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Il sistema giustizia nell’Atene Classica

Come funzionava la giustizia ad Atene in età Classica?

Abbiamo visto, negli articoli precedenti, che nel lato occidentale dell’agorà sotto il Kolonos Agoraios vi erano degli edifici collegati con il Consiglio dei 500, organizzazione del Pritaneo, ecc. Nell’agorà si svolgeva anche buona parte dell’attività giudiziaria che ad Atene era molto intensa in età classica, particolarmente intesa fu l’attività giudiziaria all’epoca della lega Delio-Attica, poiché da una parte vi erano i membri della lega che non pagavo il Phoros, gli stranieri con un forte flusso migratorio, ecc.…

In antico era il Consiglio dell’Areopago ad amministrare la giustizia ad Atene, con gli arconti. Solone istituì successivamente il tribunale popolare dell’eliea nel VI Secolo a.C. in cui i giudici erano i cittadini e come funzionasse non lo sappiamo, l’unica cosa che sappiamo è che un cittadino aveva la possibilità di far rivisitare il suo caso se non era contento del giudizio. Con il tempo il potere dell’Areopago si va assottigliando specialmente nel periodo della democrazia con la figura di Efialte,il quale lo limita a solo tribunale.

In seguito Pericle, divenuto capo dei democratici e conquistandosi la fama per la prima volta quando, ancor giovane, accusò Cimone al momento del rendiconto del suo operato come stratega, rese il governo più democratico. Tolse infatti certe prerogative all’Areopago e soprattutto spinse la città a diventare una potenza navale; la conseguenza fu che il popolo, sempre più audace, attirò a sé tutta la politica.

Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 27,1

Gli arconti in antico erano magistrati e con il tempo anche loro perdono i loro poteri fino a diventare solo presidenti di una causa senza emettere sentenza: l’arconte eponimo si occupava di cause di carattere privato; l’arconte re si occupava di diritto sacrale e omicidi; l’arconte polemarco si occupava di cause riguardanti gli stranieri di passaggio e residenti; i tesmoteti si occupavano di processi di carattere pubblico e politico. Gli arconti ricevevano le denunce per poi procedere all’istruttoria, sentiva le parti, raccoglieva le prove, e presiedeva il processo.

Ad Atene la giustizia non interveniva mai in propria iniziativa, ma vi era necessità che qualcuno presentasse una denuncia. In assenza di una denuncia non vi era un processo, anche in caso di omicidio. La parte lesa dava inizio al processo citando l’accusato andando dall’arconte denunciandolo, nel caso in cui invece fosse coinvolto lo Stato, questi non poteva intervenire di persona ma aveva bisogno di un cittadino volontario che si presentasse, il cosiddetto “O Bouloneos” che si prestava a fungere da accusatore contro l’accusato, naturalmente il cittadino doveva guadagnarci qualcosa e lo Stato dava una quota della multa che l’accusato doveva pagare se ritenuto colpevole altrimenti non riceveva nulla. Vi erano due modi per definire i processi: privati e pubblici

Dopodiché il processo si svolgeva tra l’accusatore e l’accusato e il magistrato non emetteva il giudizio, ma veniva emessa dalla giuria pubblica. Una volta acquisita la sentenza la sua applicazione era fatta da un corpo particolare, il cosiddetto Collegio degli undici, i quali sovrintendevano le carceri, facevano applicare le sentenze. Nelle carceri si utilizzavano gli schiavi pubblici come secondini.

Vi erano diversi gruppi di tribunali dedicati esclusivamente alla trattazione degli omicidi a seconda del sito, tutto il resto era trattato dal tribunale civile, l’Eliea. Gli omicidi, erano suddivisi in: omicidi volontari, omicidi involontari e omicidi scusabili o legittimi a seconda del tipo di omicidio vi erano diversi tribunali:

Le pene:

I processi si svolgevano sulla collina dell’areopago e l’omicida era considerato persona impura e i processi si volgevano all’aperto presso l’altare di Atena AreiaPausania racconta che vi erano due pietre non lavorate a sottolineare l’arcaicità dei riti: “la pietra dell’oltraggio” dove si sedeva l’accusato e “la pietra del rancore” dove si sedeva l’accusatore. Ai piedi dell’areopago vi era un santuario, quello delle Erinni dee della vendetta, il cui nome non era pronunciabile e le chiamavano Venerande, in questo santuario non vi erano strutture architettoniche e venivano a fare sacrifici chi era stato assolto, non si hanno tracce del santuario.

Le pene:

Palladio perché i processi avvenivano nel santuario di Atena Pallade e Zeus, in riferimento allo scudo usato dalla dea e vi è discussione su dove fosse collocato. Forse fuori le mura vicino alla collina dell’Ardetto, un altro vicino al porto del Falero.

Dove fosse collocato non si sa.

 Si svolgeva vicino ad un porto

Per mettere fine ad una cosa che poteva diventare una cosa lunga chiudevano il caso facendo un processo contro ignoti, animali o oggetti che venivano estromessi dal territorio dell’Attica.

Mappa di Atene con i luoghi principali
Agorà di Atene nel 500 a.C. edificio n.8 Pritaneo

 

Collina dell’Areopago vista dall’Acropoli di Atene
Collina dell’Ardetto – Atene
a ridosso lo Stadio Panatenaico

PROCEDURA DI GIUDIZIO

Se una vittima prima di morire perdonava il suo omicida non si teneva il processo. Diversamente gli accusatori dovevano essere cittadini adulti maschi, i padri, fratelli, figli della persona uccisi e se non vi era nessun parente che potesse fungere potevano essere i membri della fratria di appartenenza che si occupavano del problema e venivano nominate dieci persone che si mettevano a disposizione. Quando iniziavano le ostilità si piantava una lancia sulla tomba del morto, segno di inizio delle ostilità. La persona accusata per proclama dell’arconte re era considerata impura ed era esclusa da tutti i luoghi sacri e dall’agorà. Erano previste tre sedute a distanza di un mese l’una dall’altra. Dopo la prima seduta del processo se l’accusato vedeva che si metteva male si poteva ritirare e poteva andare volontariamente in esilio abbandonando tutti i suoi beni.

Tutti i tribunali erano di numero dispari quindi non poteva mai verificarsi un verdetto di parità, mentre nel consiglio dell’Areopago questo poteva avvenire poiché i membri non erano sempre fissi: nel caso di una votazione finale in parità, l’accusato andava assolto utilizzando il cosiddetto voto di Atena, in ricordo del voto espresso dalla dea Atene nei confronti di Oreste. La vicenda viene raccontata da Eschilo nella sua tragedia “Le Eumenidi”: Oreste uccide la madre e il suo amante i quali a sua volta avevano ucciso Agamennone, re di Argo. Oreste subisce un processo sull’Areopago e si verifica un caso di pareggio, interviene la dea Atena che vota per l’assoluzione di Oreste.

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