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I luoghi del Consiglio dei 500

I luoghi del Consiglio dei 500 ad Atene

Agorà Atene. 500 a.C.

Dopo la riforma di Clistene nell’agorà iniziano a nascere edifici legati alle nuove istituzioni. Per ospitare il Consiglio dei 500 fu costruito il Bouleuterion, nel lato est dell’agorà viene costruito questo edificio di forma quadrata (23m*lato) costruito a nord del primo edificio F. Dell’edificio ci è rimasto molto poco, si capisce che vi erano pilastri al centro per sostenere il soffitto, i sedili si presuppone fossero in legno visto che non si è trovato nulla di relativo a sedili o cose del genere. Questo edificio rimase in funzione per circa un secolo, verso la fine del V Secolo a.C. venne costruito un nuovo Bouleuterion e per fare spazio alla nuova costruzione venne scavato un pezzo dalla collina, il Colonos Agoraios. Il nuovo Bouleuterion aveva una struttura rettangolare (22m*16m) e anche qui i sedili all’inizio dovevano essere di legno poi sostituiti con sedili di pietra perché sono state ritrovate delle lastre di marmo di forma ricurva che fanno pensare ad una serie di sedili in legno di forma circolare. Pausania ci parla del nuovo Bouleuterion nel II Secolo d.C., e racconta che al suo interno vi era una statua lignea di Zeus Bulaios, lo Zeus protettore della Boulè. La statua era di legno poiché arcaica, risalente agli antichi Boulè.

Agorà Atene. Fine V sec. a.C.
Agorà Atene. II sec. a.C.

Racconta ancora Pausania che vi erano all’interno una statua di Apollo e del Demos di Atene, simbolica del popolo e parla anche di pitture all’interno dell’edificio che rappresentano tra le altre cose i Tesmoteti, ossia i sei arconti. Da un’altra fonte apprendiamo che vi era anche la statua di Atena Boulaious, anch’essa protettrice della Boulè. La costruzione di questo nuovo edificio non comportò la distruzione dell’antico Bouleuterion il quale venne utilizzato come archivio di Stato per la conservazione dei documenti ufficiali prodotti dalla boulè. Alle origini le prime costruzioni erano: il tempietto di Zeus, il tempietto di Apollo absidato, il tempietto di Rea Cibele; quest’ultimo piccolo edificio fu distrutto dai persiani e non venne ricostruito, la statua della dea Cibele fu quindi ricoverata nel Bouleuterion dove il culto venne continuato e la dea diventò la protettrice dell’archivio, perché tutte una serie di fonti usano un’espressione particolare per indicare che un documento era stato archiviato: “questo documento è affidato alla madre degli dei”. Probabilmente la statua antica non esisteva più e venne creata una nuova da Fidia, invece altri autori attribuiscono il lavoro ad un allievo di Fidia, Agorakrito.

Edicola Metroon
Ricostruzione Metroon

Della statua non c’è pervenuto nulla però nell’agorà sono stati ritrovati alcuni modellini di piccole dimensioni di una madre degli dei, rappresentata da una figura femminile seduta con altre figure intorno, altre varianti al posto delle figure vi era un leone; sta di fatto che nel II Secolo a.C. tutta l’area venne ricostruita e sull’antico Bouleuterion venne costruito un nuovo edificio molto complesso con vari ambienti che prese il nome di Metroon, che significa “Luogo di culto della madre degli dei”. Vi erano quattro ambienti raccordati da un portico colonnato: il primo ambiente era una sorta di cortile con colonne e un altare centrale usato per permettere la consultazione dei documenti; un terzo ambiente con la forma di un tempietto con il basamento su cui sorgeva la statua della dea. Fuori, in asse con quest’ambiente vi era un altare; questo edificio diverrà il nuovo Archivio di Stato sostituendo il Bouleuterion. Le due stanze attorno al tempietto dovevano essere i depositi di archivio. Per documenti di archivio si deve capire su cosa scrivevano gli antichi greci, essi utilizzavano delle tavolette di legno spalmata di stucco o calce chiamate Leocomata, anche il papiro veniva utilizzato ma poco perché molto costoso ed in alternativa utilizzavano tavolette di argilla ma che erano troppo fragili. Per incidere utilizzavano uno stilo appuntito. La parola che in greco definisce un archivio è Grammateion o Archeion; di tutta questa documentazione ci sono arrivate soltanto poche epigrafi che per lo Stato ateniese erano quei testi ritenuti degni di pubblicazione al pubblico su materiale non deperibile. Per le notizie quotidiane, le convocazioni urgenti, gli avvisi, dalle fonti sappiamo che vi era un’esposizione temporanea dei documenti. Dove avveniva questa pubblicazione? Una testimonianza viene da un autore di commedie, Aristofane, nella II metà dei V Secolo a.C. In una sua opera l’autore ci presenta un personaggio che legge il proprio nome in una lista per il servizio militare e legge questa lista stando davanti alla statua di Pandione, l’eroe eponimo; seconda testimonianza è Aristotele, dice di una lista di efebi, militari di leva, disposte davanti al Bouleuterion presso gli eponimi. Da queste testimonianze apprendiamo che davanti al Bouleuterion quindi vi era un monumento agli eroi eponimi delle tribù clisteniche nel quale venivano esposti questi documenti di cui i cittadini dovevano avere rapida e immediata conoscenza, ad esempio proposte di legge del consiglio dei 500, ordine del giorno, abrogazioni di leggi, liste di richiamati al servizio militare, cause in corso, liste degli atimoi, liste di quelli in debito con lo Stato.

Scavi Altare Eroi Atene
Ricostruzione Altare Eroi Atene

Dagli scavi si evince che questo monumento non è stato costruito prima del IV Secolo a.C. e sotto questi resti non si è trovato nulla di anteriore. Il monumento aveva un grande recinto di 18m*3.68m in pietra con pilastri quadrangolari con inserite assi di legno; all’interno del recinto vi era un altro basamento con sopra una copertura di lastre di marmo piuttosto sporgenti rispetto alle dimensioni, al di sopra delle ladre vi erano le statue dei dieci eroi eponimi e alle estremità tripodi. Tuttavia Aristofane ci parla del monumento nel 421 a.C. circa un secolo prima, si suppone che prima della costruzione di questo monumento ci sia stato un altro monumento nell’agorà che avesse queste funzioni, probabilmente posto di fronte.

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