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La figura di Eracle: Ultimi anni, morte e apoteosi

Questo è l’articolo conclusivo sulla figura di Eracle. Parleremo degli ultimi anni, della morte e della sua apoteosi tra gli dei del Monte Olimpo. Il figlio preferito da Zeus giunge così al suo premio, dopo aver sopportato dodici fatiche, una vita avventurosa ma tormentata dalla morte dei propri cari per mano sua…


V. Ultimi anni, morte e apoteosi. Se si escludono le leggende dell’infanzia e, in una certa misura, il ciclo delle Dodici Fatiche, nessun’latra parte delle tradizioni eraclee presenta un tutto così coerente come il racconto, particolarmente drammatico, degli avvenimenti che portarono l’eroe alla sua apoteosi finale sull’Era. Questa organizzazione delle leggende risulta soprattutto dall’opera di poeti tragici e non è un caso se le Trachinie si Sofocle sono, per questa fine del mito di Eracle, la fonte più importante e più elaborata.

Il «filo conduttore» del dramma è l’amore di Deianira. Questo amore serve a ricollegare avventure tanto diverse come la lotta contro Nesso,  la morte d’Ifito, la schiavitù presso Onfale e, infine, la catastrofe e la morte dell’eroe.

Il matrimonio con Deianira era stato deciso durante l’incontro fra Eracle e Meleagro, agli Inferi. Eracle ebbe tuttavia qualche difficoltà a ottenere la mano della giovane. Dovette disputarla al dio-fiume Acheloo, nel corso di una lotta accanita. Per qualche tempo, Eracle abitò con Deianira a Calidone, presso il suocero Eneo. Ma ben presto, perseguito dalla fatalità, uccise involontariamente Eunomo, figlio di Architele, parente d’Eneo, il quale serviva come paggio presso quest’ultimo. Benché Architele avesse perdonato questo delitto all’eroe, questi non volle stare più a lungo a Calidone, e partì in esilio con la moglie e il figlio Ilio. Durante questo viaggio dovette lottare, per la terza volta, contro un Centauro, Nesso.

Eracle uccide il Centauro Nesso

Nesso abitava sulle rive del fiume Eveno, dove esercitava la funzione di traghettatore. Allorché Eracle si presentò con Deianira, Nesso lo trasportò, poi tornò sull’altra riva per far attraversare Deianira. Ma, durante il tragitto, tentò di violentare la donna. Ella invocò aiuto, Eracle, con una freccia, trafisse il cuore del Centauro nell’istante in cui questi poneva il piede sulla riva. Al momento di morire, Nesso Deianira e le disse che, se un giorno Eracle non l’avesse più amata, ella avrebbe potuto obbligarlo con l’aiuto d’un filtro amoroso che poteva confezionare con sangue che colava dalla propria ferita. Deianira, credula, raccolse il sangue di Nesso, e lo conservò. Sulla composizione di questo preteso filtro d’amore, le tradizioni variano: ora si tratta del sangue del solo Nesso, ora questo sangue deve essere mescolato a quello che era colato dalla ferita dell’Idra di Lerna; ora, infine, Deianira doveva aggiungerci il seme sparso da Nesso durante il tentativo di stupro.

Un secondo episodio del viaggio è l’incontro con Teiodamante e il combattimento contro i Driopi. Ma Eracle, Deianira e Ilio finirono con l’arrivare presso Ceice, che li accolse favorevolmente e li ospitò. Proprio per Ceice Eracle intraprese e portò a buon fine varie spedizioni.

A questo punto si situa l’uccisione d’Ifito, figlio d’Eurito. In seguito a questo crimine, Eracle fu di nuovo colpito da pazzia. Si recò allora a Delfi e chiese alla Pizia come avrebbe potuto essere «purificato». Ma la Pizia si rifiutò di rispondergli. Eracle, insoddisfatto, minacciò di saccheggiare il santuario e cominciò con l’appropriarsi del treppiede profetico, sostendendo di andare a istituire altrove un oracolo che gli sarebbe appartenuto.

Apollo sopraggiunse in aiuto della sua sacerdotessa e si scatenò la lotta fra l’eroe e il dio suo fratello. Dimodoché Zeus scagliò il suo fulmine fra i due per separarli. Eracle abbandonò il tentativo; ma la Pizia, infine, gli predisse l’oracolo desiderato: per essere definitivamente purificato, Eracle doveva vendersi come schiavo, e servire un padrone per tre anni (paragonare le condizioni alle quali aveva già dovuto sottomettersi a Euristeo). Il denaro della sua vendita sarebbe stato dato a Eurito, padre d’Ifito, come «prezzo del sangue». Eracle si sottomise. Egli fu acquistato da Onfale, regina di  Lidia, al prezzo di tre talenti. Il denaro fu offerto a Eurito, che rifiutò il compenso.

Eracle e Onfale – Luca Giordano – Museo di Capodimonte

Al servizio d’Onfale, Eracle compì varie imprese: la cattura dei Cercopi, i combattimenti contro Sileo e Litierse. Gli autori si diffondono soprattutto in particolari sugli amori dell’eroe e della regina. Si sono compiaciuti nel rappresentare Eracle vestito, secondo la moda lidia, di lunghi vestiti femminili, mentre la regina aveva preso i suoi attributi: la clava, la pelle del leone. Eracle, seduto ai suoi piedi, imparava a filare. Vi è qui un tema folcloristico (lo scambio dei vestiti) che è stato sfruttato largamente come «esempio» da moralisti e filosofi.

Proprio durante questa schiavitù presso Onfale i mitografi ponevano la caccia del cinghiale di Calidone e le imprese di Teseo contro i briganti che infestavano l’Istmo di Corinto. Spiegavano in tal modo l’assenza dell’eroe durante questi avvenimenti.

Secondo Apollodoro, una volta che Eracle fu libero dalla schiavitù, essendo trascorsi i tre anni prescritti dall’oracolo, l’eroe intraprese la grande spedizione contro Troia. Secondo altri, questa spedizione di pone dopo la guerra contro le Amazzoni, s’inserisce perciò all’interno delle Dodici Fatiche, dopo la ricerca della cintura d’Ippolita.

Più generalmente, si attribuisce allo stesso periodo la guerra contro Eurito e la conquista d’Ecalia. Eracle aveva chiesto la mano di Iole, sua concubina. Frattanto, Deianira, rimasta presso Ceice, apprese da Lica, compagno d’Eracle, che Iole rischiava di farla dimenticare. Ella si ricordò allora del «filtro d’amore» indicato da Nesso morente e decise di ricorrervi.

Eracle, dopo la vittoria su Eurito, volle consacrare, in segno di ringraziamento, un altare a Zeus, e, per questa cerimonia, aveva mandato Lica a Trachis a chiedere a Deianira un vestito nuovo. Deianira immerse una tunica nel sangue di Nesso, e consegnò questo vestito a Lica.

Morte di Eracle – Francisco de Zurbaràn

Eracle, non sospettando niente, indossò la tunica e si sentì in obblico di offrire il sacrificio a Zeus. Però, man mano che la tunica si riscaldò al contatto del suo corpo, il veleno che l’impregnava sprigionò la sua violenza e attaccò la pelle. Presto il dolore si fece così insopportabile che Eracle, fuori di sé, afferrò Lica per un piede e lo scagliò in mare. Contemporaneamente, cercava di togliersi l’abito fatale. Ma il tessuto s’incollava al corpo e la carne veniva inseme ad esso, a brandelli. In questo stato, fu trasportato a Trachis su una nave. Quando comprese ciò che aveva fatto, Deianira si uccise. Eracle dette allora le ultime disposizioni. Affidò a Illo la sua concubina Iole, chiedendogli di sposarla quando fosse stato in età di farlo, Poi, accese il monte Eta, non lontano da Trachis, e, sulla cima, innalzò un grande rogo sul quale salì. Terminati questi preparativi, ordinò ai servitori di appiccare il fuoco. Soltanto Filottete (oppure suo padre Peante) si rassegnò e obbedì. Come ricompensa, Eracle gli diede il suo arco e le frecce. Mentre il rogo ardeva, risuonò un colpo di tuono e l’eroe venne innalzato al cielo su di una nuvola.

Apoteosi di Eracle – Museo del Louvre Parigi

Si raccontava che, prima di morire, Eracle aveva fatto promettere a Filottete, il quale era il solo testimone della sua morte, di non rivelare a nessuno il luogo della pira. Filottete, interrogato in seguito, si rifiutò di dire alcunché; ma, recatosi sul luogo del rogo, aveva battuto la terra con il piede con un gesto significativo, infrangendo così il divieto di Eracle. Più tardi, ne fu punito con una crudele ferita allo stesso piede.

Esisteva una variante sugli ultimi momenti d’Eracle. Eracle non sarebbe morto su un rogo acceso volontariamente. Torturato dalla tunica impregnata col sangue di Nesso, si sarebbe incendiato al sole e si sarebbe gettato in un ruscello vicino a Trachis, per cercare di spegnere il fuoco che lo divorava. Così, sarebbe perito annegato. Il fiume nel quale si era gettato era rimasto caldo in seguito a questo incidente, e questo fatto spiegherebbe le origini delle Termopili, fra la Tessaglia e la Focide, dove c’era (e dove c’è sempre) una sorgente calda.

Apoteosi di Eracle – Museo del Louvre Parigi

La morte d’Eracle, nell’una e nell’altra versione, fa intervenire il fuoco: attraverso di esso Eracle si spoglia degli elementi mortali ch’egli doveva alla madre mortale, Alcmena. Così, Teti cercò di purificare Achille, tenendolo esposto al calore d’un fuoco, per renderlo immortale.

Una volta fra gli dei, Eracle si riconciliò con Era; dopo una cerimonia durante la quale fu simulata la nascita dell’eroe, come s’egli uscisse dal seno della dea, ella divenne la sua madre immortale. Egli sposò Ebe, dea della giovinezza, e dal quale momento, fu uno degli Immortali, avendo meritato questa gloria attraverso le sue fatiche, il suo valore e soprattutto le sue sofferenze.

La leggenda attribuiva ad Eracle settanta figli, quasi tutti maschi.

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