[immagine di copertina: Pitagorici celebrano il sorgere del sole di Fëdor Bronnikov,1869]
La tradizione ha presentato la figura di Pitagora come quella di un profeta-mago, di un operatore di miracoli a cui ha attribuito una sapienza nascosta, che egli avrebbe riservato agli iniziati e che avrebbe appreso direttamente dal suo dio protettore, Apollo, per bocca di Temistoclea, una sacerdotessa di Delfi. In realtà ciò che sappiamo di lui, se si prescinde dagli elementi leggendari, è molto poco.
«Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: ‘smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce’.» (Diogene Laerzio)
La setta dei pitagorici non si limitava a condividere conoscenze tecnico-scientifiche, ma aveva anche regole ascetiche (come ad esempio il vegetarianesimo) e praticava la comunione dei beni. Essa considerava Pitagora come unico riferimento e vietava di apportare modifiche alla dottrina (valeva il principio dell’ipse dixit), tanto meno di diffonderla ad estranei (Ippaso di Metaponto fu cacciato per aver diffuso l’idea di “infinito matematico”).
«Quanto Pitagora comunicava ai discepoli più stretti, nessuno è in grado di riportare con sicurezza: in effetti presso di loro il silenzio era osservato con grande cura. Tuttavia, i punti ammessi sono i seguenti: prima di tutto, che l’anima è immortale; inoltre, che essa trasmigra in altre specie di animali; inoltre, che in periodi determinati, ciò che è stato rinasce, che nulla è assolutamente nuovo; e che bisogna riconoscere la stessa specie a tutti gli esseri che ricevono la vita. In effetti sono questi, secondo la tradizione, le dottrine che Pitagora per primo introdusse in Grecia.» (Porfirio)
Quando nelle città magno-greche si determinò un movimento democratico che distrusse le istituzioni di tipo aristocratico – politiche e non – dei pitagorici, questi furono massacrati o costretti a fuggire, esportando in quest’ultimo caso la filosofia pitagorica anche al di fuori dell’Italia meridionale.
Il contributo dei pitagorici alla cultura umana tuttavia può essere definito notevole. A loro si deve, infatti, la fondazione scientifica della matematica (aritmo-geometria); ad essi si deve pure un’intuizione che starà alla base della scienza moderna (passata dai Pitagorici a Platone, da Platone a Galileo Galilei): quella secondo la quale la matematica costituisce il più importante codice d’interpretazione della realtà. Altre due dottrine sviluppate dai pitagorici oggi sono alla base dell’astronomia e della biologia moderne: l’eliocentrismo, secondo cui la Terra si muove intorno al Sole, e l’encefalocentrismo, quella secondo cui il cervello (e non il cuore) è l’organo della vita spirituale.