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Ercolano / Herculaneum (pt. 1): storia e struttura urbana

Notizie storiche. Il nome della città si ricollega al mitico Ercole, che vi sarebbe passato durante il compimento di una delle sue fatiche. Le fonti riguardanti episodi precedenti al IV secolo a.C. sono poche: tra queste gli storici Dionigi di Alicarnasso (riguardo la fondazione), Strabone (riguardo i popoli succedutisi nella zona) e Polibio, che include Ercolano tra i territori posti sotto l’influenza della vicina Nuceria, così facendo parte della cosiddetta lega nucerina. La città incomincia (presumibilmente) a gravitare intorno all’orbita romana dopo la conquista di Nuceria nel 308 a.C., in occasione della Seconda Guerra Sannitica. Nell’89 a.C., nel corso della Guerra Sociale, Ercolano si schiera contro i Romani, che la conquistano con il generale sillano Tito Didio e la convertono in municipium. Le informazioni sulla vita cittadina fino al 79 d.C. si sono conservate sia nelle Tabulae Herculanenses (ambito privato-giuridico) che negli Albi degli Augustali (ambito pubblico).

La distruzione della città fu dovuta all’effetto dell’eruzione, la cui nube di gas tossici inizialmente (si parla di un arco di tempo di 12 ore circa) non coinvolse Ercolano, ma le vicine Pompei e Stabia. Ercolano fu colpita da una nube ardente (400°C) che alla velocità di 80 km/h ricoprì interamente la città con uno strato di lava tra i 16 e i 30 metri di altezza. Gli abitanti, la maggior parte rifugiatisi lungo la spiaggia, morirono all’istante. Nel 631, una nuova eruzione del Vesuvio coprì la città con ulteriori depositi di tipo vulcanico.

Gli scavi cominciarono nel Settecento e hanno portato ad oggi a scoprire solo una piccola parte della città antica, che giace intatta sotto la città moderna.

Struttura urbana.

Mura. La maggior parte della cinta muraria è in opus reticolatum, ma sembra esserci un tratto di mura più antico fatto in blocchi in cementizia dello spessore di un paio di metri posti sul promontorio (lato meridionale). La cinta muraria si estendeva anche verso il lato della città che affacciava sul mare, e in corrispondenza di ogni cardine vi era una porta ad arco.

Vie. Della parte scavata a cielo aperto si hanno tre strade che vanno da nord a sud (III-IV-V cardo) e due che vanno da est a ovest (Decumano Inferiore e Decumano Massimo). Oltre il cardo V vi è la cosiddetta Insula Orientale, separata in due dal Vicolo Meridionale. I cardini sono pavimentati in pietra lavica, ad eccezione della strada in corrispondenza della Palestra pavimentata in calcare bianco, all’incrocio tra il cardo V e il Decumano Inferiore. Agli incroci mancano gli attraversamenti pedonali rialzati, che invece sono presenti a Pompei. I marciapiedi sono alti tra i 30 e i 40 centimetri e sono fatti in blocchi squadrati di tufo rosso locale. Sul bordo vi possono essere sia i gradini d’ingresso alle case sia le colonne che sostenevano i balconi dei piani rialzati degli edifici. Il Decumano Massimo era un’area esclusivamente pedonale.

La città fin dalle sue origine aveva numerosi pozzi per attingere l’acqua direttamente dalla falda, alla profondità di 10 metri circa al di sotto del livello del suolo. In età augustea vi fu impiantato un acquedotto (collegato al fiume Serino) con tubature in piombo che assicuravano ad ogni casa e edificio l’approvvigionamento delle acque, che alimentavano anche le numerose fontane pubbliche presenti. Non mancava poi un’ulteriore tubatura di scarico (impianto di fognatura) che si trovava in corrispondenza dei cardini e scaricava direttamente a mare.

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