Accadde Oggi: 11 Febbraio / Morte di Britannico, Gordiano III, Eraclio I
1/3) 55 d.C.: Roma – Muore avvelenato Tiberio Claudio Cesare Germanico, figlio dell’imperatore Claudio e della sua terza moglie Messalina. Il movente della sua morte sembra essere dovuto ai timori di Nerone, adottato da Claudio, di vedersi scalzato proprio da Germanico nella linea di successione all’Impero. La sua morte fu mascherata come un attacco di epilessia, di cui Germanico soffriva.
16.1. C’era l’usanza che i figli degli imperatori pranzassero seduti a una tavola separata e meno riccamente imbandita, insieme con i loro coetanei della nobiltà e sotto gli occhi dei parenti. Britannico sedeva a questa tavola e, poiché uno dei servi era incaricato di assaggiarne i cibi e le bevande, per non interrompere tale consuetudine e non rivelare d’altra parte il delitto con la morte di entrambi si escogitò questo espediente. 2. A Britannico si offrì una bevanda ancora innocua e caldissima, già preventivamente assaggiata; poi, siccome egli la rifiutava per l’eccessivo calore, vi si aggiunse dell’acqua fredda in cui era stato sciolto il veleno, che si diffuse per tutte le sue membra tanto rapidamente da togliergli insieme la parola e la vita. 3. Ne nacque un grande sgomento tra quanti gli sedevano vicino: alcuni, meno accorti, si allontanarono fuggendo via, ma i più avveduti restarono fermi al loro posto, tenendo lo sguardo fisso su Nerone. Questi, continuando a starsene sdraiato con aria indifferente, disse che si trattava di un incidente comune per Britannico, dovuto all’epilessia di cui soffriva sin da bambino, e che gradatamente avrebbe ripreso la vista e i sensi. 4. Ma sul volto di Agrippina, benché essa cercasse di mantenersi impassibile, apparvero i segni di un tale terrore e di un tale sbigottimento che fu subito evidente come fosse all’oscuro di tutto non meno della sorella di Britannico, Ottavia. Agrippina infatti si vedeva tolta così di mano l’estrema risorsa da quel delitto in cui era già prefigurato il disegno del matricidio. Anche Ottavia, pur nella sua fanciullesca ingenuità, aveva imparato a nascondere il dolore, l’affetto, ogni sentimento. Così, dopo una breve pausa di silenzio, il banchetto continuò lietamente. 17.1. Una medesima notte vide insieme l’assassinio di Britannico e il suo rogo, poiché il funerale, peraltro modesto, era stato già predisposto. Fu tuttavia sepolto nel Campo di Marte, sotto un rovescio di pioggia così violento che il volgo credette di vedervi una manifestazione dell’ira divina per il delitto, che però molti giustificavano ricordando antichi esempi di discordie tra fratelli e l’impossibilità di avere compagni nel regnare.[Tacito, Annales]
2/3) 244 d.C.: Mesiche, Mesopotamia – Si affrontano in battaglia gli eserciti romani guidati da Gordiano III e quelli persiano-sasanidi di Sapore I. L’esito della battaglia è incerto, in quanto le fonti storiche – sia di parte romana che persiana – attribuiscono ai rispettivi la vittoria.
Proviamo a ricostruire cosa accadde quel giorno. Gordiano III aveva iniziato l’anno precedente una vittoriosa campagna contro i Sasanidi, riuscendoli a respingere oltre il fiume Eufrate. I meriti di questi successi in Oriente vanno assegnati innanzitutto ai due generali, prefetti del pretorio, che li riportarono: Timesiteo (suocero dell’imperatore) e Gaio Giulio Prisco. Durante il periodo si svernamento era venuto a mancare Timesiteo, e Gaio Giulio Prisco propose all’imperatore di sostituirlo con il fratello, Marco Giulio Filippo.
La battaglia, la prima dopo un periodo di pause, avviene a Mesiche. L’esito è incerto, e gli elementi e le fonti a disposizione permettono sono una ricostruzione parziale degli eventi. A detta dei Sasanidi la battaglia si conclude con una pesante sconfitta dei Romani, in seguito alla quale Sapore I, cambia il nome della città in Peroz-Shapur (“Sapore vittorioso”) e celebra la vittoria con un’iscrizione a Naqsh-i-Rustam in cui affermava di aver ucciso Gordiano.
«Il Cesare Gordiano fu ucciso e le armate romane furono distrutte. I Romani allora fecero Cesare un certo Filippo. Allora il Cesare Filippo venne da noi per trattare i termini della pace, e per riscattare la vita dei prigionieri, dandoci 500.000 denari, e divenne così nostro tributario. Per questo motivo abbiamo rinominato la località di Mesiche, Peroz – Shapur (ovvero “Vittoria di Sapore“)» (Res Gestae Divi Saporis, righe 8-9)
Al contrario, le fonti romane non menzionano questa battaglia, ma danno l’imperatore presente a Circesium (in Osroene), 300 km più a nord del luogo della battaglia, vittima di una congiura per mano proprio di Marco Giulio Filippo, che diventerà imperatore e sarà meglio conosciuto con il nome di Filippo l’Arabo. Questa seconda versione sembra essere la più attendibile. Si fa inoltre riferimento – da parte degli storici – di un cenotafio dedicato a Gordiano III a Circesium, sulla riva dell’Eufrate, che in varie lingue riportava:
«Il divo Gordiano, vincitore dei Persiani, vincitore dei Goti, conquistatore dei Sarmati, che respinse gli ammutinamenti a Roma, vincitore dei Germani, ma non vincitore di Filippi.» (Historia Augusta, Gordiano III, 34, 3.)
Spunta anche una terza ipotesi: alcune fonti, più tarde della Historia Augusta, danno la morte di Gordiano III dovuta ad una caduta da cavallo. Il che potrebbe anche significare (il condizionale è d’obbligo) che dopo uno scontro non vittorioso (a Mesiche) l’imperatore sia riuscito ad arrivare a Circesium, dove poi vi fu la rivolta di Filippo l’Arabo. Dopo la battaglia di Mesiche, complice anche la turbolenta successione al trono imperiale romano, si tornò alla situazione antecedente la campagna di Gordiano III.
3/3) 641 d.C.: Costantinopoli – Muore l’imperatore romano d’Oriente Eraclio I. Il suo regno segna il passaggio definitivo dall’Impero romano all’Impero bizantino; infatti durante il suo regno l’Impero perse quasi tutto ciò che aveva di romano e divenne veramente un impero greco (rese il greco la lingua ufficiale; ellenizzò cariche, titoli, abolì il sistema provinciale di Diocleziano sostituendolo con i temi). Alcuni storici fanno iniziare l’Impero bizantino proprio con Eraclio.
Il suo regno fu anche l’ultimo che vide l’Impero integro delle sue province originarie, come la Siria e l’Egitto, già perse o perdute in quegli anni a favore degli Arabi; va ricordato soprattutto e inoltre anche per la grandiosa campagna che vedrà dopo secoli la definitiva vittoria romana contro i Sasanidi.
«Dei personaggi distintisi nella storia, quello di Eraclio è uno dei più straordinari e incoerenti. Nei primi e negli ultimi anni di un lungo regno, l’imperatore sembra lo schiavo dell’accidia, dei piaceri, o della superstizione, l’indifferente e impotente spettatore delle calamità pubbliche. Ma le languide nebbie del mattino e della sera sono separate dallo splendore del sole meridiano; dall’Arcadio del palazzo sorse il Cesare dell’accampamento; e l’onore di Roma e Eraclio venne gloriosamente recuperato grazie ai trionfi e ai trofei di sei campagne avventurose.» [Gibbon, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, capitolo 46]