Per Atene e tutta la Grecia, il pericolo persiano sembra passato. Nel territorio dell’Attica e di Atene in particolare vi è una totale distruzione che sia gli edifici (pubblici, sacri e privati) sia le statue hanno subito distruzioni ed incendi… ai Greci non resta che una sola cosa, rimboccarsi le “maniche” e ricostruire tutto…
Dopo le distruzioni persiane del 480 a.C. tutti gli edifici vennero incendiati e distrutti, gli ateniesi quindi provvidero alla restaurazione di questi specialmente nell’agorà ma quello che non potevano restaurare lo buttarono via in fosse mentre i persiani portarono via tutto quello che aveva valore. La cosa che ferì molti i greci fu la violazione e distruzione di templi e santuari per l’alto valore religioso tanto è vero che decisero di non ricostruirli mai più a ricordo della barbarie. Sull’Acropoli vi era il tempio di Atena di Pisistrato e ne rimase solo la cella dove era ricoverata la statua. Dopo le guerre persiane, Atene si pone a capo della lega marittima per la difesa della Grecità dalla minaccia persiana. Pericle scioglie gli ateniesi dal giuramento di non ricostruire e vara un grande piano architettonico di restauro e abbellimento dell’Acropoli, utilizzando, per finanziare il tutto, il tesoro della lega nel V Secolo a.C. Iniziò con la costruzione del Partenone nel 447 a.C.; i Propilei nel 437 a.C.; l’Eretteo nel 421 a.C.; il tempietto di Atena Nike nel 420 a.C.
Nell’agorà in questo periodo troviamo:
- La Stoà Poikile, portico multicolore e diventò la Stoà più frequentata e famosa del tempo. All’inizio la Stoà era nota con il nome del suo costruttore Peisianatte, data di costruzione intorno al 460 a.C. La stoà cambio nome in poikile poiché al suo interno vi erano pitture eseguite dai più famosi pittori del periodo: Polignoto, Mikon e Painainos. Il nome Poikile appare anche nei documenti ufficiali. Le pitture non erano murali ma erano quadri su pannelli di legno immensi e ce ne parla Pausania “I, 15, 1”:
- Una battaglia di Oinoe di soggetto e autore sconosciuti;
- Una Amazzonomachia di Micone, tra Amazzoni e Ateniesi;
- Una Ilioupersis, Guerra di Troia che Plutarco attribuisce a Polignoto;
- Una battaglia di Maratona, in cui è rappresentato Milziade il padre di Cimone, attribuita dalle fonti a Polignoto, a Micone o a Paneno.
Questa stoà fu usata in vario modo e non fu costruita per una funzione specifica, fu un luogo prevalentemente per passeggiare, parlare, incontrare, ecc.… fu utilizzata anche all’occorrenza per funzioni religiose ed era tappa dei Misteri Eleusini, dove si posizionava lo ierofante il sacerdote dei misteri e proclamava sacralmente una formula per la partecipazione alla processione. Si svolgevano anche processi tra cui quello che mandò a morte 1400 ateniesi, nel 404/3 a.C., nel periodo dei Trenta Tiranni. Le fonti ci parlano anche di frequentazioni di varie categorie: filosofi, mendicanti, giocolieri, commercianti, ecc.…. Savanti alla stoà inoltre, sempre secondo Pausania, vi era una statua di Cimone. La sua identificazione però è al centro di discussioni per la sua posizione ella zona settentrionale dell’agorà, fu eretta tra il 475 e il 450 a.C. Altre interpretazioni la indicano come Stoà delle Erme.