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Il sito di Locri Epizefiri

Locri Epizefiri si trova sulla costa ionica della Calabria, è un insediamento molto importante per la sua storia e la presenza di un famoso Santuario dedicato alla divinità Persefone, la regina dell’oltretomba, e che viene ricordato come il più ricco Santuario di tutta la Magna Grecia. È un sito archeologicamente molto vasto e che ha dato importanti testimonianze perché trovandosi in un area fortunatamente con mancanza di continuità di insediamento e fino agli anni ’50 e ’60 abbastanza rispettata per lo sviluppo urbanistico.

Locri ha avuto ad un certo punto un problema molto grosso, durante lo scontro tra Roma e Cartaginesi, durante la Guerra Annibalica, perché Annibale con il suo esercito percorse e si stanzio in molte zone del meridione e Locri divenne una delle guarnigioni cartaginesi accogliendoli al suo interno e quando Annibale venne sconfitto fu oggetto di rappresaglie e saccheggi da parte dei romani, che ne fecero cadere tutte le autonomie politiche precedenti dei tempi dell’alleanza con Roma e quindi per un certo periodo di tempo accolse una guarnigione romana divenendo una città militarizzata. Per sua fortuna, un personaggio di spicco del II Secolo a.C., che è Polibio, di origine greca, che andò a Locri seguendo l’esercito e le missioni dell’Africano Minore, venne insignito della cittadinanza onoraria sperando che riuscisse ad interrompere gli eventi negativi per la città dopo l’alleanza con i cartaginesi e ci riuscì ottenendo la fine della guarnigione ed essendo cittadino onorario di Locri e storico ebbe l’accesso a tutta una serie di documentazioni della storia della città che vanno dalle origini fino ad un momento delicato che si interseca con la storia di Dionigi di Siracusa e figlio, che ebbero dei rapporti molto stretti con la città perché la moglie di Dionigi I era Locrese.

L’antica strada principale
un Pinax raffigurante Ade e Persefone.

Questa possibilità di studiare da vicino la storia di Locri è poi confluita nel racconto delle origini della città che è lo stratagemma con il quale i Locresi, dopo essere andati per un certo periodo di tempo a insediarsi in un centro situato ad una certa distanza dal sito attuale della città di Locri e su cui si erano trovati male, si spostano anche grazie all’aiuto dei Corinzi che stanno andando a fondare Siracusa e che vedono questo gruppo di disadattati, li aiutano a trasferirsi e poi vanno a fondare Siracusa. Quando si spostano nel luogo in cui fonderanno la città di Locri, arrivano al contatto con la popolazione indigena che lì abitava e che forse era stato il motivo per cui nella prima fase della colonizzazione non si erano insediati in quel punto:

Pol. XII,6 “I Locresi non erano legati da alcun patto né mai lo erano stati, con i Locresi di Grecia, mentre per tradizione avevano trattato con i Siciliani (gruppi greci che abitavano il territorio). Riguardo a questo si raccontava che allorquando i Locresi avevano vinto i Siciliani (indigeni) che occupavano il territorio da esso abitato, erano stati accolti dagli indigeni atterriti a patto che promettessero di occupare insieme la regione finché avessero camminato su quella terra e avessero portato la testa sulle spalle (sono sopraffatti non tanto dal numero ma dalla superiorità militare e tecnologica dei greci). Ma, a quanto si racconta, i Locresi pronunciarono il giuramento dopo aver cosparso di terra la suola interna delle loro scarpe e aver posto ben nascosti sulle loro spalle dei capi d’aglio. Poco dopo essi tolsero la terra dalle scarpe, gettarono via i capi d’aglio, attaccarono i Siciliani e li cacciarono dal loro territorio. Questo di racconta a Locri…” ricorso a stratagemmi non solo militari ma anche di astuzia.

Archeologicamente di tutto questo si hanno le prove, ma vi è un problema perché si parla di Calabria Ionica abitata di popolazioni che prende il nome di Enotri che domina tutta l’area meridionale d’Italia, dal Volturno alla Calabria, ma che non compare nel racconto ma compare con altro nome, quello di Siculi che sono invece la popolazione stanziata nella zona orientale della Sicilia. La popolazione indigena che abitavano la zona possedeva delle necropoli ad una certa distanza, queste necropoli vennero scavate da Paolo Orsi durante gli anni 1908 e 1912: Paolo Orsi nacque a Rovereto e con l’Unità d’Italia venne catapultato sulla gestione di tutta l’Italia Meridionale e della Sicilia ed i suoi studi sono la base di partenza per tutti gli studi sulla Magna Grecia. Fece i suoi studi viaggiando sul dorso di un mulo e scoprì tutte le città più importanti. Duranti i suoi studi venne arrestato per il suo accento strano essendo a ridosso della IWW, ma venne rilasciato dopo il riconoscimento come responsabile archeologico dell’Italia Meridionale. Localizzò Locri e lo scavo sistematico di tutte le realtà del territorio con quella che gli inglesi definiscono “survey”, la ricognizione archeologica, tenendo presente tutta la gamma di documentazione dei centri principali sia le documentazioni meno significative dei centri indigeni in particolare delle necropoli. Quando inizia a battere Locri Epizefiri trova a qualche chilometro, una serie di tombe scavate nelle colline di tipo rupestre, in una particolare tipologia con un vestibolo e la camera di deposizione con banchine al di sopra delle quali venivano riposti i cadaveri; sono delle tombe di carattere familiare abbastanza ricche e architettonicamente complesse che testimoniano un rituale funerario abbastanza articolato e che vivono tra il IX e VIII Secolo a.C.

Necropoli sicula di Canale (chora di Locri Epizefiri): tomba 3, metà VIII secolo a.C.

Queste tombe hanno due caratteristiche che Paolo Orsi individuò:

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