2/11) 53 a.C.: Battaglia di Carre – I Romani vengono sconfitti in battaglia dai Parti guidati dal generale Rostam Surena-Pahlavi; il triumviro Marco Licinio Crasso perde la vita durante la ritirata verso l’Armenia; muore anche il figlio maggiore di questi, Publio Licinio Crasso, comandante dei reparti della cavalleria gallica, per mano di un suo attendente. Vengono perse anche le insegne militari delle legioni. Si salvano solo un terzo delle truppe, 10.000 legionari guidati dal generale Gaio Cassio Longino, che in disaccordo con Crasso si era ritirato in Siria: tutti gli altri vengono uccisi o fatti prigionieri. Le teste di Crasso e di suo figlio vengono mozzate, riempite d’oro ed esposte come trofeo per il re dei Parti. La morte di Crasso segna la fine del Primo Triumvirato e lascia la scena politica tutta in mano agli altri due triumviri, Cesare e Pompeo.
Le ragioni di una tale disfatta possono spiegarsi nell’itinerario avventato seguito da Crasso, che preferisce attraversare il deserto siriano anziché seguire il corso del fiume Eufrate (come suggeritogli da Cassio) e assicurarsi approvvigionamenti, fiaccando le truppe romane, che allo stremo dovevano subire anche le scorrerie dei Parti che evitavano un combattimento in campo aperto. Stando al racconto di Plutarco, Crasso era stato influenzato nel prendere le decisioni da alcuni traditori partici, che gli avevano suggerito un percorso “alternativo” sia per l’attacco ai Parti (attraversando il deserto) che per la fuga da questi (verso l’Armenia).
Il successo di Ventidio Basso richiamerà lo stesso Marco Antonio sul teatro di battaglia, che prenderà il suo posto come capo delle operazioni militari e rimanderà a Roma il suo luogotenente per celebrare il trionfo e la vendetta per la disfatta di Carre.
Il suo successo, che diventò uno dei più celebrati, diede ai Romani piena soddisfazione per il disastro subito con Crasso, e colpì i Parti ancora fino ai confini con la Media e la Mesopotamia, dopo averli sconfitti in tre successive battaglie. Ventidio decise comunque di non inseguire ulteriormente i Parti, perché temeva di suscitare la gelosia di Antonio; e così decise di attaccare e sottomettere le popolazioni che si erano ribellate a Roma, e di assediare Antioco I di Commagene nella città di Samostata […] Ventidio è l’unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti. [Plutarco, Vite Parallele]
4/11) 53 d.C.: Roma – Lucio Domizio Enobarbo Nerone sposa Claudia Ottavia, figlia dell’imperatore Claudio. Il matrimonio venne in qualche modo “combinato” dalla madre di questi Agrippina, che mirava a mettere suo figlio sul trono dandogli un valido legame dinastico con l’imperatore.
«Sotto il consolato di D. Giunio e di Q. Aterio, Nerone all’età di sedici anni sposò Ottavia figlia di Claudio.» (Tacito, Annales)
5/11) 68 d.C.: Roma – Muore l’imperatore Lucio Domizio Enobarbo Nerone, ultimo della dinastia giulio-claudia, dopo essere stato deposto dal Senato. Fuggito dal palazzo, si rifugia in una villa suburbana di un suo liberto. Abbandonato da tutti, cerca di suicidarsi ma troppo esitante si fa uccidere dal suo schiavo greco Epafrodito. Stando a Svetonio, le sue ultime parole prima di spirare furono: “Quale artista muore con me!” (“Qualis artifex pereo!”).
Morì nel suo trentaduesimo anno d’età, nel giorno anniversario dell’uccisione di Ottavia e fu tale la gioia di tutti che il popolo corse per le strade col pileo. Tuttavia non mancarono quelli che, per lungo tempo, ornarono di fiori la sua tomba, in primavera e in estate, e che esposero sui rostri ora le immagini di lui vestito di pretesta, ora gli editti con i quali annunciava, come se fosse ancora vivo, il suo prossimo ritorno per la rovina dei suoi nemici. Per di più, Vologeso, re dei Parti, quando mandò ambasciatori al Senato per riconfermare l’alleanza, fece chiedere anche, insistentemente, che si onorasse la memoria di Nerone. Infine, vent’anni dopo la sua morte, durante la mia adolescenza, venne fuori un tale, di ignota estrazione, che pretendeva di essere Nerone e questo nome gli valse tanto favore presso i Parti che essi lo sostennero energicamente e solo a malincuore lo riconsegnarono. [Svetonio, Vite dei Cesari]
Il Senato decreta per lui la damnatio memoriae ma permette comunque le esequie private, alla presenza di pochi fedelissimi rimasti, tra i quali l’ex amante e concubina Claudia Atte, liberta della famiglia dell’imperatore, e le sue due nutrici Egloge e Alessandria. Il corpo di Nerone viene cremato, avvolto in coperte bianche intessute d’oro, e le sue ceneri deposte in un’urna di porfido, sormontata da un altare di marmo lunense, nel mausoleo della famiglia paterna, il Sepolcro dei Domizi al Campo Marzio.
9/11) 747 d.C.: Merv (regione della Siria orientale) – Abu Muslim Khorasani, capo militare arabo, dà inizio ad una grande rivolta contro il Califfato Omayyade, dando inizio alla decadenza di questo e alla nascita del Califfato Abbaside.
10/11) 776 d.C.: Spoleto – Muore il duca longobardo di Spoleto Teodicio. Viene eletto suo successore Ildeprando, che si affretta a rendere omaggio al Papa e a sottomettersi al re dei Franchi, che ne affianca un duca franco.
«[…] rappresentava il potere imperiale nell’intera Italia centrale e per incarico di Carlo interveniva anche nella vita politica di Roma»
11/11) 1403 d.C.: Gallipoli (Dardanelli) – Manuele II Paleologo fa ritorno a Gallipoli a conclusione di una campagna diplomatica in Europa per sensibilizzare le grandi monarchie della precaria situazione bizantina.
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