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La dinastia dei Comneno: excursus sulla rinascita dell’impero Bizantino

La situazione dell’impero Bizantino tra gli anni 1000 e 1100

L’ascesa della potenza Turca in Asia Minore si ha come conseguenza della catastrofica sconfitta bizantina subita nel 1071 e dieci anni dopo, la famiglia dei Comneno sale al trono con Alessio Comneno, un grande generale. La situazione dell’impero se confrontata con l’epoca precedente di Basilio II, vede i confini dell’impero notevolmente ridotti.

I Comneno saliti alla guida dell’impero Bizantino sono stati tre: Alessio I Comeno, Giovanni II dal 1143 e poi Manuele I Comeno fino al 1180.

Quando muore Alessio I, l’Asia Minore si è ridotta moltissimo, del tutto perduta tranne la parte nord-occidentale; in Europa è la regione della Dalmazia ad essere perduta. Furono i suoi successori, con campagne militari molti frequenti, che riuscirono a recuperare territori in Asia Minore con notevoli sacrifici sia militari sia economici.

Con i Comneno, durante il XII secolo, la situazione sociale è notevolmente cambiata: non vennero più al potere gli esponenti delle grandi famiglie nobiliari (Foca, Duca, ecc.), poiché tutte le cariche saranno appannaggio della famiglia Comeno, che regneranno sull’impero come se fosse un grande latifondo personale. Quando si parla di famiglia Comneno bisogna intenderla allargata, comprendendo anche i parenti acquisiti con vincoli matrimoniali, dopo i Comneno regneranno gli Angelo che facevano parte dell’alta aristocrazia che si viene a formare.

A Bisanzio non ci fu, fino al XII secolo, un’aristocrazia chiusa ma chiunque poteva ascendere ai posti più alti, ora questa situazione non vi è più e l’unico modo per accedervi è il matrimonio con i membri della famiglia imperiale.
La media aristocrazia è costituita dai latifondisti, la medio-bassa aristocrazia invece dai Proniari; sotto i Comneno si istituirono nuove classi tra cui la pronoia (provvidenza): sulla base di un rescritto imperiale colui che riceveva questa beneficenza imperiale diventava proprietario di un possedimento terriero che non era un piccolo campo ma neanche un latifondo, i documenti quasi mai chiamano colui che riceve la pronoia ma viene indicato come stratiota, non più soldato contadino ma diventato proprietario terriero alle cui dipendenze vi sono i contadini (parici) che lavorano la terra per lui. Adesso gli elementi di feudalesimo diventano più evidenti. Caratteristica dei Proniari è il seguito armato con il quale interviene nelle guerre decise dall’imperatore.

Un altro aspetto caratteristico del XII secolo, ma esistente già dall’XI, è quello del Charistikion (grazia), che consisteva nella concessione dell’amministrazione dei beni di un monastero ad un amministratore civile e questa pratica di affidare i beni del monastero era già esistente precedentemente ma chi dava questo compito era il vescovo sotto le cui dipendenze vi erano i monasteri. Amministrare i beni di un monastero era molto ambito essendo beni fondiari con fattorie, mulini ecc. e l’amministratore doveva provvedere al sostentamento dei monaci, al restauro dove fosse stato necessario, e tutto ciò di residuo veniva intascato dall’amministratore e nel XII secolo i Comneno si accreditarono la facoltà di elargire questi benefici perché erano un modo per ricompensare le persone fedeli alla dinastia che avevano servito.

Sia la Pronoia sia la Charistikion duravano quanto la vita del beneficiario e occorreva un rescritto imperiale per dare all’erede i benefici del padre.

Un’altra istituzione fu l’Epitrophia che elargisce il sovrano ad un suo fedele suddito per ricompensarlo, può essere sia la concessione di un terreno, sia l’amministrazione di un monastero ma aveva durata limitata nel tempo. Il secolo Comneno fu un epoca brillante, l’impero fu ancora una potenza internazionale ma alla fine del regno del penultimo, Manuele Comneno, cominciò la crisi, soprattutto militare, poiché soprattutto Giovanni e Manuele combatterono moltissimo sui fronti occidentali e orientali, l’anno fatidico fu il 1176 a Miriocefalo dove l’esercito imperiale, guidato da Manuele, intervenne per fronteggiare i Turchi ma fu completamente distrutto. Fu l’anno, il 1176 delle sconfitte dei due imperatori, Manuele a Miriocefalo contro i Turchi e Federico Barbarossa a Legnano contro i Comuni.

Ma le due situazioni erano differenti: Barbarossa riuscì a riappacificarsi sia con Papa sia con i Comuni riuscendo a concludere il suo regno anche tramite il matrimonio con i Normanni nel sud Italia, invece il regno di Manuele andò verso il declino, le fonti bizantine dicono che nonostante fosse un imperatore gioviale e introdusse la pratica delle giostre da quel giorno divenne triste e nel 1180 Manuele muore e lasciò il suo erede minorenne, Alessio II, e il trono venne usurpato dal cugino Andronico Comneno, un personaggio avventuriero e rivale del cugino.

Ruppe con il cugino e intraprese viaggi in oriente, riappacificatosi ottenne il comando in Asia Minore e quando morì Manuele I nel 1180 usurpa il trono dopo che in Costantinopoli vi fu un eccidio di veneziani perché si affermava al centro della politica bizantina una tendenza anti-occidentale. Il regno di Andronico inizia con un eccidio e si conclude con un eccidio. Attuò una politica anti-aristocratica, volle combattere la corruzione applicando leggi severissime ma finì con l’istaurare un regime di terrore e la conseguenza fu che gli vennero a mancare le forze militari che provenivano dai grandi latifondisti e dai Pronoiai e quando i Normanni attaccarono l’impero conquistarono Tessalonica in Calcidica e si vendicarono dell’eccidio subito e quando a Costantinopoli si sparse la voce dell’evento, Andronico non poteva fare nulla per contrastare l’avanzata Normanna e la popolazione si rivoltò contro di lui che venne ucciso e fatto a pezzi.

Subito dopo Andronico, la situazione è compromessa e salì al trono Isacco II Angelo, imparentato con i Comneno, nel frattempo i Normanni si diedero a fare razzie marciando scompatti e furono dimezzati da epidemia ritornando da dove erano venuti lasciando Tessalonica.

Con il regno degli Angelo, nel 1185 ci si avvicina al 1204, anno della caduta di Costantinopoli sotto i Crociati. La Quarta Crociata deviò su Costantinopoli grazie alle bevie interne alla famiglia degli Angelo. Isacco II fu un personaggio mediocre, riuscì a metter su una parvenza di esercito contro i Bulgari che dopo la morte di Basilio II avevano rialzato la testa costituendo un secondo impero e nel 1195 quando Isacco II stava per muovere contro i Bulgari, il fratello Alessio accecò Isacco e lo fece imprigionare assieme al figlio Alessio.

Alessio III era il fratello maggiore e detronizzò il fratello perché desiderava governare senza alcun fine, scese a patti con i Bulgari che approfittarono di queste debolezze.

La Quarta Crociata fu organizzata dal Papa Innocenzio III e parteciparono francesi, fiamminghi ma soprattutto veneziani che misero a disposizione la flotta con il Doge Enrico Dandolo. Naturalmente il Papa, non prevedeva e non voleva che la crociata conquistasse Costantinopoli, l’idea della crociata era che giungesse in Egitto e iniziasse una spedizione contro i Musulmani anche con la partecipazione di Bisanzio una volta che l’imperatore avesse riconosciuto l’autorità del Papa durante lo Scisma.

La conquista di Costantinopoli fu messa in conto proprio dai veneziani, a cui stava a cuore la salvaguardia dei propri commerci verso l’oriente che passavano per Bisanzio avendo anche agevolazioni fiscali ma ogni volta che vi era un nuovo imperatore dovevano rinnovare queste concessioni. Un episodio avvenuto con Manuele Comneno prima del 1176, in un atto d’ira contro l’occidente annullò ogni contrattazione data e fece imprigionare tutti gli occidentali residenti nell’impero fu un ordine molto ben premeditato perché scattò in tutto l’impero lo stesso giorno e quindi i dispacci furono inviati molto prima per dare l’ordine. Dopo qualche tempo la situazione mutò e Manuele si rese conto che non poteva tirare troppo la corda ma i veneziani non scordarono il torto subito in questa occasione e furono proprio le questioni interne alla famiglia Angelo a portare la crociata a Costantinopoli e nel 1203, dopo otto anni di prigionia, Alessio Angelo, figlio di Isacco Angelo, riuscì a fuggire in occidente presso l’imperatore tedesco, Filippo di Svevia il quale non partecipò alla crociata per problemi interni.

La situazione politica durante la fase intermedia dell’ impero Latino.
Dalla cartina si noterà come gli Stati Greci (in rosso), ossia i Bizantini, riconquisteranno i territori perduti

Filippo ricevette Alessio Angelo che chiese aiuto nel rimettere al trono il padre e lui stesso, Filippo quindi consigliò di rivolgersi alla crociata ferma a Zara, città appartenente al dominio di Venezia, resasi però indipendente. Tuttavia la crociata utilizzava le navi veneziani, ma i crociati non avevano soldi per pagare i veneziani e il Doge disse ai crociati di aiutare i veneziani a riconquistare Zara, la prima diversione della crociata che non doveva muovere contro Zara, città cristianissima e che vedendo arrivare i crociati esposero sulle mura i segni della cristianità ma questi fecero orecchie da mercanti. Alessio si diresse a Zara e i crociati, compreso il Doge e Bonifacio di Monferrato comandante militare, furono assai contenti di un intervento a Costantinopoli promettendo una grande quantità di oro e nel luglio del 1203 la flotta crociata entra nel Corno d’Oro venendo accolta dai Bizantini e Alessio III si diede alla fuga portando con sé il tesoro, viene rimesso sul trono Isacco Angelo nonostante accecato con il figlio Alessio, ma la promessa non poteva essere mantenuta perché non c’era oro nelle casse e nell’aprile del 1204, i Crociati stanchi di aspettare decisero di prendere e conquistare Costantinopoli il 13 aprile con tre giorni di saccheggio. Molti dei tesori di arte bizantina nei musei occidentali provengono da questi saccheggi e Niceta Coniata scrisse un’opera sul saccheggio di Costantinopoli descrivendo tutto ciò.

Adesso vi è una nuova situazione, l’impero bizantino scompare e vengono a formarsi spartizioni al suo interno stabilita a tavolino dai Crociati, si venne a creare l’Impero Latino con la parte più occidentale dell’Asia Minore e una parte di territorio intorno a Costantinopoli. Il primo imperatore dell’impero fu Baldovino I delle Fiandre. Ci fu anche un patriarca latino, fedele al Papa, Tommaso Morosini e accanto a questo impero vi furono principati e ducati legati all’impero latino con vincolo feudale: il regno di Tessalonica (Tessaglia, Calcidica e territorio a nord di Costantinopoli) affidato a Bonifacio di Monferrato, in Grecia fu istituito il Ducato di Atene e nel Peloponneso il principato di Acaia dati ai francesi. Si costituì quindi una situazione simile all’occidente. Venezia ebbe il patriarca e si riservò i porti lungo la costa da Durazzo, Cefalonia, Zacinto, Itaca, Modona, Corona, Creta, tutte le isole Cicladi compresa l’Eubea, Lemno, Gallipoli sui Dardanelli, Eraclea da cui si arrivava a Costantinopoli di cui i 3/8 furono veneziani, anche Adrianopoli divenne veneziana. Così facendo si garantì i collegamenti con l’oriente.

Ai margini si crearono dei punti di resistenza bizantini all’impero latino, che durò dal 1204 al 1261. Furono tre i punti di resistenza: Trebisonda sul Mar Nero formando l’impero di Trebisonda dove regnavano i grandi Comneno; poi l’impero di Nicea e in Europa sulla costa adriatica il despotato d’Epiro imparentati con i Comneno. Con il tempo, il sopravvento lo prese l’impero di Nicea con Teodoro I Lascari, parente di Alessio III Angelo. Dopo circa un decennio Nicea riconquista buona parte dei territori persi e riuscì a imporre la propria autorità anche sul despotato d’Epiro e l’impero di Trebisonda e divenne erede dell’impero bizantino e i Lascaridi vennero considerati sovrani bizantini in esilio e nel tempo furono i sovrani Niceni a riconquistare le isole, l’Europa, la Grecia, a sconfiggere i Bulgari, riconquistare Tessalonica e nel 1250 non restava che riconquistare Costantinopoli e poco territorio circostante.

Nel 1261 Costantinopoli venne riconquista senza spargimenti di sangue, il generale Alessio Strategopulo passando per Costantinopoli venne informato che la guarnigione latina si trovava fuori città e che poteva entrare in città che venne riconquistata. L’impero Latino non ebbe mai supporti dall’occidente. Nel 1261 non furono i Lascaridi a riprendere la città ma Michele VIII Paleologo con l’usurpazione ai danni dell’ultimo dei Lascaridi. I Bizantini ritornarono a Costantinopoli con festeggiamenti di grandi lodi ma tutto era cambiato e la situazione era diversa.

Michele VIII si impegnò in una politica di repressione contro gli occidentali, si impelagò in lotte armate e fu uno dei principali fautori dei vespri siciliani impiegando una somma ingente per far riuscire la rivolta contro gli Angioini. Tutta questa vendetta portò Michele VIII a dimenticarsi dell’oriente ma fin quando ci fu uno stato Niceno in Asia Minore i Turchi non avanzarono verso Ovest ed ebbero anche problemi contro i Tartari chiedendo addirittura aiuto ai sovrani di Nicea. Inoltre i Turchi commerciavano con Nicea per l’acquista di grano diventando ricchissima.

L’idea della riconquista di Costantinopoli fu sempre quella dell’ideale imperialistico universale dell’Impero Romano e questa fu da sempre la palla al piede dei bizantini perché se questi fossero rimasti in Asia con una struttura sociale e un esercito i Turchi non avrebbero avuto facilità nell’invadere l’ovest. Nel 1261 viene riconquistata Costantinopoli e nel 1308 i Turchi superano i Dardanelli e conquistano Gallipoli senza che avessero mai trovato resistenza perché i Paleologi dimenticarono completamente l’oriente nonostante la profezia di Giustiniano che diceva che il pericolo non proveniva solo da occidente ma anche da oriente. Non appena la dirigenza ritornò a Costantinopoli lasciando l’Asia Minore, i Turchi ebbero campo libero per avanzare il Europa.

Nel 1390 Costantinopoli fu ridotta a quell’impero latino del 1260 cioè solo Costantinopoli e poco territorio circostante ma nonostante questo si continuava a parlare dell’imperatore bizantino come unico e voluto da Dio.

Costantinopoli nel 1390stemma

Un documento interessante che risale al 1390 vede la situazione di Costantinopoli governata da Manuele II Paleologo regnare sulla città e territorio. In questo periodo arrivo al patriarca di Costantinopoli, Antonio IV una lettera del Gran Duca di Russia, Basilio figlio del Gran Duca Demetrio Donskoi che aveva sconfitto i Datari che avevano minacciato Mosca e si conoscono le parole di Basilio grazie alla risposta del patriarca e che dice:

in Russia continuiamo a pregare durante la messa e a citare il nome dell’imperatore bizantino, ma abbiamo una chiesa e il nome del patriarca lo citiamo con piacere, ma noi non abbiamo più un impero e perché dobbiamo continuare a pregare per quest’imperatore.

Ora che l’impero e debole è la Chiesa che prende le difese dell’impero:

«Nobilissimo gran re di Moscovia e di tutta la Russia, nello spirito santo beneamato, figlio della nostra modestia, signor Basilio… Il santo imperatore ha un grande posto nella Chiesa; non è per nulla come gli altri regnanti e signori di paesi e questo perché gli imperatori fin dall’inizio hanno sostenuto e rafforzato la vera religione in tutta l’ecumene. Gli imperatori convocavano i concili ecumenici; essi stabilivano e ordinavano che fosse accolto quello che dicono i divini e sacri canoni circa i veri dogmi e il governo dei cristiani; e combatterono molto contro le eresia; e assieme ai concili rilasciarono decreti imperiali che fissavano i seggi metropoliti dei vescovi e la divisione delle loro diocesi e il decorso dei confini; perciò gli imperatori hanno un grande onore e una grande posizione nell’ambito della Chiesa. Anche se, premettendolo Iddio, i popoli [barbari] hanno circondato il dominio dell’imperatore, questi ha fino ad oggi lo stesso sostegno della Chiesa, la stessa posizione e le stesse preghiere, e viene unto con la solenne mirra, e ordinato basileus e autocrate dei Romei, cioè di tutti i Cristiani; e nome dell’imperatore è ricordato in tutti i luoghi da tutti i patriarchi, metropoliti e vescovi, dovunque ci sia gente che porti il nome di Cristiani. Nessun altro regnante o principe ha mai avuto un tale potere riconosciuto da tutti di modo che anche gli stessi Latini, i quali non hanno niente in comune con la nostra Chiesa, rendono essi stessi a lui lo stesso onore e presentano la stessa sottomissione come nei giorni passati, quando erano uniti a noi, ma molto di più gli devono ciò i Cristiani ortodossi. Infatti non perché i popoli [barbari] circondano il dominio dell’imperatore, da ciò deve seguire che debbano i Cristiani disprezzarlo, ma al contrario essi avrebbero dovuto piuttosto imparare qualcosa ed essere diventati più saggi in quanto se il grande imperatore in persona, signore e regnante dell’ecumene, che abbraccia un così grande potere, viene a trovarsi in così grande difficoltà, cosa dovrebbero soffrire alcuni principi o regnanti di stati più piccoli e con un minor numero di sudditi? Infatti la Vostra nobiltà e il Vostro stato sono spesso esposti a sofferenze e assedi e prigionia da parte degli infedeli ma perciò non sarebbe giusto se mostrassimo disprezzo verso la nobiltà Vostra; al contrario la modestia nostra e il santo imperatore, noi vi scriviamo secondo la vecchia abitudine e sia nelle lettere che nei documenti che per bocca degli ambasciatori, Vi rendiamo lo stesso onore che ebbero i grandi re Vostri predecessori.
E non è bello, figlio mio, quando dici che abbiamo una Chiesa, ma non un imperatore. Non è possibile per i Cristiani avere una Chiesa e non avere un impero. Chiesa e Impero sono strettamente uniti [e formano] una comunità e non è possibile che siano separati l’una dall’altro. I soli imperatori che i Cristiani non riconoscono sono gli eretici, quelli che hanno infuriato contro la Chiesa e introdotto dottrine corrotte e aliene agli insediamenti degli Apostoli e dei Padri. Il nostro potente e santo autocrate, per grazia di Dio, è il più ortodosso e il più fedele, ed egli è il campione e il difensore e il vendicatore della Chiesa: e non è possibile che ci possa essere un vescovo che non faccia menzione del suo nome.
Senti cosa dice il corifeo degli Apostoli Pietro, nella prima delle sue “epistole cattoliche”. “Temete Iddio, onorate il basileus”. Egli non disse “i re”, affinché qualcuno non potesse pensare a coloro che vengono chiamati qua e là re tra i popoli [barbari], bensì “il re”, per mostrare che uno era il basileus universale. E chi indicano queste parole? A quel tempo era infedele e persecutore dei Cristiani; ma come Santo ed Apostolo prevedendo il futuro e sapendo che i Cristiani avrebbero avuto un basileus, insegnò agli uomini a onorare il basileus miscredente, affinché imparassero da lui come si deve onore quello pio e ortodosso. Pertanto se ci sono anche degli altri cristiani che si assumono il nome di imperatore, tutto ciò è contro natura e contro la legge e risultato piuttosto di usurpazione e violenza. Di chi parlano alcuni padri, certi sinodi e alcuni canoni? Ma è dell’imperatore naturale che gridano fortemente su e giù, di colui le cui leggi, ordinanze e decreti vengono accettati in tutta l’ecumene, dell’imperatore e di lui solamente, che i Cristiani ovunque ricordano, e non di un altro.»

La potenza dell’ideologia non apre gli occhi alla situazione reale anche se con l’impero di Nicea vi era stata la possibilità di staccarsi da questa ideologia.
Rispondendo alla tesi di Gibbon, che considera tutto il millennio bizantino come di decadenza perché ripetitivo, ma che in realtà non fu immobile perché dal punto di vista sociale ci sono stati cambiamenti notevoli e l’unica invariante fu proprio l’ideologia imperiale e  se si guarda la storia imperiale si può avere l’idea di una storia sempre fissa nel tempo. Ideologia che rimase a Mosca, che viene detta “la Terza Roma”, riprese con gli Zar lo stesso potere ideologico degli imperatori Bizantini.

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