1/4) 270 d.C.: provincia dell’Illyricum – Nasce da una famiglia di pastori Daia, adottato dall’imperatore Galerio e a sua volta designato da questi imperatore-tetrarca con il nome di Gaio Galerio Valerio Massimino dal 308 al 313 d.C.
2/4) 284 d.C.: Nicomedia (provincia di Bitinia) – Sulla via del ritorno dopo una spedizione vittoriosa contro i Sasanidi, muore in circostanze misteriose l’imperatore Marco Aurelio Numeriano, trovato in avanzato stato di decomposizione nella sua lettiga. L’esercito riunito per stabilire la successione proclama imperatore il comes domesticorum – ossia il comandante dei reparti di cavalleria della guardia imperiale – Diocle, che cambia per l’occasione il proprio nome in Gaio Aurelio Valerio Diocleziano. Dopo la proclamazione egli uccise di persona (in un processo sommario) Arrio Apro, prefetto del pretorio e suocero del defunto imperatore, principale sospettato della morte di Numeriano. Nonostante la nomina ad Augusto, Diocleziano era ufficialmente un usurpatore, in quanto vi era già un imperatore (legittimo), Marco Aurelio Carino, fratello di Numeriano.
«Numeriano accompagnò il padre (Caro) nella guerra persiana. Dopo la sua morte, mentre aveva cominciato a soffrire agli occhi, un tipo di disturbo che, sfinito dalle veglie eccessive, gli era quanto mai abituale, ed era trasportato in lettiga, fu ucciso dalla congiura del suocero Apro, che voleva arrivare al potere imperiale. Per molti giorni i soldati chiesero notizie della salute dell’imperatore, ma Apro diceva loro che non era possibile vederlo, perché doveva tenere lontani dal vento e dal sole i suoi occhi indeboliti; quando però il fetore del cadavere svelò il delitto, tutti si gettarono su Apro, il cui complotto non poteva più essere nascosto, e lo trascinarono davanti alle insegne e al quartier generale. Si tenne allora una grande assemblea e fu costruito anche un palco. E quando fu posta la questione di chi dovesse diventare il giustissimo vendicatore di Numeriano, a chi si dovesse affidare la res publica come buon principe, tutti acclamarono Augusto Diocleziano, col consenso degli dèi, uomo che, si diceva, aveva già ricevuto molti presagi del futuro impero, uomo che allora i (protettori) domestici, uomo insigne, accorto, amante della res publica, amante dei suoi e pronto a fare fronte a tutte le esigenze del momento, sempre capace di progetti elevati, eppure talvolta di espressione dura, ma dotato di una saggezza in grado di dominare con decisione i moti di un animo inquieto. Dopo che, salito sulla tribuna, fu proclamato Augusto, mentre ci si chiedeva in quale modo Numeriano fosse stato ucciso, egli, sguainata la spada, indicò il prefetto del pretorio Apro e lo colpì esclamando: «Ecco l’assassino di Numeriano!». Così Apro, che aveva vissuto una vita sporca e improntata a perfidi disegni, trovò una fine degna dei suoi costumi. Mio nonno riferiva di essere stato presente all’assemblea in cui Apro era stato ucciso per mano di Diocleziano; egli diceva che Diocleziano nell’atto di colpire Apro esclamò: «Sii orgoglioso Apro ‘per mano del grande Enea tu cadi’». Mi stupisco di trovare questa citazione sulla bocca di un uomo d’armi, per quanto sappia bene che molti militari ricorrono spesso a espressioni in greco o in latino tratte dai comici o da altri poeti del genere. Sono poi gli stessi comici che spesso rappresentano i loro soldati, facendo loro adoperare detti antichi.» [Historia Augusta, v. Cari, 12-15]
La sommarietà del processo di Apro, secondo alcuni storici, nasconderebbe una vera e propria congiura – tipiche del periodo dell’anarchia militare – di alcuni generali dell’esercito (tra cui Diocleziano) ai danni di Numeriano e Apro andata a buon fine.
3/4) 855 d.C.: Costantinopoli – Muore in una congiura il primo ministro bizantino Teoctisto, fatto uccidere dall’imperatore Michele III su istigazione di suo zio Barda.