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Ade, il dio degli Inferi

Busto di Ade, marmo, copia romana di un originale greco del V secolo a.C. (Roma, Museo nazionale romano).
Busto di Ade, marmo, copia romana di un originale greco del V secolo a.C. (Roma, Museo nazionale romano).

Ade è il dio dei morti. Fratello di Zeus, di Poseidone, d’Era, d’Estia e di Demetra, è il figlio di Crono e di Rea. Come Zeus e Poseidone, è uno dei tre padroni che si divisero il comando dell’Universo dopo la vittoria sui Titani. Mentre Zeus otteneva il Cielo e Poseidone il Mare, egli si vedeva attribuire il mondo sotterraneo, gli Inferi, o Tartaro.

Alla nascita, Ade era stato, come i suoi fratelli, inghiottito da Crono, poi rivomitato. Partecipò alla lotta contro i Titani, e i Ciclopi lo armarono di un elmo che rendeva invisibile chiunque lo portava. Questo elmo d’Ade, simile a quello di Sigfrido nella mitologia germanica, fu in seguito portato da altre divinità, come Atena, e anche dagli eroi, come Perseo.

Plutone rapisce Proserpina, scultura di Vincenzo de’ Rossi.

Negli Inferi, Ade regna sui Morti. E’ un padrone impietoso, che non permette a nessuno dei suoi sudditi di ritornare fra i viventi. E’ assistito da demoni e geni multipli che sono posti sotto i suoi ordini (per esempio, Caronte il traghettatore). Vicino a lui regna Persefone, non meno crudele. Si raccontava ch’egli l’aveva rapita, una volta, nelle pianure della Sicilia, mentre ella giocava con le sue compagne a raccogliere fiori. Persefone, figlia di Demetra, è sua nipote. Ade ne era innamorato, ma Zeus, padre di Persefone, non aveva acconsentito al matrimonio, ripugnandoli di fronte a Demetra di sapere la giovane rinchiusa eternamente nel soggiorno delle ombre. Così Ade aveva deciso di rapirla. Forse fu aiutato in questo rapimento da Zeus, che si fece segretamente suo complice. Più tardi, Zeus ordinò a Ade di restituire Persefone alla madre. Ma Ade aveva preso le sue precauzioni: le aveva dato da mangiare un chicco di melagrana; ora, chiunque avesse visitato l’impero dei Morti, e qui si fosse cibato di qualcosa, non avrebbe più potuto risalire al soggiorno dei Vivi. Persefone fu dunque obbligata a passare un terzo di ogni anno presso Ade. La sua unione con quest’ultimo passava per essere stata infeconda.

Persefone e Ade seduti sul trono (V secolo a.C.), pinax conservato presso il Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria

Ade interviene raramente nelle leggende. A parte il racconto del rapimento, che appartiene al ciclo di Demetra, lo si vede appena in un altro mito, in rapporto questa volta con quello d’Eracle. L‘Iliade racconta che, durante la discesa dell’eroe agli Inferi, Ade volle proibirgli l’accesso al proprio regno; lo incontrò sulla «porta» degli Inferi, ma Eracle lo ferì con una freccia alla spalla, dimodoché Ade dovette essere portato in gran fretta sull’Olimpo, dove Peano, il dio guaritore, gli applicò un balsamo meraviglioso e la sua ferita fu ben presto cicatrizzata. Alcune varianti mostrano Eracle che uccide il dio con una pietra enorme. Comunque si siano svolti i fatti, la vittoria rimane al figlio di Zeus.

Ade, il cui nome significa «l’Invisibile» non era di solito nominato, poiché si temeva, interpellandolo, di eccitare la sua collera. Così lo si designava con eufenismi. Il più ricorrente era quello di Plutone (il «Ricco»), allusione alla ricchezza inesauribile della terra, tanto della terra coltivata quanto delle miniere ch’essa cela. Così Plutone è spesso rappresentato mentre tiene un corno dell’abbondanza, simbolo di quella ricchezza.

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