«Molti storici ce lo presentano come un uomo fortunato, che ha successo la maggior parte delle volte e soprattutto in modo inaspettato e casuale. A mio avviso, Publio aveva un carattere e tenne una linea di condotta molto simile a quella del legislatore spartano Licurgo. […] [non dobbiamo credere che] Publio abbia dato alla propria patria un impero del genere, lasciandosi guidare dalle suggestioni di sogni e di presagi. Al contrario, poiché entrambi ritenevano che la maggior parte degli uomini non accettasse facilmente ciò che ha dello straordinario, e neppure avesse il coraggio di affrontare i pericoli senza il benestare degli Dei, […] Publio fece in modo che gli uomini che aveva sotto il suo comando diventassero più coraggiosi e pronti ad affrontare i rischi delle imprese di guerra, convincendoli che i suoi piani fossero ispirati dagli Dei. Ma che fosse anche astuto, misurato e sempre teso con la mente agli obbiettivi che si era preposto di realizzare, nessuno è in grado di saperlo, se non quelli che gli vissero a fianco, osservandone il suo carattere […].» (Polibio, X, 2-3)
[Date le differenti datazioni delle fonti, che collocano questo evento tra il 16 e il 18, lo stesso tema è stato trattato nell'”Accadde Oggi” del 16 Ottobre: Accadde Oggi: 16 Ottobre / Battaglia di Piacenza e destituzione di Avito (456), ndr]
«Quando il re seppe che l’esercito nemico era penetrato nell’entroterra, per la quinta volta raggruppò tutta la nazione, inseguendo i nemici ed incontrandoli nell’Essex presso la collina nota come Ashingdon, dove iniziarono una battaglia. […] Canuto riportò la vittoria e vinse per sé e per tutti gli inglesi. Tutta la nobiltà inglese fu distrutta» (Cronaca Anglosassone)
3/4) 1016 d.C.: Assandun (Essex, Inghilterra) – I Danesi guidati da Canuto I d’Inghilterra sconfiggono l’esercito inglese-sassone guidato da re Edmondo II. Questa battaglia segna la conclusione della riconquista danese dell’Inghilterra.
“La maggior concessione fu l’aver reso il loro commercio esente da imposte in tutte le regioni soggette all’Impero dei Romani, così che essi poterono liberamente esercitarlo a loro piacimento senza dare neppure un soldo per la dogana o per qualsiasi altra tassa imposta dal tesoro, in modo da essere al di fuori da ogni altra autorità romana”
(Anna Comnena, Alessiade, IV)
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