Site icon Storia Romana e Bizantina

Considerazione sulla polis arcaica

Struttura formativa di una classica polis greca

Articolo a cura del prof. Giovanni Pellegrino.

Alla fine dell’VIII secolo a.C., il potere delle poleis greche era detenuto dalle famiglie aristocratiche che avevano soppiantato i re o ne avevano ridotto enormemente i poteri. Questo cambiamento di governo aveva radici sia nelle condizioni storiche che negli sviluppi culturali dell’epoca.

Le famiglie aristocratiche erano composte da individui che avevano uno status sociale elevato e che erano spesso imparentati tra di loro. Il loro status deriva da una combinazione di fattori materiali e culturali. Dal punto di vista materiale, molte di queste famiglie possedevano terreni, proprietà e altri beni che garantivano loro un certo livello di ricchezza e potere economico. Queste risorse erano spesso utilizzate per finanziare le campagne militari e per sostenere la propria posizione politica.

Dal punto di vista culturale, le famiglie aristocratiche godevano di privilegi e prestigio speciali. Essi erano spesso i custodi dei miti e delle tradizioni fondamentali della polis. Inoltre, essi avevano spesso accesso all’educazione e alla formazione migliore, che includeva la lettura, la scrittura e lo studio della filosofia e delle arti. Queste conoscenze culturali e intellettuali sono state tramandate da generazione in generazione e hanno contribuito a consolidare il potere e il dominio delle famiglie aristocratiche.

Tuttavia, l’ascesa delle famiglie aristocratiche non fu priva di conflitti e tensioni. L’aumento del potere e del controllo da parte di un gruppo ristretto di individui ha portato alla crescente disuguaglianza e all’insoddisfazione tra i ceti inferiori della società. Questo ha creato una serie di tensioni sociali che alla fine hanno portato alla nascita della democrazia, un nuovo sistema di governo che ha dato il potere al popolo.

alla fine dell’VIII secolo a.C., il potere delle poleis greche era detenuto dalle famiglie aristocratiche. Queste famiglie, grazie a una combinazione di fattori materiali e culturali, hanno consolidato il loro dominio sulla società. Tuttavia, questo dominio non è durato a lungo, poiché le tensioni sociali hanno portato alla nascita della democrazia. Questo cambiamento politico ha segnato un punto di svolta importante nella storia greca e ha gettato le basi per il futuro sviluppo delle civiltà occidentali.

Per prima cosa, la ricchezza derivava dal possesso delle terre da parte degli aristocratici. Inoltre, oltre alla terra, gli aristocratici ottenevano ricchezza anche attraverso la guerra e la pirateria, attività che, in età arcaica, venivano considerate onorevoli.

Durante quest’epoca, il potere degli aristocratici non si basava solamente sulla loro ricchezza o stato sociale, ma anche sulla loro importanza culturale. Derivavano la loro legittimità dalla loro nobile nascita, cosa che li rendeva discendenti di eroi famosi. Questa discendenza li affermava come i prescelti, destinati alla grandezza.

Inoltre, il loro potere e prestigio venivano rafforzati dal concetto di onore. L’onore era molto apprezzato nella società aristocratica, poiché comprendeva un insieme di virtù considerate esclusive della classe nobile. Queste virtù includevano coraggio, integrità, lealtà e un profondo senso di responsabilità verso la propria famiglia, comunità e paese. È attraverso l’incarnazione di queste virtù che gli aristocratici consolidavano il loro status di élite, gli “aristoi”, ovvero i migliori.

La loro autorità culturale si estendeva oltre il diritto di nascita e l’onore. Gli aristocratici erano spesso mecenati delle arti e delle scienze, contribuendo alla fioritura dei risultati intellettuali e artistici nelle loro comunità. Molti di loro erano poeti, musicisti o studiosi di grande talento e coltivavano attivamente la ricerca della conoscenza e della raffinatezza.

Inoltre, gli aristocratici hanno svolto un ruolo significativo nella conservazione e trasmissione delle tradizioni culturali. Hanno celebrato e difeso i valori, le usanze e i rituali che definivano la loro società. La loro adesione a queste tradizioni ha rafforzato la loro posizione sociale e ha servito come mezzo per preservare la loro influenza e il loro lascito per le generazioni future.

Il potere dell’aristocrazia durante questo periodo è stato poliedrico. Era radicato nella loro nobile discendenza, elevato dalla virtù dell’onore e sostenuto attraverso il loro mecenatismo delle arti e l’impegno per la preservazione culturale. Questa combinazione di fattori ha consolidato la loro posizione come i privilegiati pochi che detenevano sia il dominio sociale che quello culturale.

Dal punto di vista politico, all’interno della polis, l’organizzazione del potere era principalmente gestita dagli aristocratici. Questa élite privilegiata aveva il controllo assoluto sulle istituzioni fondamentali della città, permettendo loro di influenzare e guidare le decisioni politiche.

Uno dei principali ruoli assegnati agli aristocratici era quello di arconte, la più alta carica politica. Gli arconti erano responsabili del governo della città, prendendo decisioni cruciali che riguardavano la vita dei cittadini. Questa posizione di potere garantiva agli aristocratici una grande influenza sulla politica della polis.

Inoltre, gli aristocratici partecipavano al consiglio degli anziani, una forma di assemblea composta da membri anziani scelti tra le famiglie nobili. Questo consiglio affiancava gli arconti nel prendere decisioni e svolgeva un ruolo importante nell’amministrazione della giustizia all’interno della polis.

La giustizia all’epoca era amministrata secondo norme tradizionali e costumi tramandati oralmente. Si riteneva che queste regole avessero un’origine divina e gli aristocratici erano i custodi di tali norme. Questo garantiva loro un ruolo centrale nella risoluzione delle controversie e nella gestione legale all’interno della polis.

In conclusione, gli aristocratici giocavano un ruolo predominante nella politica delle città-stato greche. La loro influenza era diffusa in tutte le sfere decisionali e istituzionali, dando loro una posizione di potere e controllo sulla vita politica della polis.

Il “demos” (popolo) inizialmente era escluso dal governo cittadino. In talune situazioni, tuttalpiù poteva partecipare all’assemblea, ma non aveva alcun potere reale. A partire dal VII secolo a.C., lo strapotere aristocratico cominciò a scatenare crescenti conflitti e tensioni. In questo periodo, si era generata in Grecia una situazione di squilibrio tra popolazione e risorse. I piccoli e medi contadini, che costituivano la maggior parte del demos, faticavano a ricavare dalla terra un raccolto sufficiente, cosicché erano costretti a indebitarsi presso i possidenti aristocratici. Non riuscendo a pagare il debito, potevano cadere in schiavitù. Queste difficoltà spinsero i contadini a rivendicare la più giusta ripartizione delle terre e la cancellazione della schiavitù per debiti.

D’altra parte, lo sviluppo dell’artigianato e del commercio rafforzò all’interno del demos le figure degli artigiani e dei mercanti che iniziarono a pretendere un ruolo nel governo della città commisurato alla loro crescente importanza economica e sociale. Queste tensioni sociali portarono in molte poleis greche ad una graduale riduzione del potere aristocratico e all’ampliamento dei diritti politici del demos. Le tappe fondamentali di questo processo in età arcaica furono tre: la riforma oplitica, l’epoca delle legislazioni scritte e l’epoca delle tirannidi.

Per quanto riguarda la riforma politica nella prima metà del VII secolo a.C., fu introdotta negli eserciti greci un’innovazione destinata ad avere rilevanti conseguenze sociali e politiche: la cosiddetta riforma oplitica. Con questa riforma militare, il cuore dell’esercito fu costituito non più dai grandi guerrieri aristocratici, ma da un compatto schieramento di fanti armati di scudo, spada pesante, armatura e lunga lancia: gli opliti. Fino a quel momento, solo i nobili avevano potuto occuparsi della guerra perché erano richieste ingenti ricchezze per acquistare carri, cavalli, armi e corazze di metallo. Con la riforma oplitica, l’armamento dei soldati divenne meno costoso e così fu accessibile anche al demos. La conseguenza fu di sottrarre all’aristocrazia una delle sue prerogative esclusive, ovvero la guerra.

L’opera fornita al servizio della polis diede al nuovo cittadino soldato più forza nel pretendere maggiori diritti nonché un ruolo nel governo della città. La riforma ebbe anche un grande significato culturale: tramontava l’eroe singolo eccezionale semidivino e nasceva un nuovo eroe connettivo fatto di migliaia di umili fatti che combattevano fianco a fianco per la città. Alla morale dell’aristocratico fondata sull’onore individuale subentravano i nuovi valori del cittadino: la disciplina, la solidarietà nei confronti dei compagni, l’uguaglianza nella vittoria come nella sconfitta. In sintesi, la riforma oplitica diede più forza al demos.

Contemporaneamente alla riforma politica venne messo in discussione un secondo privilegio esclusivo degli aristocratici, ovvero l’amministrazione della giustizia sulla base di leggi tramandate oralmente. Tra il VII e il VI secolo a.C. si diffusero in moltissime poleis legislazioni scritte, opera di singoli legislatori. Tali legislazioni scritte riguardavano soprattutto il diritto penale, ma anche le regole della vita della polis, i diritti e la cittadinanza. Oltre ad essere scritte, queste leggi avevano anche carattere pubblico, poiché venivano incise su un supporto di bronzo o di pietra ed esposte in luoghi pubblici della città. Le legislazioni scritte hanno grande rilevanza storica, poiché sottrassero all’arbitrio aristocratico l’amministrazione della giustizia e la posero sotto il controllo collettivo. Ma la loro importanza è più generale. Esse nacquero solitamente in situazioni di grave instabilità politica e sociale, dal momento che nella polis si scontravano l’aristocrazia e il demos, ma anche le famiglie aristocratiche in lotta tra di loro per il potere. Non a caso, le legislazioni scritte furono promosse dalla stessa aristocrazia, consapevole della necessità di attenuare i conflitti ponendo tutti i cittadini, aristocratici e non, di fronte a leggi stabili e sicure. Spesso l’opera dei legislatori non fu sufficiente ad eliminare dalla polis i conflitti che la caratterizzavano.

Approfittando di tali conflitti in molte città greche tra il VII e il VI secolo a.C., singoli individui conquistarono il potere assoluto, spesso con la violenza. Tali individui furono chiamati tiranni, che in origine significava semplicemente “signori”. Il tiranno era in genere un aristocratico, anche se emarginato dai circoli di potere della città. Egli prendeva il potere appoggiandosi al demos ed esercitava poi in modo personale ed assoluto, anche se non sempre con crudeltà. Raramente il tiranno cambiava le leggi della città, ma generalmente svolgeva una politica favorevole al demos, distribuendo risorse al popolo, sviluppando opere pubbliche e favorendo la cultura. Infine, il tiranno cercava di rendere ereditario il proprio potere, trasmettendolo ai figli, ma con scarso successo, dal momento che nessuna tirannide durò più di due o tre generazioni.

Le tirannie dunque furono una fase transitoria nella vita delle polis greche, ma rappresentarono un ulteriore momento di indebolimento del potere dell’aristocrazia. Infatti, la politica dei tiranni fu generalmente orientata a limitare il potere aristocratico e ad aumentare l’importanza del demos per ottenere il suo consenso. In una fase successiva, tuttavia, i tiranni furono sempre più visti come nemici della libertà, così scomparvero quasi ovunque verso la fine del VI secolo a.C. Furono gli stessi cittadini a mettere fine alle tirannie aprendo una nuova fase della propria storia. Ed è da allora che il termine “tiranno” ha assunto il significato negativo di potere personale crudele e illegittimo, con il quale ancora oggi lo utilizziamo.

Exit mobile version