Tutti conosciamo sicuramente Giustiniano I, ma poco si è scritto di un imperatore omonimo che visse circa un secolo dopo (fine VII secolo), che ebbe una vita molto avventurosa nella buona e nella cattiva sorte.
Giustiniano II (669-711) era figlio di Costantino IV e fu l’ultimo imperatore della dinastia eracliana. Salì al trono, come suo padre, a 16 anni. Fu un sovrano molto religioso: si fregiò sulle sue monete del titolo servus Christi, abolì le residue tradizioni pagane (come i Brumalia) e convocò un concilio, con l’intento di definire dogmi già affrontati nel quinto e nel sesto concilio (da qui il nome Quinisextum). Il concilio non fu mai accettato dalla Chiesa di Roma, che costrinse anche quella di Bisanzio a ritrattare a sua volta quanto definito. Come tutti i membri della sua dinastia intraprese una politica a favore della piccola proprietà terriera, politica osteggiata dall’aristocrazia (grandi proprietari). Riconquistò tutte le aree dell’Impero cadute sotto la dominazione slava e deportò numerosi gruppi di Slavi dai Balcani all’Anatolia, così come trasferì gli abitanti di Cipro sulle coste della Ionia (mar Egeo). Aumentò i tributi che i sudditi dovevano versare e si dedicò alla costruzione di grandi opere pubbliche. Proprio quest’ultimo fattore, a cui bisogna aggiungere il comportamento estremamente violento (soprattutto verso gli aristocratici) del giovane, causarono una rivolta popolare (695) che portò al trono Leonzio, stratega dell’Ellade. I funzionari di Giustiniano furono uccisi nella rivolta, mentre l’ex-imperatore subì il taglio del naso (da qui il soprannome Rinotmeto, “naso tagliato”) e l’esilio a Cherson (odierna penisola di Crimea).
La vendetta fu molto sanguinaria. Incurante dei nemici esterni all’Impero, si occupò solo di quelli interni: nella capitale gli ex imperatori Leonzio e Tiberio vennero uccisi, molti alti ufficiali vennero impiccati sulle mura di Costantinopoli, al patriarca vennero cavati gli occhi; mentre Ravenna fu saccheggiata, i suoi cittadini più illustri deportati a Costantinopoli e condannati a morte, al vescovo cavati gli occhi. L’imperatore poi volse la sua vendetta verso Cherson, che subì la stessa sorte di Ravenna. Quest’ultima spedizione costò la vita a Giustiniano stesso: si innescò un effetto domino che portò sia la popolazione civile che l’esercito a ribellarsi. Nel 711 l’armeno Bardane Filippico, che sarà il futuro imperatore, giunse con la flotta imperiale alle porte di Costantinopoli: Giustiniano II fu decapitato da un suo ufficiale, suo figlio fu ucciso. La testa del defunto imperatore fu portata da Costantinopoli a Ravenna e Roma, dove fu esposta in pubblico.
Con la sua morte si conclude, nel sangue e nel terrore, la prima dinastia propriamente “bizantina” che regnò (da Basilio I) per circa un secolo.
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