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Beda il Venerabile e il Beowulf

Immagine dalle Cronache di Norimberga (1493)

All’epoca del monaco e scrittore noto come Beda il Venerabile (673-735), la politica dei re anglosassoni si adattò ai cambiamenti sociali e culturali provocati dalla cristianizzazione; furono quei cambiamenti, infine, a portare alla fine del potente re Penda di Mercia e delle illusioni del paganesimo negli ambienti del potere isolano. Per la precisione, alla morte di Penda, suo figlio (secondo altre fonti suo fratello)  Whlfhere (658-675), fervente cattolico, gli successe al trono; la sua prima decisione fu quella di espellere tutti i funzionari che non fossero battezzati.

La vita sociale proseguì come prima. Le élite anglosassoni possedevano i due terzi del territorio; ogni città o villaggio importante si trovava compreso nei possedimenti di un thane, di un nobile, di un vescovo o del re. Si tenevano assemblee cittadine, le tun-mootsfolk-moots, che a volte ricoprivano il ruolo del tribunale per lo shire, la contea. Tuttavia, solo i proprietari terrieri elessero un’ “assemblea di saggi”, il witenagemote, per tenere la situazione sotto controllo. Tale oligarchia aristocratica limitava il potere dei re e, pertanto, i re si avvicinarono alla Chiesa.

Uno dei principali effetti di questo avvicinamento ebbe luogo nel Sinodo di Herford convocato dall’arcivescovo di Canterbury, Teodoro di Tarso, nel 673. In quest’assemblea, la Chiesa pose fine alla tradizione anglosassone di ripudiare la moglie senza alcun motivo, con la possibilità di risposarsi in continuazione. Le donne acquisirono un ruolo importante nella vita politica e furono fondamentali per la cristianizzazione della società. I re le corteggiavano pazientemente e consultavano le proprie mogli riguardo a questioni politiche. Esse protessero la Chiesa e resero possibile la restaurazione di edifici scolastici. In uno di questi, la scuola di Wearmouth-Jarrow, fondata dal vescovo Biscop, studiò Beda. Lo rivela lui stesso in uno scritto dal carattere autobiografico dove viene descritto il processo mediante il quale un bambino della regione diventava un monaco votato in grado di leggere commenti biblici, omelie e ogni tipo di classico, diventando l’uomo più saggio del suo tempo, autore della magnifica Historia ecclesiastica gentis Anglorum (733). L’opera, a differenza della maggior parte delle storie monastiche, non è una cronaca arida, seppur sovraccarica di miracoli: è una narrazione chiara e accattivante, che a tratti si eleva a una semplice eloquenza, come nella descrizione della conquista anglosassone. Beda è rigoroso, ricco di dettagli e preciso nell’annotare le proprie fonti, poiché, come lui stesso scrisse, «non volevo che i miei bambini leggessero menzogne».

Nell’autobiografia indica anche le cinque lingue parlate all’epoca nell’isola: inglese, britannico (celtico), irlandese, pitto (scozzese) e latino. L’inglese era la lingua degli Angli, che differiva molto poco dal sassone – erano di fatto interscambiabili. In questa lingue fu scritto il più importante poema epico anglosassone, il Beowulf, di cui si conserva un manoscritto degli inizi dell’XI secolo nella Brithis Library di Londra. L’opera completa consta di 3183 versi e narra le gesta del principe dei Geati, Beowulf, della Svezia meridionale, che attraversa il mare per liberare il re danese Hrothgar dal mostro Grendel e dalla sue terribile madre. Dopodiché, regnerà per cinquant’anni nella terra recuperata dalla devastazione, finché non apparirà un altro mostro che sputa fuoco dalla bocca. Dovrà affrontarlo  ferendosi a morte durante lo scontro. L’opera termina con la pira funeraria su cui l’eroe viene incenerito sotto gli occhi di tutto il popolo.


Il Beowulf, il più bello e lungo poema medievale anglosassone

Prima pagina del Beowulf, contenuta nel Cotton Vitellius.

Il Beowulf è considerato un’opera cruciale nell’ambito della letteratura d’Inghilterra, al pari della Chanson de Roland per la Francia o del Poema del mio Cid per la Spagna. Ciò lo trasforma a pieno diritto in una delle grandi epopee della storia e della cultura europee.

L’azione del poema si sviluppa nel V e VI secolo, epoca delle grandi migrazioni dei popoli germanici, e narra le gesta di Beowulf, eroe della tribù dei Geati. Il racconto parte dalla difficoltà minore alla maggiore: all’inizio, Beowulf affronta il mostro Grendel come atto di eroismo giovanile, vincendolo senza bisogno di ricorrere alle armi; in seguito, potrà contare sulla spada «forgiata dai giganti» che gli ha dato il re Hrothgar. In età adulta affronta il mostro come un dovere, per proteggere il proprio popolo, uccidendolo con l’aiuto del suo vassallo. I due primi scontri hanno luogo in Danimarca, mentre l’ultimo si svolge nel Paese dei Geati. Questo farebbe pensare a due nuclei diversi racchiusi nel poema: il primo ha come sfondo la cultura danese, mentre il secondo quella dei Geati e il loro mondo politico e sociale. Esiste un nesso di unione tra le due parti, ovvero il racconto del ritorno di Beowulf alla corte del suo re Hygelac, in cui compaiono gli elementi storici più accurati di tutto il poema, poiché sono un’eco alla spedizione di Hygelac contro i Frisi e i Franchi, citati anche da Gregorio di Tours nella sua Historia Francorum

 

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