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I grandi santuari tardo-repubblicani di Palestrina, Tivoli e Terracina

In età tardo-repubblicana, tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C., vengono concepite nuove grandiose e monumentali soluzioni architettoniche per i maggiori santuari del Lazio. Vediamo nel seguente articolo i tre principali santuari della Fortuna Primigenia a Palestrina, di Ercole Vincitore a Tivoli e di Giove Anxur a Terracina.

Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina. Questo santuario, edificato in quella che era l’antica Preneste, risale agli ultimi decenni del II secolo a.C., ed è il massimo complesso di architetture tardo-repubblicane dell’Italia antica. Il santuario si divide in due parti e complessi, uno inferiore e uno superiore. Nel santuario inferiore vi sono una serie di edifici di varia epoca appartenenti a quello che era il foro civile di Preneste: si tratta di una grande aula (“basilica”) a quattro navate preceduta da un portico colonnato a due piano e da due piccoli edifici simmetrici ai lati, a sinistra una grotta naturale adibita a ninfeo (“antro delle sorti”), mentre a destra un edificio sacro (“aula absidata”, probabilmente un ninfeo) al cui interno vi è una bellissima decorazione di un mosaico policromo raffigurante la mappa dell’Egitto dalla foce alle sorgenti del Nilo. [per approfondimenti sul mosaico: «Egittomania» / L’influenza egizia nell’arte romana in Italia]

Il santuario superiore, posteriore a quello inferiore, si sviluppa sullo stesso asse di questo, su una serie di terrazzamenti (sei) artificiali disposti su tutto il pendio roccioso.

Il complesso si ispira direttamente alle grandi costruzioni e terrazze ellenistiche, ed è un’opera che stilisticamente e tecnicamente non conosce uguali nell’architettura dell’Italia antica. L’architetto è sicuramente di provenienza ellenistica e deve essere allo stesso tempo stato attivo – come molti suoi conterranei – a Roma e in Italia tra la fine del II secolo e gli inizi del I secolo a.C..


Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli. Celebratissimo nell’antichità, questo santuario ripropone l’architettura scenografica della tarda Repubblica. La sostruzione su cui poggia la struttura sorge su uno sperone roccioso nella periferia ovest della città antica: ad esso si accedeva tramite una doppia scalinata; al di sotto della piattaforma vi era poi una via (sotterranea, via tecta) che dal colle scendeva a valle, guarnita da ambienti di servizio come magazzini e tabernae comunicanti con la struttura soprastante. L’effetto scenografico all’intero complesso è dato da una doppia serie di contrafforti in basso ciechi e finestrati in alto, inquadrati lungo tutto i lati esterni da colonne tuscaniche. Al centro del piazzale, sul fondo, sorgeva il tempio, davanti al quale vi erano un portico pone scaenam e una cavea teatrale: questo tempio – mal conservato – era stato edificato su un alto podio non in linea con l’asse del piazzale, ma leggermente verso destra (forse perché poggiante su una struttura preesistente allo stesso complesso, e doveva essere un periptero sine postico di 8×10 colonne con pronao profondo e nicchia con la statua di culto sul fondo, con ambienti laterali sotterranei corrispondenti alle favisse (luogo dove venivano riposti gli oggetti votivi) del tempio. Il teatro è posto sull’asse del tempio, e la sua presenza accanto al tempio segue un’usanza molto diffusa nell’ambiente italico (per i ludi scaenici connessi con le festività in onore della divinità).

Il santuario si data tra il secondo venticinquennio e la metà del I secolo a.C., figurando come uno degli ultimi esempi dei grandi santuari tardo-repubblicani. L’architetto non volle puntare su ritmi ascensionali (come nel caso di Palestrina), ma preferì puntare direttamente ad effetti monumentali senza tenere troppo conto della spazialità, bensì delle soluzioni tecniche che mirano ad un recupero degli spazi interni.


Santuario di Iuppiter Anxur a Terracina. Questo santuario, il più semplice, ma anche il più ardito data la suggestiva posizione, si trova sull’acropoli della colonia romana, a picco sul mare. L’impianto poggia su una base sostruttiva a fornici percorse da un corridoio perimetrale interno che affaccia sull’esterno. Alle spalle del tempio vi era una stoà, mentre accanto (lato E) in una cavità sotterranea sistemata in muratura vi è stata identificata la sede dell’oracolo. Il tempio vero e proprio si innalzava da un alto podio pseudoperiptero esastilo corinzio, orientato sull’asse N-S, con un profondo pronao. La cella è di dimensioni quadrate, che bilancia con la sua massa il vuoto della piattaforma del tempio. La piattaforma della sostruzione si presenta con delle confornicazioni che forse potrebbero essere state pensate per un mercato.

La datazione è controversa, ascrivibile ad un periodo compreso tra la metà del II secolo e l’80-60 a.C.; la tecnica edilizia e le decorazioni in I Stile lo potrebbero collocare comunque intorno ai primissimi decenni del I secolo a.C..

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