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Accadde Oggi: 20 Dicembre / 69 d.C. – Vespasiano imperatore

1/1) 69 d.C.: Roma – Con l’arrivo ormai prossimo delle legioni di Tito Flavio Vespasiano a Roma, l’imperatore Aulo Vitellio tiene un discorso al popolo nel quale rinuncia al titolo di imperatore. Egli infatti, aveva già pagato una consistente cifra al fratello di Vespasiano, Tito Flavio Sabino, per avere salva la vita. Data la disapprovazione del popolo, Vitellio ci ripensa e avvia una sanguinosa riscossa contro i sostenitori di Vespasiano: nel corso degli scontri viene dato alle fiamme il tempio di Giove Ottimo Massimo nel quale si erano asserragliati Flavio Sabino e i suoi partigiani. Sabino viene catturato e decapitato.

Aulo Vitellio

«Dopo essere stato sconfitto in battaglia, fattosi promettere di aver salva la vita dal fratello di Vespasiano, Flavio Sabino, abdicando e consegnandogli cento milioni di sesterzi, si presentò sulla gradinata del palazzo imperiale per dichiarare ad una folla di soldati che abdicava all’impero, che lo aveva assunto contro la propria volontà. E poiché tutti protestavano e gridavano, rinviò la decisione e trascorse una notte. Alle prime luci dell’alba, discese ai Rostri, vestito a lutto, e piangente ripeté lo stesso discorso, questa volta leggendo il tutto da uno scritto.» [Svetonio]

«[…] dopo avere dato alle fiamme il tempio di Giove Ottimo Massimo, li distrusse, assistendo sia al combattimento sia all’incendio mentre banchettava nella Domus Tiberiana.» [Svetonio]

A questo punto Vitellio compie una serie di azioni inspiegabili: ebbe un nuovo ripensamento sulla possibilità di restare imperatore per poi cambiare nuovamente idea e tornare sui suoi passi; sarebbe potuto fuggire da Roma in cerca di aiuti militari ma improvvisamente torna indietro e si barrica in un piccolo ambiente della casa di sua moglie.

«[…] giurò a tutti che niente gli stava più a cuore della quiete pubblica. Poi, preso il pugnale che portava al fianco, lo porse al primo console, che lo rifiutò, dopo il suo rifiuto agli altri magistrati ed infine a tutti i senatori. E poiché nessuno osava accettarlo, decise di andare a consacrarlo nel tempio della Concordia. Avendo però qualcuno urlato: «la concordia sei tu!», tornò indietro e dichiarò che da quel momento, non solo avrebbe tenuto il pugnale, ma avrebbe anche assunto il nome di Concordia.» [Svetonio]

«[A palazzo] trovandolo deserto ed essendo scomparsi tutti coloro che lo avevano accompagnato, dopo essersi passato attorno alla vita una cintura piena di monete d’oro, si nascose nello sgabuzzino vicino all’entrata, legando il cane davanti alla porta che aveva barricato con una branda ed un materasso.» [Svetonio]

Nel frattempo arriva a Roma l’avanguardia di Vespasiano, ossia le legioni della Mesia guidate da Antonio Primo, che tuttavia non riesce a trovare Vitellio. Trovato fortuitamente (inizialmente non fu neanche riconosciuto) da un tribuno militare, viene condotto in giro per la città – nei luoghi che avevano segnato i recenti episodi della guerra civile – fino alle Scale Gemonie (nel Foro, nello stesso punto dove erano stati portati la testa e il corpo di Flavio Sabino) dove viene decapitato nel delirio generale (da notare l’atteggiamento ambiguo della popolazione nei suoi confronti). Lo stesso giorno vengono condannati a morte e impiccati su ordine di Vespasiano anche il fratello e il figlio di Vitellio, Lucio Vitellio il Giovane e Vitellio Germanico (quest’ultimo era stato sostituito da Vespasiano nella repressione della rivolta giudaica). Le sue statue vengono abbattute.

«Qualcuno gli gettava addosso dello sterco e del fango, altri lo insultavano chiamandolo «porco» e «incendiario». Una parte del popolino ne metteva in risalto i difetti fisici. Era infatti molto grasso, rubizzo in volto per il troppo vino, con una grande pancia ed una gamba malandata, da quando era stato investito da una quadriga mentre assisteva Caligola nelle corse dei carri. Finalmente presso le Scale Gemonie, scarnificato con minutissimi colpi, fu ucciso e trascinato con l’uncino nel Tevere.» [Svetonio]

«E il volgo lo oltraggiava da morto con la stessa viltà con cui l’aveva adulato da vivo.» [Tacito]

Vespasiano viene salutato come imperatore, ricevendo l’approvazione del Senato. Egli, inoltre, congeda tutti i soldati superstiti di Vitellio. Termina così la guerra civile che aveva visto in un anno (69 d.C.) l’avvicendarsi di quattro imperatori – Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano – ed ha inizio la dinastia dei Flavi.

Tito Flavio Vespasiano

«Il Senato, a conoscenza dei tragici eventi che avevano portato ad un continuo cambiamento di imperatori, premeva affinché ci fosse un princeps di età matura e ricoperto di gloria militare, la cui aura sarebbe stata utile ad assicurare la pace ai cittadini romani.» [Giuseppe Flavio]

«Quando giunse la notizia che era vicino […], tutto il resto della popolazione, insieme a mogli e figli, lo attesero lungo i margini della strada e, quando passava […], tutti lanciavano ogni genere di grida festose, acclamandolo benefattore, salvatore e unico signore degno di [governare] Roma. Tutta la città era piena di corone e incensi come un tempio. Con grande fatica, a causa della folla strabocchevole che gli era venuta incontro, riuscì ad entrare a palazzo, dove celebrò i dovuti sacrifici di ringraziamento alle divinità domestiche per essere tornato. Frattanto il popolo iniziava i festeggiamenti, banchettando diviso per tribù, per gentes e per clientes, ingraziandosi gli déi con sacrifici, affinché mantenesse Vespasiano a capo dell’impero romano il più a lungo possibile, e che conservasse il potere per i suoi figli ed i loro discendenti.» [Giuseppe Flavio]

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