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La città di Pompei (pt. 5): gli edifici termali

Pompei è una città ricca di terme, che sono di varie tipologie e varia datazione. Le più antiche sono le Terme Stabiane (III secolo a.C.) e le Terme Repubblicane. Inizialmente il complesso termale era attiguo al luogo dove si praticavano esercizi fisici (palestra), e progressivamente arriva a fondersi sempre di più in un unico ambito spaziale-strutturale: si hanno così gli spogliatoi, le sale per i bagni (freddi, tiepidi e caldi) e le sale per la detersione del corpo. In altre terme, come quelle Repubblicane, persiste quella separazione, in questo caso con la Palestra Sannitica. Nel II secolo a.C. furono introdotte le intercapedini per il riscaldamento dei locali, attraverso un livello inferiore che aveva delle suspensurae che sostenevano il piano di calpestio. Esistono tra l’età repubblicana e l’età imperiale una serie di varianti di sistemi funzionali: ne sono un esempio il laconicum (che o viene convertito per un bagno di tipo differente o ritorna ad assumere la sua funzione originaria), la separazione tra settore maschile e settore femminile, la destinazione di una stesso locale sia a uomini che a donne ma in momenti separati. Un’altra tipologia è quella delle terme private, dove non vi è quasi mai la palestra e si tratta di un luogo di svago per un pubblico circoscritto.


Terme Stabiane. Di questa struttura sono state individuate ben sei fasi edilizie.

L’ingresso alla struttura affaccia su via dell’Abbondanza, nei pressi del monumento, il tetrastilo degli Holconii, dedicato dai due fratelli (che avevano restaurato il teatro). Addentrandosi verso nord nell’impianto termale si raggiungevano subito in rapida successione l’apodyterium, il tepidarium e il calidarium. Da notare il sistema di riscaldamento delle pareti, oltre a quello già citato della pavimentazione, che avveniva tramite la concameratio, ovvero un’intercapedine composta da tegulae mammate che distanziava la parete interna dal muro esterno. Lo stesso riscaldamento partiva da un ambiente adiacente, il praefurnium, dove si bruciava la legna. Sul lato opposto si trovava il settore femminile, più piccolo come dimensioni rispetto a quello maschile e non absidato. Tra il settore femminile e l’uscita di Via del Lupanare si hanno dei piccoli ambienti, alcuni dei quali sotterranei, che svolgevano la funzione di servizio o erano gli ambienti ristretti dell’impianto primitivo.


Terme Repubblicane. Le terme come tali sorgevano nei pressi della Palestra Sannitica e avevano la funzione di suo balneum. Furono edificate alla fine del II secolo a.C. e cessarono di funzionare dopo la deduzione coloniale, quando furono smantellate. Vari scavi stratigrafici hanno scoperto al di sotto della struttura una serie di blocchi in pappamonte, che testimoniano la frequentazione dell’area già in età arcaica. I due settori avevano due ingressi indipendenti. I principali ambienti, riconoscibili allo stato attuale, sono il laconicum e il calidarium: il primo aveva nicchie circolari sulle pareti ed il riscaldamento partiva da una struttura cava circolare presente nella stessa stanza; il secondo aveva un rivestimento in cocciopesto e aveva delle suspensurae in opus incertum che sostenevano delle tegole.


Terme del Foro. La costruzione è di età coloniale, e non è da escludere che vi fosse un impianto più antico nei pressi del balneum (pozzo), punto di raccolta dell’acqua. Gli ingressi per gli uomini e le donne erano separati, e affacciavano rispettivamente su Via del Foro e Via delle Terme. I maggiori cambiamenti apportati furono di età augustea: il laconicum viene convertito in frigidarium, il destrictarium in ambiente aperto sulla palestra, e nel calidarium maschile ospitò una vasca marmorea. I danni del terremoto del 62 d.C. non furono risanati all’epoca dell’eruzione: il tepidarium era adibito solo a spogliatoio, il settore femminile era chiuso e la ricostruzione delle intercapedini era da poco terminata nel settore maschile. La pavimentazione era in tasselli bianchi con a margine tasselli neri. Curiosità: la struttura era aperta anche di sera (come testimoniato dal ritrovamento di centinaia di lucerne) e i calidaria dei due settori erano addossati, sfruttando ognuno il calore dell’altro.


Terme Centrali. La struttura, più recente e più tecnologicamente avanzata rispetto alle altre, era in costruzione quando vi fu l’eruzione. Le innovazioni erano: la mancanza del settore femminile, a testimoniare l’uso alternato in momenti diversi della giornata, la luminosità degli ambienti (finestroni) e il ritorno del laconicum. L’ingresso era da Via di Nola e appena entrati si vedeva subito l’area della palestra. Gli ambienti termali, dallo spogliatoio al calidarium, andavano da nord a sud: quest’ultimo ambiente avrebbe dovuto avere, una volta terminati i lavori, due vasche marmoree in corrispondenza di ciascuno dei due lati corti.


Terme del Sarno. Sono il più grande complesso termale privato di Pompei. La struttura nel corso del tempo arrivò ad espandersi e ad inglobare alla metà del I secolo d.C. lo spazio precedentemente occupato da tre domus di II secolo a.C. Dopo il terremoto i danni furono molto rilevanti, e in particolar modo ad essere danneggiato fu il settore femminile, separato da questo momento da quello maschile. A livello artistico questa struttura riveste un’importanza particolar per via delle pitture e dei mosaici di IV stile (rappresentazione fiume Sarno, fregio nilotico dei Pigmei, decorazioni policrome). All’ingresso sono presenti dei sedili utilizzati per l’attesa; nello spogliatoio invece il pavimento è a mosaico. Sulla palestra affacciavano una serie di ambienti di riunione. Un elemento che prelude al passato della città è dato da un altare in tufo su cui, stando ai primi visitatori del sito, vi erano dei graffiti sanniti.


Terme Suburbane. Furono costruite nei primi decenni del I secolo d.C., in quello che prima di allora era stata una zona lagunare (vi sono ancora le bitte d’ormeggio, ndr) poi insabbiata. Anche qui i lavori non erano del tutto terminati al momento dell’eruzione. Vi si accede da una scalinata in discesa che immette sul peristilio antistante i due ingressi: quello a sinistra conduceva all’impianto termale, quello a destra a delle camere (piani superiori). Nell’apodyterium vi sono delle capsea numerate, ognuna delle quali è dipinta da scene di miti erotici: le ipotesi che tengono banco sono un modo per l’individuazione della propria capsa da parte del bagnante o un’allusione alle attività di prostituzione a cui sarebbe stata destinato l’edificio. Il frigidarium è arrichito da numerosissime pitture e mosaici di vario tema (paesaggio fluviale, rappresentazioni mitiche, fauna marina, naumachie). Il calidarium invece si distingue per la presenza di finestroni che affacciano all’esterno verso il mare.

[Di seguito: immagini Terme Suburbane]


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