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Funzionamento della Boulè

Boulè - Antica GreciaAd Atene il consiglio della Boulè  si riuniva tutti i giorni, tranne nei giorni festivi o considerati nefasti. I buleoti guadagnavano 5 oboli mentre i pritani 6 oboli, ossia 1 dracma. A capo dei pritani vi era un presidente detto Epistates Ton Prytaneon, il quale era presidente dell’intero Consiglio dei 500: era lui che riceveva gli ambasciatori, custodiva le chiavi del tesoro della città e dell’archivio pubblico, in più deteneva il sigillo pubblico, il demosia sfrogis, con cui venivano marcati tutti i documenti. Tuttavia restava in carica solo ventiquattro ore, questo fu il funzionamento fino al V Secolo a.C. Agli inizi del IV Secolo a.C., per garantire meglio la democrazia all’interno del Consiglio la presidenza venne affidata ad un Collegio di nove proedri, membri del Consiglio estratti a sorte fra le tribù che non avevano luogo di pritania: fra questi veniva poi scelto un Epistates Ton Proedion e questi aveva l’unico compito di presiedere la seduta, quando si scioglieva questi smettevano la carica, mentre l’assemblea popolare era diretta dalla stesse persone del Consiglio dei 500. Poi vi era un’altra figura, il segretario detto grammaticos, ossia colui che doveva verbalizzare le sedute e i documenti. Se si sceglieva un certo decreto era il segretario che doveva redigere il documento. Fino alla metà del VI Secolo a.C., questo segretario cambiava ogni pritania e veniva scelto tra i membri che non esercitavano la pritania, dopo il segretario fu in carica per tutto l’anno bouleotico siccome aveva delle funzioni molto importanti si ritenne opportuno far coincidere la sua carica con l’intera legislatura annuale. Il Consiglio dei 500, faceva questo lavoro preparatorio di redigere il Probuleoma dei disegni di legge che poi l’assemblea cittadina doveva approvare o respingere. Quello che poteva fare l’assemblea era una controproposta sullo stessa tema che veniva mandato al consiglio che valutava e a sua volta rimandava la nuova proposta oppure l’assemblea poteva suggerire al consiglio di trattare una certa materia, ad esempio una tassa.

Quando si emanava un decreto preliminare questi si chiamava proboulemata che dal consiglio passava all’assemblea. Inoltre il consiglio aveva un grande potere poiché influenzava i magistrati, si occupava di politica interna ed estera, del servizio militare (efebia), del tesoro della città, dei terreni di proprietà di Santuari, e riscuoteva le tasse. Quando si emanava un decreto, questi si chiamava Psephisma, il decreto e la legge sono detti anche Nomos, ossia legge. La parola psephisma deriva dal greco psephos che vuol dire sassolino; in antichità infatti veniva utilizzato un sassolino bianco per approvare e un sassolino nero per respingere; altri metodi di votazione era per alzata di mano o con votazione segreta detta psepophoria: per alzata di mano si dice cheisotomia. Dal IV Secolo a.C. in poi Nomos assume il significato di legge di durata illimitata e psohisma un decreto temporaneo.

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