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Accadde Oggi: 31 Dicembre / 406 d.C. – Attraversamento del Reno e crollo del limes renano

1/3) 192 d.C.: domus Vectiliana al Celio, Roma – Terza congiura e assassinio dell’imperatore Commodo.

Commodo sopravvisse a ben due congiure. La prima (182 d.C.) nacque in ambito familiare fallì per l’incapacità dell’esecutore che prima ancora di colpirlo disse “Qui c’è il pugnale che ti spedisce il Senato”: le guardie personali dell’imperatore prontamente lo disarmarono. In seguito mandanti ed esecutori furono messi a morte, mentre le personalità indirettamente coinvolte esiliate (e poi fatte assassinare). Anche la seconda fallì in misero modo. Quella che riuscì, la terza, vide il coinvolgimento diretto del Senato. I senatori avevano dalla loro parte la concubina preferita dell’imperatore, che lo avvelenò a cena. Commodo però si sentì appesantito dalla cena e vomitò quanto ingerito, veleno compreso. La sera stessa si provvide a corrompere Narcisso, maestro dei gladiatori, che strangolò l’imperatore. Il giorno seguente fu messa in giro la voce della morte improvvisa, e il Senato proclamò la damnatio memoriae.

«Che il ricordo dell’assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell’assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell’osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell’ossario. Ascolta o Cesare: lascia che l’omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri padri, lascia che l’assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso. Sia da salvare invece il ricordo di chi è senza colpa. Si ripristino gli onori degli innocenti, vi prego.» [Historia Augusta]

I congiurati trovano modo di nascondere abilmente l’omicidio facendo spargere la voce che l’imperatore fosse morto per un sopraggiunto ictus: la morte aveva pertanto evitato l’assassinio dei consoli designati progettato dall’imperatore che a sua volta, sempre a detta dei congiurati, avrebbe voluto assumere anche il consolato da solo. Viene offerta la porpora imperiale al Praefectus Urbi Publio Elvio Pertinace, che accetta solo quando vede il cadavere di Commodo. Ironia della sorte, due anni dopo l’imperatore Settimio Severo riabilitò la figura di Commodo, che passò dalla condizione di hostis a quella di divus (con tanto di divinizzazione).


«Nel sesto consolato di Arcadio e Probo, Vandali ed Alani entrarono in Gallia, avendo attraversato il Reno, il giorno prima delle calende di gennaio.» [Prospero d’Aquitania]

2/3) 406 (o 405) d.C.: Mogontiacum – Nei pressi della città di Mogontiacum (Magonza) inizia l’invasione barbarica da parte di Vandali, Alani e Suebi che sconfinano, per non tornare indietro mai più, nei territori dell’Impero d’Occidente, facendo definitivamente collassare il limes renano.

La data. La data dell’invasione al 31 dicembre 406 è riportata solo dallo storico Prospero d’Aquitania; le fonti concordano tuttavia sugli eventi successivi, il che rende molto plausibile la datazione di Prospero. L’attraversamento del fiume Reno ghiacciato non è riportato da nessuna delle fonti dell’epoca, ma si tratta di un’ipotesi fatta dallo storico Edward Gibbon: sicuramente l’invasione barbarica toccò per prima la città di Mogontiacum, per poi espandersi all’intera Gallia. In merito all’esattezza della data è stata ipotizzata dallo storico statunitense Michael Kulikowski una rilettura della cronaca di Prospero, che distribuisce su più anni episodi accaduti in realtà nell’arco dello stesso anno: egli dunque afferma che la data del 405 sia la più idonea nel contesto delle invasioni, antecedente all’invasione gotica di Radagaiso (406) e all’usurpazione di Costantino III in Britannia (407).

Cosa accadde. Gregorio di Tours (nella sua Historia Francorum) tramanda il racconto di una battaglia che avvenne (presumibilmente) lo stesso giorno dell’invasione, e ne fu per certi versi la causa: in Gallia infatti prestavano servizio guarnigioni di Franchi che combattevano come foederati dell’Impero. Ebbene, le guarnigioni franche respinsero un esercito di Vandali – sempre nei pressi di Mogontiacum – che aveva cercato di oltrepassare il confine: i Franchi ebbero la meglio, e riuscirono anche ad uccidere il re vandalo Godegisel, ma intervenne nello scontro anche un esercito di Alani che, guidato dal suo re Respendial, a sua volta sconfisse i Franchi.

Il limes rimase pertanto scoperto e non vi furono valide resistenze da parte romana, poiché le legioni romane che un tempo erano acquartierate nella Gallia settentrionale erano state trasferite dal generale Stilicone in Italia per fronteggiare i Visigoti di Alarico. Altro particolare, nonché conseguenza della battaglia, fu l’alleanza tra Alani e Vandali, che si riunirono in un unico esercito diretto verso le province ispaniche. Altra conseguenza della battaglia fu anche l’avvicendarsi di “usurpatori” nei territori invasi, che non contrastarono direttamente il potere centrale romano, ma miravano a difendere come entità politica autonoma le province attaccate.

Ecco infine l’epilogo riportato da Girolamo:

«Vorrei ora dire qualche parola sulle nostre miserie presenti. Alcuni di noi sono finora sopravvissuti, ma questo è dovuto non a nulla che abbiamo fatto noi, ma per la misericordia del Signore. Tribù selvagge in innumerevoli numeri hanno invaso tutte le parti della Gallia. Tutto il paese tra le Alpi e i Pirenei, tra il Reno e il mare, è stato devastato da orde di Quadi, Vandali, Sarmati, Alani, Gepidi, Eruli, Sassoni, Burgundi, Alemanni e- ahimè! Per il bene comune – anche le Pannonie. […] La una volta nobile città di Moguntiacum è stata espugnata e distrutta. Nella sua chiesa sono state massacrate migliaia di persone. La gente di Vangium in piedi dopo un lungo assedio è stata estirpata. Le potenti città di Reims, Ambiani, Altrebatæ, Tournay, Spires, e Strasburgo sono cadute per mano dei Germani: mentre le province di Aquitania e delle Nove Nazioni, di Lione e di Narbonne sono con l’eccezione di poche città un universale scenario di desolazione. E quelli che la spada risparmia, trovano le devastazioni e la carestia. Non posso parlare senza lacrime di Tolosa […]. Anche le Spagne sono sull’orlo della rovina e tremano come al giorno in cui ricordano l’invasione del Cymry; e, mentre altri soffrono disgrazie accadute nella realtà, essi soffrono continuamente in attesa che avvengano.» [San Girolamo, Epistola 123]


3/3) 1097 d.C.: Albara, sud di Antiochia – Nel corso della Prima Crociata Boemondo di Taranto e Roberto di Fiandra sconfiggono nonostante l’inferiorità numerica Ridwan di Aleppo e Duqaq di Damasco, che avevano cercato di bloccare l’assedio ad Antiochia di Siria. I resti degli eserciti musulmani vengono lasciati riparare verso Hama. Raimondo di Tolosa converte la moschea locale in chiesa cristiana e nomina vescovo di Albara un sacerdote del suo seguito, Pietro di Narbona.

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