Continuazione de: La riforma agraria impossibile [1/2]: Tiberio Gracco
In seguito all’assassinio di Tiberio Gracco, una parte dell’aristocrazia era consapevole dei problemi della società romana ed era disposta a perdere qualche privilegio pur di evitare la situazione di instabilità che avrebbe potuto mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza del loro potere. Il parere restava comunque quello che a governare fosse la classe aristocratica, ma con un occhio verso classi subalterne, alleati e provinciali. Un’altra parte dell’aristocrazia, al contrario, non era disposta a concessioni di potere e privilegi ed era pronta anche a scavalcare la legge, ricorrendo se necessario alla violenza fisica e all’omicidio. La lotta tra questi due gruppi, rispettivamente populares e optimates, non riguardava più classi sociali; non sono da intendersi nemmeno con il concetto della parola “partito”, piuttosto due orientamenti interni alla sola aristocrazia.
La politica di Gaio sembrò andare nel verso giusto, ma ci fu sempre l’aristocrazia ottimata con cui fare i conti. Approfittando dell’assenza del tribuno, recatosi in Africa per pianificare la fondazione di una colonia, il Senato approvò una serie di misure a favore del proletariato. Ma come mai gli ottimati che erano sempre contrari ad ogni forma di concessione appoggiarono tali riforme? Semplice, per il semplice fatto di togliere consenso a Gaio. Ma non finì qui: avendo di fatto il controllo degli organi preposti alle leggi, l’aristocrazia introdusse un nuovo strumento giuridico, il senatusconsultum ultimum, un provvedimento che conferiva ai consoli pieni poteri in caso di gravi minacce all’ordine pubblico, tra cui anche la condanna a morte di un cittadino romano senza alcun processo.
Se con l’uccisione di Tiberio si era giunti all’omicidio politico, illegale, ora un eventuale assassinio di questo genere diventava a tutti gli effetti legale e non perseguibile. Dopo aver fallito la terza elezione al tribunato della plebe nel 121 a.C. Gaio fu dichiarato nemico pubblico insieme ai suoi sostenitori: per sfuggire alla cattura Gaio preferì farsi uccidere da uno schiavo; poi fu decapitato e il corpo gettato nel Tevere. Sorte diversa ebbero i suoi sostenitori, tutti catturati (in una vera e propria caccia all’uomo da parte aristocratica) e giustiziati.
La riforma agraria di Gracchi? Quella di Gaio fu smantellata per sempre. Anzi, ignorata, proprio come quella di suo fratello Tiberio: la repressione violenta ebbe l’effetto di scoraggiare per molti anni (sino a Gaio Mario e a Livio Druso) a venire l’iniziativa politica dei populares.
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