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Accadde Oggi: 16 Gennaio / 27 a.C.: Roma – Conferimento titolo di “Augusto” ad Ottaviano

1/5) 27 a.C.: Roma – Giulio Cesare Ottaviano riceve dal Senato il titolo di “Augusto“. Esso apparteneva in origine alla sfera religiosa e significava “venerabile”, o “protetto dagli dei”; sottolineava dunque come il potere di Ottaviano godesse dell’approvazione degli dei e avesse a sua volta lo stesso effetto benefico sulla vita degli altri uomini.

«Nel mio sesto e settimo consolato, dopo aver sedato l’insorgere delle guerre civili, assunsi per consenso universale il potere supremo, trasferii dalla mia persona al senato e al popolo romano il governo della Repubblica. Per questo mio atto, in segno di riconoscenza, mi fu dato il titolo di Augusto per delibera del senato e la porta della mia casa per ordine dello Stato fu ornata con rami d’alloro, e una corona civica fu affissa alla mia porta, e nella Curia Giulia fu posto uno scudo d’oro, la cui iscrizione attestava che il senato e il popolo romano me lo davano a motivo del mio valore e della mia clemenza, della mia giustizia e della mia pietà. Dopo di che, sovrastai tutti per autorità, ma non ebbi potere più ampio di quelli che mi furono colleghi in ogni magistratura.» Res Gestae Divi Augusti, 34.

 


2/5) 69 a.C.: Roma – Dopo aver rinviato di un giorno la congiura ai danni dell’imperatore Galba, il governatore della Lusitania Marco Salvio Otone, aspirante al trono ma non soddisfatto dell’adozione di Pisone Liciniano da parte di questi, viene acclamato imperatore dal popolo (che rimpiangeva Nerone) e dai soldati (a cui Galba aveva promesso dei pagamenti in cambio del loro appoggio, promessa non mantenuta). Galba viene linciato con Pisone e ucciso dai sostenitori di Otone, che fanno a pezzi i loro corpi nei pressi del Lacus di Curzio (Foro). Otone riceve il titolo di “Augusto”; tra i suoi primi provvedimenti la riabilitazione della memoria di Nerone e di sua moglie Poppea, cui era stato sposato prima di Nerone.

« […] preso sulle spalle senza indugio dai suoi compagni e salutato imperatore, giunse nella piazza d’armi, circondato dai soldati che lo acclamavano con le spade in pugno, giacché tutti quelli che incontrava si univano a lui proprio come se fossero stati complici e membri della congiura. Di qui inviò alcuni ad ammazzare sia Galba, sia Pisone, poi, allo scopo di accattivarsi con promesse le simpatie dei soldati, dichiarò pubblicamente che avrebbe tenuto soltanto quello che essi gli avrebbero lasciato. In seguito, al calar del giorno ormai, fece il suo ingresso in Senato, disse in poche parole che era stato sequestrato dalla folla e costretto con la forza a prendere il potere, ma che lo avrebbe esercitato con i voti di tutti, dopo di che si diresse al Palatino. Oltre le lusinghe che gli venivano prodigate per felicitarsi con lui e adularlo, dalla plebaglia venne chiamato Nerone, senza che facesse il minimo gesto di protesta, anzi, come riferiscono alcuni, nei suoi brevetti e nelle sue prime lettere ad alcuni governatori di province, aggiunse alla sua firma il soprannome di Nerone. In ogni caso non solo lasciò erigere di nuovo le statue e i ritratti di Nerone, ma restituì ai suoi agenti e ai suoi liberti i loro antichi incarichi e il primo uso che fece del suo potere fu per aprire un credito di cinquanta milioni di sesterzi allo scopo di portare a termine la Casa Aurea.» Svetonio, Vite dei Cesari, VII, Otone, 6-7


3/5) 532 d.C.: Costantinopoli – Si conclude nel sangue la rivolta di Nika contro l’imperatore Giustiniano. Dopo essersi barricato per giorni nel Palazzo Imperiale, Giustiniano pensa di fuggire da Costantinopoli e fa caricare il tesoro imperiale su alcune navi pronte a salpare. Inaspettatamente alla decisione dell’imperatore si oppone l‘imperatrice Teodora che lo invita a restare e a resistere.

«”Quand’anche non rimanesse altra via di salvezza che la fuga, non vorrei fuggire. Non siamo forse tutti votati alla morte fin dalla nostra nascita? Coloro che hanno portato una corona non devono sopravvivere alla sua perdita. lo prego Dio che non mi si veda neppure un solo giorno senza la porpora. Che la luce si spenga per me quando cesserò di essere salutata col nome d’imperatrice! Per te, monarca, se vuoi fuggire, hai tesori, la nave è pronta e il mare è libero; ma temi che l’amore della vita non ti esponga a un esilio miserabile e a una morte vergognosa? Quanto a me, mi piace l’antico detto che la porpora e un bel sudario. Io resto!!”» Procopio di Cesarea

Approfittando del ritorno delle truppe romane impegnate in Persia sotto il comando del generale Belisario, viene elaborato un piano che aveva come scopo quello di far confluire i rivoltosi all’interno dell’Ippodromo (da dove era scoppiata la rivolta) con la promessa che l’imperatore avrebbe distribuito l’oro l’intero tesoro imperiale. Qui le truppe di Belisario si ricongiungono alla restante guardia imperiale di Narsete e fanno strage di chiunque si trova all’interno dell’Ippodromo. Muoiono nella carneficina – stando alle fonti – 35.000 persone. Viene arrestato e condannato a morte anche l’usurpatore proclamato dalla folla, nonché nipote dell’imperatore Anastasio I (cui lo zio di Giustiniano, Giustino, era succeduto senza alcun vincolo dinastico) Ipazio. Nonostante Ipazio, patrizio e console, non volesse essere acclamato imperatore, tanto da rinchiudersi con Giustiniano nel Palazzo Imperiale durante la rivolta, viene condannato a morte insieme a suo cugino Pompeo per volere dell’imperatrice Teodora.

Belisario venne ricompensato dall’imperatore con la carica di magister militum, che lo poneva a capo dell’intero esercito bizantino.


4/5) 1093 d.C.: Costantinopoli – Nasce Isacco Comneno, figlio terzogenito dell’imperatore bizantino Alessio I Comneno, e dell’imperatrice Irene Ducena. Fu il primo sebastocratore (trasposizione di “Augusto” e “Autocrate”) dell’Impero bizantino dal 1118 al 1130.


5/5) 1322 d.C.: Pec (Serbia) – Dopo sei anni in esilio a Costantinopoli alla corte dell’imperatore Andronico II, viene incoronato re di Serbia Stefano Uroš e co-reggente suo figlio Dušan. Stando alle fonti dell’epoca, si tramanda che Stefano – fatto accecare dall’imperatore bizantino al fine di eliminarlo da eventuali pretese dinastiche – prima di lasciare la capitale sognò San Nicola che gli aveva ripromesso la vista (effettivamente la sua cecità divenne miracolosamente parziale), e da questo momento egli cercherà pertanto di insediarsi proprio sul trono imperiale di Costantinopoli.

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