Ai confini più orientali del mondo cristiano – dalla fine del Trecento – iniziò a mettersi in evidenza il principato russo formatosi intorno alla città di Mosca, che riuscì sia ad inglobare i vicini piccoli principati che a respingere le incursioni tartare dell’Orda d’Oro, fino a proclamare l’autocefalia ecclesiastica da Roma e Costantinopoli. Ripercorriamo le tappe storiche salienti che portarono ben presto Mosca a definirsi ‘Terza Roma’ come erede dello scomparso Impero bizantino.
La dipendenza religiosa da Costantinopoli cessò con il Concilio di Firenze-Ferrara del 1439, che sancì l’unione delle Chiesa greco-ortodossa e latino-cattolica sotto l’autorità del Papa: ad esso partecipò anche il metropolita russo Isidoro. Così come a Costantinopoli, anche a Mosca vi furono delle reazioni negative alla sottoscrizione dell’unione: al suo ritorno in patria, nel 1441, Isidoro fu fatto arrestare su ordine del principe russo Vasilj II, destituito e sostituito con il vescovo di Rjazan Giona, che fu anche l’ultimo a ricevere dal patriarca di Costantinopoli il titolo di ‘metropolita di Kiev e di tutta la Russia’. Le motivazioni di tale gesto sono da ricercare nello scacchiere geopolitico europeo-orientale: Vasilij temeva infatti che l’unione avesse favorito, a suo discapito riguardo il controllo del metropolita, i vicini regni della Polonia e della Lituania, da sempre alleati del Papa di Roma. Complice infatti la caduta di Costantinopoli, nel 1459 il sinodo dei vescovi russi riservò a se stesso la scelta del patriarca, interrompendo così la procedura tradizionale – quella della conferma del patriarca costantinopolitano – che risaliva alla nascita della stessa Chiesa russa nel 989. Da quell’anno la Chiesa russa rivendicò la sua autocefalia e la sua indipendenza sia da Roma sia da Costantinopoli: le due grandi autorità ecclesiastiche del mondo europeo cristiano di allora furono rimpiazzate dai principi moscoviti, che iniziarono da Ivan III ‘il Grande’ (1462-1505) a nominare e a revocare i metropoliti.
«La santa Chiesa apostolica è quella della nuova e terza Roma, quella del tuo potente regno, che, più splendente del sole, fa brillare fino all’estremo limite dell’universo la fede cristiana ortodossa».
Questa ideologia politica, favorita da Ivan III, si ispirava ovviamente al modello bizantino. Una esempio che mostra tali aspirazioni è dato infine dalla nuova configurazione del Cremlino, che fu fatto ricostruire su ordine dello zar da architetti italiani (a rievocare un collegamento anche artistico con la civiltà europea e bizantina), perdendo il carattere di fortezza per diventare un nuovo simbolo e centro del potere politico proprio come lo era stato il palazzo imperiale di Costantinopoli.
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