La riforma, se poteva essere vista con buon occhio dai ceti meno abbienti, fu osteggiata invece dall’aristocrazia, che era composta proprio da grandi latifondisti che si vedevano limitare i propri interessi economici. La “soluzione” (se così la si può chiamare) fu abbastanza semplice: la corruzione. Poiché i tribuni della plebe dovevano prendere le decisioni all’unanimità, bastava un solo parere discorde per bloccare il percorso della legge. L’anello debole della catena fu il tribuno Ottavio, che passò dalla parte dell’aristocrazia. La reazione di Tiberio fu altrettanto immediata, e fece dichiarare decaduto il tribuno corrotto con l’accusa di aver tradito gli interessi della plebe per il quale era stato eletto con il dovere di rappresentare.
Il percorso della legge, tolto di mezzo il problema di Ottavio, dovette fare conti con il tempo e la legge vigente: per portare a termine la riforma, nell’anno 132 a.C., si rese necessaria la riconferma di Tiberio, che però non poteva essere rieletto per anni consecutivi nella medesima magistratura. Il tentativo di Tiberio di essere riconfermato diede modo però a chi lo osteggiava di poter scatenare una violenta campagna di propaganda nei suoi confronti, con le accuse di volersi creare un potere personale diventare tiranno. Essendo screditato anche dall’opinione pubblica, a Tiberio non bastò l’immunità (e inviolabilità della persona) che la carica di tribuno gli aveva conferito: in occasione delle elezioni per il tribunato, Tiberio fu attaccato da una banda armata composta da senatori guidati da Scipione Nasica, cugino di Tiberio e pontefice massimo, e ucciso insieme a centinaia di suoi seguaci.
La legge agraria, ora che veniva a mancare il suo ideatore e i suoi sostenitori (grazie al clima di terrore instaurato), non venne neanche abolita: fu semplicemente ignorata. La vicenda di Tiberio Gracco ad ogni modo segnò un momento decisivo per le sorti della Repubblica romana: oltre ad essere il primo omicidio politico della storia di Roma (il primo di una lunga serie), spaccò la classe dirigente romana tra ottimati e popolari.
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