Volterra, Veio, Capena, Lucus Feroniae, Castrum Novum) che da un lato pongono rimedio allo spopolamento delle campagne, mentre dall’altro assicurano il controllo di Cesare di un territorio particolarmente strategico, data la vicinanza a Roma. Arezzo, che già aveva due “classi” di cittadini, si vide costretta ad averne addirittura una terza (Arretini Veteres, Fidentiores sillani e Iulienses cesariani). Gli episodi che vanno dall’assassinio di Cesare all’ascesa di Ottaviano avvengono in un quadro pienamente romano-italico, dove quello che resta della componente etrusca è diviso tra i due eserciti contendenti. Nuove colonizzazioni avverranno – nella parte meridionale (Sutri, Firenze, Pisa, Roselle, Siena) – ad opera proprio di Ottaviano, che “risparmiò” la parte centro-settentrionale.
L”età della memoria”. La politica di Augusto mirava a consolidare il potere dei municipi italici con personalità politiche a lui legate (nobiltà emergente, militari, liberti), creando un’identità italica nella quale fondere e integrare realtà diverse e storia differenti. L’apporto etrusco si rivelò fondamentale nella sfera religiosa e rituale, identificata come Etrusca disciplina, ossia la definizione che meglio designava la dedizione alle pratiche religiose del popolo etrusco. L’imperatore Claudio, nel 47 d.C., definì quella etrusca la disciplina più antica d’Italia e propose allo stesso tempo di continuarla riorganizzando l’ordine degli aruspici.
Un ritrovamento del tentativo di recupero romano delle conoscenze sugli Etruschi è dato dal rilievo dei popoli etruschi da Caere (attualmente esposto ai Musei Vaticani), ossia un rilievo marmoreo facente parte di un fianco di un altare non posteriore al 49 d.C., probabilmente proveniente dall’Augusteum locale. Su quello che rimane della lastra in questione vi sono tre figure (statue) recanti ognuna un’iscrizione che le identifica come rappresentazione di fondatori di popoli (precisamente Vetulonenses, Volcentani, Tarquinenses); un modello analogo doveva trovarsi anche nel Fanum Voltumnae, il luogo simbolo della lega etrusca (Campo della Fiera, Orvieto?).