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Gli archi trionfali della Roma imperiale

In occasione dei trionfi per le vittorie gli imperatori erano soliti costruire dei monumenti che ricordassero le loro imprese: gli archi di trionfo. Si trattava comunque di riprendere una tradizione già in uso nel periodo repubblicano del II secolo a.C., di cui però oggi non vi sono tracce. A Roma oggi sono visibili i tre archi trionfali  – di cui parleremo in questo articolo – fatti edificare da Tito, Settimio Severo e Costantino (quest’ultimo riutilizzò in gran parte fregi e rilievi di epoche precedenti), ma dalle fonti sembra chiaro che in passato dovevano essere molto più numerosi.


 

Arco di Tito

Della decorazione dell’arco di Tito sono giunti fino a noi parti del fregio con la pompa triumphalis posto nell’architrave e i rilievi dell’interno dell’unico fornice, due pannelli laterali con scene del trionfo e una formella sulla volta con la raffigurazione dell’apoteosi di Tito recato in cielo da un’aquila. Il piccolo fregio (a figure tozze in altissimo rilievo) riprende la tradizione del piccolo fregio dell’Ara Pacis mentre i due grandi pannelli laterali presentano un interesse eccezionale per il loro stile e la qualità dell’esecuzione. Il pannello di destra mostra una quadriga con Tito e una Vittoria che lo incorona (la quadriga è guidata dalle personificazione di Virtus, che avanza a piedi, mentre accanto al carro vi sono le personificazioni del senato e del popolo romano).

Nel pannello di sinistra abbiamo l’ingresso della processione entro la Porta Triumphalis raffigurata all’estrema destra: avanzano gli inservienti che recano gli arredi del tempio di Gerusalemme (la tavola per il pane di proposizione, le trombe e uno dei candelabri a sette braccia) e che innalzano tabelle ansate contenenti scritte esplicative degli oggetti e delle città vinte. Nei due rilievi si realizza una vasta ed area spazialità visibile nel vario e complesso risalto dato al rilievo e si dà corpo ad un movimento delle figure (che segue la lettura della scena). L’arco è eseguito in marmo pentelico ed è forse stato iniziato ancora regnante Tito, ed è stato completato prima del 90 d.C.


Fregio Traianeo (reimpiegato in: Arco di Costantino)

Dai quattro pannelli marmorei combacianti, reimpiegati nell’attico e nel fornice centrale dell’arco di Costantino, si è ricostruito un unico fregio (al quale appartengono frammenti esposti al Louvre, all’Antiquarium del Foro Romano e al Museo Borghese). Le lastre combacianti sono lunghe 18 metri e calcolando anche i frammenti si arriva a 30 , ed è alto 2,98 m. Il fregio decorava un edificio traianeo (a noi ignoto). Nelle parti combacianti si riconoscono (da destra verso sinistra) la conquista di un villaggio dacico da parte dei Romani (che sospingono prigionieri) e in secondo piano sullo sfondo di un villaggio vi sono teste mozze di barbari; una grande carica di cavalleria condotta dallo stesso imperatore e infine l’ingresso a Roma di Traiano (incoronato da una Vittoria e incoraggiato a entrare nella città da una Virtus in abito amazzonico). È un grande rilievo storico che si riferisce ad una delle due guerre daciche condotte da Traiano; tuttavia nel fregio non si cerca di ricostruire ambienti, situazioni geografiche o militari, o eventi precisi (a differenza della Colonna Traiana).

Siamo di fronte ad una serie di allusioni astratte espresse in termini glorificatori. Sono notevoli le consonanze stilistiche con la Colonna (specialmente nell’uso del solco di contorno, nelle formule compositive e nel rendimento delle figure dei barbari vinti), così che appare legittima l’attribuzione ad un unico maestro, nonostante l’uso di due linguaggi diversi per esprimere contenuti di tipo diverso.


Tondi Traianei (reimpiegati in: Arco di Costantino)

Nell’arco di Costantino si trovano inseriti (a due a due sopra ciascuna delle facce dei due fornici laterali) otto medaglioni attribuiti all’età adrianea. Quattro rappresentano scene di caccia all’orso, al cinghiale, al leone e la partenza per la caccia e quattro scenette di sacrificio ad Apollo, Diana, Ercole e Silvano. Alle singole scene prendono parte l’imperatore, con due o tre personaggi, a cavallo in due rilievi di caccia o a piedi in tutti gli altri (disposti a fare da ala ad Adriano). L’ambiente è reso con pochissimi accenni al paesaggio (albero con rade fronde e una volta ad arco come accenno alla partenza). L’esecuzione è fine, in uno stile classicista, i cui panneggi, gesti, elementi accessori, sono resi sullo sfondo quasi neutro con finezza, ma senza la partecipazione narrativa o l’enfasi della composizione dei grandi rilievi traianei. Inspiegata è l’insistenza sul tema della caccia e sulla figura di Antinoo (sappiamo identificato anche con una divinità agreste) e la presenza di un arco quadrifronte o ottagonale posto all’ingresso del tempio del divo Adriano che contrasta con i dati topografici di cui abbiamo possesso. La datazione va fissata tra il 130 e il 138 d.C.


Rilievi Aureliani (reimpiegati in: Arco di Costantino)

Nell’attico dell’arco di Costantino sono inseriti otto rilievi di un arco trionfale di M. Aurelio: a questo stesso arco appartengono altri tre rilievi (oggi nel Palazzo dei Conservatori). L’appartenenza ad un unico rilievo è assicurata dalle dimensioni degli undici rilievi, dalla coerenza dei soggetti e dal costante apparire alle spalle dell’imperatore del medesimo personaggio (Ti. Claudio Pompeiano). Gli otto rilievi utilizzati nell’arco di Costantino sono stilisticamente unitari, mentre diversi e stilisticamente unitari sono gli altri tre. I rilievi nell’arco di Costantino rappresentano:

  1. Profectio: imperatore in abito da viaggio tra genius Senatus e genius Populi Romani, a sinistra un gruppo di soldati con vexilia, inizia il viaggio invitato dalla personificazione di una via.
  2. Lustratio: Marco in toga sacrificale celebra un suovetaurile, assistito da un camillo e attorniato da soldati, alle sue spalle vi è Pompeiano.
  3. Adlocutio: imperatore con P., parla alle truppe.
  4. Captivi: Marco con P. pronuncia la condanna di un principe barbaro.
  5. Clementia: l’imperatore è con P. su un alto podio e fa gesto di clemenza verso un principe barbaro che tenta di difendere il figlioletto.
  6. Rex datus: Marco, sempre con P., presenta ad un gruppo di barbari il re tributario dei Romani.
  7. Adventus: Marco è affiancato da Marte e da Virtus che lo invitano ad entrare verso la porta triumphalis; in secondo piano, Mater Matuta e Fortuna Redux, sullo sfondo il tempio di Fortuna.
  8. Liberalitas: l’imperatore in toga siede su alto podio su cui vi sono un inserviente, un togato e alle loro spalle P. e un’altra figura.

È evidente che si tratta di un ciclo concluso e organico, che segue la tradizione ufficiale romana. Nella scena di rex datus appare presente un’ambasceria del Senato, con il compito di richiedere all’alto consesso di Roma la sanzione del patto: concessione del titolo Germanicus e l’emissione di monete con la dicitura adventus Augusti (il Senato si è dunque precipitato a celebrare l’annunciato ritorno di Augusto immaginando la successiva liberalitas che non ebbe poi luogo.

La seconda testa che compare nei medaglioni non è di Commodo perché questi portò la barba solo dopo l’inizio del suo regno; anche le insegne traianee portano il doppio medaglione ma Traiano non ebbe collega.

I tre rilievi dei Conservatori rappresentano:

  1. Deditio: imperatore a cavallo, alla presenza di Pompeiano fa un gesto di clemenza verso alcuni barbari inginocchiati.
  2. Triumphus: Marco su alta quadriga si accinge a passare sotto un arco trionfale, accanto a lui segni di scalpellature di un personaggio, certamente Commodo.
  3. Sacrificium: Marco in toga e capo velato sacrifica, assistito da un dapifero, da un vittimaro con toro, da un tibicine, da un camillo, da Pompeiano, da un flamen Dialis, dal genius Senatus e da uno sconosciuto, sullo sfondo il tempio di Giove Capitolino.

Questi rilievi celebrano il trionfo del 176, due dei tre rilievi celebrano il trionfo e alludono ad avvenimenti posteriori all’anno 173. Fra le due serie vi è un notevole distacco stilistico. I tre pannelli dei Conservatori sono pieni di pittoricismi e di ricerche spaziali, ma improntati a valori plastici di retaggio classicistico; gli altri otto rilievi sono caratterizzati da un’accentuazione dei valori pittorici, ottenuti con un uso più esteso del trapano, che scava in profondità panneggi, corazze e capigliature e con costruzioni compositive di notevole senso spaziale (visioni prospettiche del suggesto, disposizione delle figure). In tutti i rilievi è presente una forte influenza delle maestranze afrodisiensi e con caratteri tipici dell’età antonina, indubbio è anche il rapporto stilistico con la colonna aureliana anche se in questo caso si tratta di un’esecuzione in un momento più avanzato.


Arco di Settimio Severo

Eretto nel 203 d.C., l’arco a tre fornici celebrante le due campagne partiche di Settimio Severo concludeva la piazza del foro romano sul lato NE. L’arco guarnito sulla fronte di colonne libere su alti plinti, è sormontato da un alto attico con una grande iscrizione, sul quale posava la quadriga bronzea e gruppi statuari bronzei. La decorazione comprende le vittorie trofeofore sopra genietti impersonificanti le stagioni ai lati del fornice centrale, personificazioni di fiumi ai lati dei fornici minori, divinità nelle chiavi degli archi, un piccolo fregio ad altissimo rilievo con la processione trionfale sopra i fornici minori, gruppi di due e quattro soldati romani e prigionieri parti nei plinti delle colonne e sui fornici minori quattro pannelli con la narrazione storica delle campagne di Severo in Mesopotamia. Il primo pannello di SE (che va letto dal basso verso l’alto), illustra gli avvenimenti della prima guerra (195 d.C.) con la partenza delle truppe romane da un accampamento, uno scontro tra Romani e Parti, la liberazione di Nisibis con la fuga del re partico e l’adlocutio di Severo; il pannello di NE mostra la partenza delle truppe romane con le macchine d’assedio verso Edessa, la sottomissione del re di Osroene, l’arringa dell’imperatore all’esercito e infine un concilium imperiale entro un castrum e presso un ariete; nel pannello NO vediamo l’avvicinamento dei Romani a Seleucia e i Parti che fuggono a cavallo, la resa dei Parti a Severo che fa il uso ingresso nella città conquistata; nel pannello SO racconta l’assedio della capitale partica Ctesifonte (forse elevazione ad Augusto di Caracalla) e infine l’adlocutio di Severo.

I quattro pannelli rientrano nella tradizione del rilievo storico romano; il paesaggio roccioso con accenni ai fiumi e le rappresentazioni schematiche delle città forniscono l’ambientazione unica al susseguirsi delle vicende. I pannelli sono stilisticamente un’opera unitaria e mostrano affinità con la colonna di Marco Aurelio: si differenziano per un acceso pittoricismo dell’insieme e per la tendenza ad isolare le figure dal piano di fondo. La decorazione accessoria (tesa all’esaltazione dell’eternità e dell’universalità dell’Impero) si mostra aderente alla tradizione classicista ma è influenzata dalla tendenza al chiaroscuro.


Arco di Costantino

Nel 315 d.C. Il Senato e il popolo di Roma fecero costruire (per i decennalia di Costantino e a memoria della vittoria su Massenzio) un arco trionfale tra il Palatino e il Celio.

L’arco a tre fornici fu decorato con molti materiali di spoglio: otto statue traianee di Daci (sulla sommità delle otto colonne in marmo numidico), otto tondi adrianei (inseriti in lastre di porfido e posti sopra dei fornici minori), otto rilievi aureliani (a due a due, nell’attico ai lati dell’iscrizione) e il grande fregio traianeo (segato in quattro pezzi collocati sui lati dell’attico e all’interno del fornice centrale). Le teste degli Augusti dei tondi e del fregio traianeo sono state rilavorate.

Di età costantiniana sono i tondi con Sol (ad E) e Luna sul carro (lato O) sui lati dell’arco; gli otto busti di imperatori divinizzati nei fornici minori; i bassorilievi dei plinti delle colonne (raffiguranti sul fronte vittorie con trofei e barbari, sui lati barbari prigionieri, nei fornici laterali, e soldati con insegne di Sol Invictus in quello centrale); le chiavi degli archi con divinità; le divinità fluviali sui fornici laterali e le vittorie trofeofore e le stagioni su quello centrale; e infine il grande fregio che corre sui fornici laterali e sui lati dell’arco. Il fregio inizia dal lato occidentale con la profectio di Costantino da Milano, seduto su carro e preceduto da soldati (alcuni portano statue di Sol Invictus e di vittorie). Sulla fronte meridionale vediamo l’obsidio di Verona (sulla destra vi è il gruppo di Costantino coronato da Vittoria volante e assistito da protectores divini), segue sullo stesso lato il proelium di Ponte Milvio (la Virtus avanza sul Ponte con Costantino e la Vittoria) quindi seguono il massacro e l’annegamento dei cataphractarii massenziani. Sul lato orientale opposto alla profectio vi è l’ingressus del 29 ottobre 312 d.C. (l’imperatore attraversa la porta di Roma preceduto da cavalieri con berretto pannonico e fanti). Sul lato settentrionale vi è un’oratio (nel foro romano con l’imperatore e la corte sui Rostra) e una liberalitas (vede al centro l’imperatore su alto trono con la corte alle spalle e uomini togati ai piedi, mentre ai lati il popolo in atto di ricevere il congiario). Lo stile delle raffigurazioni allegoriche è di impostazione classicista, mentre le forme del rilievo storico sono espressione del gusto stereometrico tetrarchico.

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