1/5) 27 a.C.: Roma – Giulio Cesare Ottaviano riceve dal Senato il titolo di “Augusto“. Esso apparteneva in origine alla sfera religiosa e significava “venerabile”, o “protetto dagli dei”; sottolineava dunque come il potere di Ottaviano godesse dell’approvazione degli dei e avesse a sua volta lo stesso effetto benefico sulla vita degli altri uomini.
2/5) 69 a.C.: Roma – Dopo aver rinviato di un giorno la congiura ai danni dell’imperatore Galba, il governatore della Lusitania Marco Salvio Otone, aspirante al trono ma non soddisfatto dell’adozione di Pisone Liciniano da parte di questi, viene acclamato imperatore dal popolo (che rimpiangeva Nerone) e dai soldati (a cui Galba aveva promesso dei pagamenti in cambio del loro appoggio, promessa non mantenuta). Galba viene linciato con Pisone e ucciso dai sostenitori di Otone, che fanno a pezzi i loro corpi nei pressi del Lacus di Curzio (Foro). Otone riceve il titolo di “Augusto”; tra i suoi primi provvedimenti la riabilitazione della memoria di Nerone e di sua moglie Poppea, cui era stato sposato prima di Nerone.
« […] preso sulle spalle senza indugio dai suoi compagni e salutato imperatore, giunse nella piazza d’armi, circondato dai soldati che lo acclamavano con le spade in pugno, giacché tutti quelli che incontrava si univano a lui proprio come se fossero stati complici e membri della congiura. Di qui inviò alcuni ad ammazzare sia Galba, sia Pisone, poi, allo scopo di accattivarsi con promesse le simpatie dei soldati, dichiarò pubblicamente che avrebbe tenuto soltanto quello che essi gli avrebbero lasciato. In seguito, al calar del giorno ormai, fece il suo ingresso in Senato, disse in poche parole che era stato sequestrato dalla folla e costretto con la forza a prendere il potere, ma che lo avrebbe esercitato con i voti di tutti, dopo di che si diresse al Palatino. Oltre le lusinghe che gli venivano prodigate per felicitarsi con lui e adularlo, dalla plebaglia venne chiamato Nerone, senza che facesse il minimo gesto di protesta, anzi, come riferiscono alcuni, nei suoi brevetti e nelle sue prime lettere ad alcuni governatori di province, aggiunse alla sua firma il soprannome di Nerone. In ogni caso non solo lasciò erigere di nuovo le statue e i ritratti di Nerone, ma restituì ai suoi agenti e ai suoi liberti i loro antichi incarichi e il primo uso che fece del suo potere fu per aprire un credito di cinquanta milioni di sesterzi allo scopo di portare a termine la Casa Aurea.» Svetonio, Vite dei Cesari, VII, Otone, 6-7
«”Quand’anche non rimanesse altra via di salvezza che la fuga, non vorrei fuggire. Non siamo forse tutti votati alla morte fin dalla nostra nascita? Coloro che hanno portato una corona non devono sopravvivere alla sua perdita. lo prego Dio che non mi si veda neppure un solo giorno senza la porpora. Che la luce si spenga per me quando cesserò di essere salutata col nome d’imperatrice! Per te, monarca, se vuoi fuggire, hai tesori, la nave è pronta e il mare è libero; ma temi che l’amore della vita non ti esponga a un esilio miserabile e a una morte vergognosa? Quanto a me, mi piace l’antico detto che la porpora e un bel sudario. Io resto!!”» Procopio di Cesarea
Belisario venne ricompensato dall’imperatore con la carica di magister militum, che lo poneva a capo dell’intero esercito bizantino.