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Gli stranieri ad Atene

Cratere apulo del Pittore di Talos, da Ruvo di Puglia. Morte di Talos
Cratere apulo del Pittore di Talos, da Ruvo di Puglia. Morte di Talos

Potevano giungere da fuori anche gli stranieri, i quali potevano fermarsi per breve tempo o fermarsi definitivamente. Però ci si poneva il problema della condizione giuridica e della partecipazione all’interno della città di queste persone. Rispetto allo straniero di passaggio, esisteva nell’età più antica, la pratica della prossenia, cioè a favore dello straniero. La prossenia era l’ospitalità statale poiché veniva coinvolto lo stato e i prosseni non erano persone comuni; era un’istituzione che mirava a proteggere lo straniero che giungeva in città e non poteva essere rivolto a tutti ma a personaggi di spicco quali ambasciatori, grandi generali. Il prosseno era quindi una persona della città che ospitava lo straniero proveniente da fuori curandosi di dargli cibo, dormire e di tutte le sue necessità. Il prosseno era scelto dalla città straniera: per esempio, il prosseno degli ateniesi a Sparta era uno spartano scelto dagli ateniesi con l’incarico di accogliere i cittadini provenienti da Atene a Sparta. I prosseni quindi dovevano essere le persone più in vista della città. Il prosseno dal suo incarico ci guadagnava i privilegi della città straniera che lo aveva nominato: ad esempio, gli facevano una statua, lo invitavano a cene gratis, lo facevano sposare con una cittadina della città e gli concedevano terreni nella regione. Oltre a questi vi erano gli stranieri residenti che si trasferivano per le loro attività commerciali o per lavoro. Nel suo massimo splendore Atene vide moltissimi stranieri poi però arrivarono esuli o profughi, tante persone povere alla ricerca di un futuro. Atene seppe amministrare e gestire le sue masse migratorie ma non concedeva facilmente la cittadinanza che avrebbe comportato l’acquisizione dei diritti da parte di queste persone che avrebbero avuto accesso alla politica e a ruoli importanti; solo in casi eccezionali, ad esempio ad uno straniero che aveva fatto importanti favori alla città, e fra onori e privilegi Atene concedeva la cittadinanza.

Il significato di meteci, dal verbo metoikoi, era per coloro che cambiavano casa. Ad Atene avevano qualche diritto e molti doveri: dopo un breve periodo di presenza stabile, questi stranieri dovevano andare ad iscriversi nella lista dei meteci nel singoli demi di appartenenza in modo che lo Stato sapesse quanti ve ne fossero. Inoltre erano tenuti a pagare una tassa detta metoikion, consisteva in 12 dracme per gli uomini e 6 dracme per le donne che vivevano da sole. Non avevano diritti politici e se si trovavano immischiati in un processo non potevano presentarsi e dovevano trovarsi un rappresentante, il prostates, che per conto suo poteva parlare in tribunale; non potevano avere case proprie o terre, non potevano avere concessioni di miniere e dovevano pagare tutte le tasse comuni altre al metoikion. Dovevano assolvere l’obbligo militare e lo facevano come opliti, non potevano sposare donne ateniesi, e la coabitazione poteva avvenire solo tra un cittadino ateniese ed una donna meteca, ma se era una donna ateniese ed un uomo meteco non potevano vivere assieme. Una volta che assolvevano i loro obblighi potevano viere tranquillamente la loro vita ad Atene, svolgendo le loro attività. Anche se non potevano partecipare attivamente alla vita politica potevano influenzare: un esempio di meteco importante fu Aristotele, originario della Macedonia, di Stagira nel nord della Grecia, egli fu il precettore di Alessandro Magno; visse ad Atene avendo un ruolo importante ovvero creando una scuola e i suoi terreni vennero acquistati da un suo allievo ateniese, poiché essendo straniero non poteva avere possedimenti. La scuola di Aristotele era la Peripateica, cioè passeggiata (“peripato“, composto da “peri” = intorno e “pàtos” = passo, piede, cioè “passeggio intorno“).

Tutti questi gruppi sociali praticamente erano categorie rigide ma lo spostamento da una categoria all’altra era semplice: ad esempio lo schiavo una volta diventato libero assumeva lo status simile al meteco, mentre se lo straniero acquistava meriti notevoli poteva essere gratificato con la concessione della cittadinanza avendo pieni diritti. La stessa semplicità vi era anche al contrario, ovvero se un cittadino riconosciuto colpevole di gravi misfatti era colpito da atimia, cioè la perdita dei diritti civili per un certo periodo di tempo mentre il meteco se colpito anche lui diveniva schiavo.

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