Per gli Etruschi la Campania è sempre stata una terra di confine. Non dobbiamo però immaginare questa regione come “lontana” dal mondo etrusco, ma anzi, la sua lontananza ne ha permesso il contatto e l’interazione con altre culture: si ebbe così una società multidimensionale dalle molteplici realtà, come documentato da fonti letterarie e ritrovamenti archeologici.
Senza ombra di dubbio, al di là delle dibattute considerazioni migratorie o dei processi di forzature ai danni delle popolazioni locali, gli Etruschi in Campania detenevano un’egemonia culturale (frutto di un avanzato livello di sviluppo sociale e economico) che portò ad un modo, quello proto-urbano, di organizzazione territoriale e insediativa. A complicare il quadro insediativo è poi la stabile presenza greca che altera gli equilibri tirrenici-campani di cui gli Etruschi erano protagonisti. Con la fondazione di Cuma cambiano innanzitutto i rapporti tra Greci e popolazioni locali: al contrario del rispetto reciproco degli Etruschi, l’arrivo dei Greci segna l’inizio di una espansione segnata da violente conquiste, a seguito delle quali le popolazioni locali si troveranno o assoggettate ai nuovi arrivati o costrette a spostarsi nell’entroterra. Il concetto di polis e chora trovò tuttavia consenso e accordo da parte degli Etruschi campani di Capua nei confronti della vicina Cuma, con cui verrà definito un asse che si rivelerà fondamentale per la successiva storia della regione.
1. Pontecagnano. L’insediamento di Pontecagnano si trova a 10 km a sud di Salerno, presso il fiume Picentino. Non si conosce il nome originario dell’insediamento. Le necropoli, localizzate dove attualmente sorgono il centro urbano e la località Sant’Antonio, hanno restituito più di 10.000 tombe in un arco di tempo che fa dal IX fino al IV secolo a.C.. Si conosce pochissimo dell’abitato, che occupava l’area oggi delimitata dalla Salerno – Reggio Calabria e la Statale 18. Questo sito non ha solo conservato testimonianza di cultura materiale, ma anche epigrafica: in una sepoltura di metà VII secolo fu trovata la più antica iscrizione etrusca della Campania, che reca una formula e i nomi con gentilizio di due persone. Come per molti siti, le necropoli sono anche indice del benessere raggiunto da una comunità in un dato momento: il momento di maggior fioritura di Pontecagnano è nel periodo Orientalizzante (fine VIII – metà VII secolo a.C.), al quale risalgono le ricche tombe principesche. Sempre in questo periodo la città diviene un centro nevralgico di scambi sia con componenti greche e fenicie che con componenti italiche circostanti (Oliveto Citra, valle del Sarno, Capua, Enotria).
1.1. Prima età del ferro. Sin dai ritrovamenti più antichi emerge uno stretto legame tra Pontecagnano e l’Etruria meridionale, riscontrabile soprattutto negli insediamenti proto-urbani. Nella prima età del ferro vi era anche un’altra necropoli, sita 2 km a sud (località Pagliarone): si trattava di un insediamento minore la cui collocazione ha portato ad identificare tale area come un porto (lagunare?) attivo fino al VI secolo a.C., prima dell’insabbiamento. Nella fase Ia dell’età del ferro la città conosce un espansione politico-commerciale che la porta a stabilire degli avamposti nelle aree circostanti, che presto diverranno dei veri e propri insediamenti inglobati dalle popolazioni locali: Capodifiume, Arenosola; e forse anche Poggiomarino e Eboli.
Il genere del defunto resta nella maggior parte dei casi identificabile grazie al corredo. Nel IX secolo gli indicatori distintivi degli uomini e delle donne sono rispettivamente il rasoio e gli accessori tessili. Dalla fine del secolo incominciano ad essere sepolte anche le armi: lance, spade con fodero, schinieri. Nell’VIII secolo fanno la loro comparsa sepolture che hanno caratteri monumentali e che si ricollegano a gruppi famigliari allargati. Figurano inoltre vari materiali e oggetti di importazioni provenienti (oltre che dalla madrepatria etrusca) da Sicilia, Sardegna, Vallo di Diano e Enotria. Gli stabilimenti coloniali greci segnano irreversibilmente la cultura etrusca, che ne verrà notevolmente influenzata: si instaurano scambi commerciali, vengono importate sempre più ceramiche tipiche greche di stile geometrico, a semicerchi penduli, a chevrons e in bird-style. Questi modelli iniziano ad essere riprodotti secondo i canoni etruschi, che appropriandosene rielaborano anche l’ideologia artistica in versione “locale”.
1.2. Periodo orientalizzante. L’appropriazione del patrimonio ideologico venutosi a creare dal riadattamento delle tradizioni (oltre alla crescita economica derivante) porta all’affermarsi di gruppi dominanti che detengono stabilmente il potere: si definisce una sorta di aristocrazia ereditaria, assimilabile alle gentes attestate in Lazio e Etruria. All’apice di questa gerarchia sociale vi sono dei “principi” che detengono il potere politico, militare, religioso e rappresentativo. A Pontecagnano le necropoli antiche vengono ristrutturate. Questi interventi non si limitano al solo ambito funebre ma sono parte di un programma di riorganizzazione territoriale che rimarca i limiti d’ogni spazio funzionale ed è segnato anche da bonifiche. L’abitato anche è oggetto di modifiche: viene creata un’area pubblica (piazza e struttura absidata) con probabili funzioni di mercato e istituzionali. Dal punto di vista funerario cambiano anche le sepolture: l’incinerazione (salvo rari casi) lascia spazio all’inumazione, le tombe sono a fossa o a cassa di travertino; compaiono tumuli gentilizi con elementi di recinzione e luoghi di culto funerario che saranno attivi ancora nel V secolo a.C. Tutte le sepolture hanno ora un “corredo base”, che si manterrà fino al VII secolo, composto da: oinochoe, skyphos o kylix, anforetta (indicatore privilegiato), coppa e/o scodella. Il particolarismo sociale è testimoniato dalla presenza di altri elementi di corredo.
Nella necropoli occidentale vi è anche l’uso della scrittura e del gentilizio (come nel caso inizialmente citato) come vincolo di appartenenza al mondo etrusco, così come la possibile presenza preminente di sepolture anche femminili all’interno di un tumulo gentilizio (elemento attestato anche in Etruria e nel Lazio).
[Continuerà, ndr]